Abbazia di Pomposa: qui passò l’ideatore delle note musicali

Nel verde sconfinato della Pianura Padana, svetta il complesso monastico più significativo del Nord Italia, perla di architettura tra storia e meraviglia

Foto di Flavia Cantini

Flavia Cantini

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Content Writer specializzata nel Travel. Per me il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se scrivo ed emoziono l’ho raggiunto.

Lungo la strada che collega Ravenna e Mestre, nell’incantevole paesaggio del Parco del Delta del Po dove acqua e terra si fondono e l’orizzonte si estende a perdita d’occhio, un campanile all’improvviso si erge dalla verde pianura e cattura lo sguardo con la sua altezza di 48 metri: siamo al cospetto dell’Abbazia di Pomposa, perla di architettura medievale nonché uno dei complessi monastici più significativi del Nord Italia.

Nel comune di Codigoro, provincia di Ferrara, l’abbazia in passato sorgeva su un’isola, l’Insula Pomposiana, nell’abbraccio del fiume Po e delle acque del mare, e proprio qui, tra le nebbie della Pianura Padana, si insediò nel VI e il VII secolo una comunità di monaci benedettini edificando una cappella in epoca longobarda.

La certezza dell’esistenza del complesso monastico si ha tuttavia a partire dal IX secolo, centro della vita culturale e spirituale del territorio nei secoli.

L’Abbazia di Pomposa, gioiello del Medioevo

Nelle sembianze attuali, l’Abbazia fu consacrata nel 1026 dall’abate Guido e prosperò fino al XIV secolo grazie ai terreni agricoli e lagunari e al lavoro dei monaci amanuensi, giocando un ruolo chiave nella conservazione della cultura medievale.

Tra le sue mura, infatti, soggiornarono anche Guido d’Arezzo che, si narra, ideò a Pomposa la scrittura musicale basata sulle sette note, e Pier Damiani, riformatore della Chiesa Cattolica e celebre teologo.

Poi, ondate di malaria e alluvioni la portarono al declino e verso la fine del Cinquecento il monastero venne soppresso. Così, per circa due secoli, il magnifico complesso rimase abbandonato a sé stesso, passando di proprietario in proprietario e diventando persino un deposito per imprenditori agricoli.

All’inizio del Novecento, diventa invece proprietà dello Stato che mette in campo i restauri necessari per restituire all’abbazia il suo splendore originario.

Una visita all’abbazia e ai suoi tesori

Oggi il maestoso complesso dell’Abbazia di Pomposa è visitabile e regala un’esperienza unica a partire dalla Basilica di Santa Maria Assunta e il suo imponente campanile che svetta sugli edifici circostanti, di stile romanico-lombardo realizzato dall’architetto Deusdedit nel 1063.

La basilica richiama la bellezza delle basiliche della vicina città di Ravenna con il classico impianto a tre navate intervallato da colonne romane e bizantine e il presbiterio rialzato con la cripta.

Splendidamente decorata e caratterizzata dallo stile ravennate-bizantino, vanta un pregevole pavimento a mosaico realizzato tra il VI e il XIII secolo e pareti affrescate che lasciano senza fiato: un’enorme tela su cui lasciare vagare lo sguardo tra cicli di affreschi di scuola bolognese della metà del Trecento e tracce di decorazioni precedenti, con raffigurazioni dell’Antico e Nuovo Testamento, dell’Apocalisse e del Giudizio Universale.

A fianco della basilica, ecco ciò che resta del complesso monastico vero e proprio, edificio che si sviluppava, secondo la tradizione benedettina, attorno al chiostro con portici e il pozzo al centro.

La maggior parte degli ambienti sono aperti al pubblico e mostrano anch’essi affreschi di autentico pregio: in particolare, di grande rilievo sono l’Aula Capitolare e la Sala del Refettorio.

Ancora, dove sorgeva il dormitorio dei monaci, oggi trova posto il Museo Pomposiano, custode di marmi, iscrizioni, stucchi rari, maioliche, reperti rivenuti duranti gli scavi e testimonianze archeologiche.

Da non perdere, infine, il Palazzo della Ragione, dirimpetto al monastero e alla basilica, costruito nel XI secolo per l’amministrazione della giustizia.