Matera, “l’impressionante civiltà sotterranea d’Italia” secondo la BBC

Le antiche abitazioni in pietra e i sistemi idrici dei Sassi di Matera, Patrimonio UNESCO, sono oggi riconosciuti come un ingegnoso modello di vita sostenibile

Patrimonio UNESCO dal 1993, i Sassi sono l’attrazione principale di Matera, un’intera città scavata nel tufo seguendo un articolato sistema che dà vita a un paesaggio in cui l’architettura, i canyon e la natura rocciosa si uniscono in armonia.

Il panorama che ricorda un presepe oggi incanta tutti, anche la BBC, che ne tesse gli elogi e sottolinea come, nonostante negli anni Cinquanta fossero state dichiarate “un imbarazzo nazionale”, le abitazioni in pietra e i sistemi idrici di Matera siano oggi riconosciuti come un modello di vita sostenibile.

I Sassi di Matera, ottimo esempio di “città intelligente” sostenibile

Come accennato, l’antico quartiere rupestre di Matera, abitato all’incirca dall’850 d.C., fu notoriamente dichiarato “vergogna nazionale” dal governo italiano all’inizio degli anni Cinquanta, quando si scoprì che gli abitanti vivevano senza un adeguato accesso all’acqua pulita, all’elettricità o alle fognature: i Sassi vennero così evacuati e i 20.000 residenti trasferiti in condomini di nuova costruzione nella periferia moderna.

Tuttavia, Matera non era un luogo arretrato e la scoperta della cisterna al di sotto di Piazza Vittorio Veneto nel 1991 non fece che rafforzare questa verità.

Infatti, prima della sua tragica caduta in disgrazia a causa della povertà, del sovraffollamento e delle malattie, era una comunità prospera e avanzata con un impressionante sistema sotterraneo di raccolta e canalizzazione dell’acqua piovana.

A partire dal IX secolo, i Sassi ospitarono una vasta comunità di proprietari terrieri, artigiani e mercanti (e poi contadini e pastori) che avevano saputo adattarsi alla vita in un ambiente in gran parte arido e roccioso: le loro case in pietra erano l’ideale per affrontare inverni freddi ed estati calde, e le grotte che scavavano nel morbido calcare dietro le abitazioni erano perfette per conservare il cibo poiché mantenevano una temperatura costante.

Inoltre, gli abitanti crearono un semplice ma ingegnoso sistema di serbatoi scavati nella pietra che raccoglievano e filtravano l’acqua piovana.

Ma non è tutto: la comunità, in gran parte autosufficiente, coltivava i propri prodotti negli orti ricavati sul tetto di casa o nelle campagne tutt’intorno ed era in gran parte vegetariana.

I residenti mantennero, quindi, un approccio alla vita circolare e orientato alla comunità: materiali e oggetti venivano riparati, riciclati e riutilizzati molte volte e vi era un forte senso di comunità basato sul sostegno reciproco.

E il ritrovamento sotto l’aiuola di Piazza Vittorio Veneto, che si rivelò essere il Palombaro Lungo sotterraneo, fu soltanto un altro esempio della maestria dei Materani. Paragonata a una “cattedrale dell’acqua”, la cisterna del XVI secolo, che misura 16 metri di profondità e 50 metri di lunghezza, aveva la capacità di contenere fino a cinque milioni di litri di acqua potabile fresca di sorgente proveniente dalle colline argillose a ovest della città.

Un paesaggio incredibile e un’esistenza leggendaria

Oggi, gran parte dell’area dei Sassi è stata trasformata in lussuosi hotel in grotta, ristoranti alla moda, gallerie d’arte, un museo di sculture contemporanee e atelier di artisti. Eppure, l’aspetto del rione Sassi è cambiato poco da prima che venisse evacuato.

A nord e a est, oltre la gola della Gravina, si estende l’altopiano della Murgia, mentre a ovest, le caratteristiche abitazioni in pietra color arenaria, chiese rupestri bizantine e grotte profonde quattro o cinque livelli formano la parte superiore della città vecchia.
Un labirinto di scalinate e viuzze collega i vari livelli: l’architettura dei Sassi è suddivisa dall’alto della roccia calcarea verso il basso, lungo terrazze collegate da scale.

A Matera antica, il tetto di una grotta è il pavimento della grotta sovrastante. Si chiama “architettura per sottrazione”, in quanto la costruzione procede sottraendo materiale dalla terra.

Tornando ai sapienti sistemi di raccolta dell’acqua piovana, i più “impressionanti” erano senza dubbio quelli privati ​​presenti in quasi tutte le case dei Sassi.
Ognuna possedeva un sistema di grondaie scavate nel calcare, piccoli canali di argilla o tubi posti all’esterno per convogliare l’acqua nella casa in cui si trovavano apposite cisterne di raccolta e vasche di filtraggio di varie dimensioni.
L’acqua piovana veniva filtrata per motivi igienici ma non era destinata al consumo idrico.

Le grotte, invece, non ricoprirono mai il ruolo di abitazione ma vennero scavate dietro gli edifici in pietra per immagazzinare cibo e produrre olio d’oliva, vino e formaggio: quando a Matera si usa la parola “grotta”, i locali intendono sempre grotte artificiali, non naturali.

La parabola discendente iniziò quando il capoluogo della Basilicata venne trasferito da Matera a Potenza nel 1806.
Poi, a seguito della Rivoluzione Industriale, le grotte dietro le case, un tempo fonte di ricchezza, divennero inutilizzabili e, durante l’Unità d’Italia nel 1861, i campi agricoli in precedenza proprietà della Chiesa Cattolica furono confiscati, costringendo i fittavoli a trasferirsi nel rione Sassi.
Con le grotte non più necessarie per la conservazione o la produzione di cibo e gli agricoltori che necessitavano di un riparo, i Materani affittarono le loro grotte a queste nuove famiglie senzatetto.

La città divenne presto sovrappopolata. Per creare ulteriore spazio nelle grotte e ospitare più inquilini, gli scavi andarono più a fondo nella roccia, irrompendo nelle cisterne filtranti. Inevitabilmente, ciò influì sulla purezza dell’acqua piovana e l’igiene diminuì, portando a malattie e morte.

Eppure, la difficoltà è stata solo una parentesi nella lunga e leggendaria esistenza di Matera, impreziosita da oltre 150 chiese rupestri con splendidi affreschi, installazioni artistiche e lo sviluppo di una modalità unica di vita sostenibile.