Papa Leone XIV, nato Robert Francis Prevost a Chicago nel 1955, non è forse il Papa italiano per cui molti, dentro e fuori la Chiesa, facevano il tifo. Eppure il suo legame con l’Italia e in particolare con la città di Roma è profondo, radicato e sorprendentemente affettuoso. La sua elezione ha portato una ventata di novità, ma anche il recupero di una memoria antica, che unisce spiritualità, cultura, tradizione e perfino sport. La Capitale dal canto suo lo ha accolto con entusiasmo, non solo oggi che è Pontefice, ma sin dai suoi primi passi nel sacerdozio.
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Il primo arrivo a Roma, fra Rione Monti e Cesano
Leone XIV arriva a Roma nel 1982, all’età di 27 anni. Qui si iscrive alla Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, storica sede dei Domenicani situata in Largo Angelicum, nel cuore del Rione Monti, tra la Torre delle Milizie e via Nazionale. Lo stesso anno, il 19 giugno, viene ordinato presbitero nella cappella di Santa Monica a Roma dall’arcivescovo Jean Jadot, Nunzio Apostolico negli Stati Uniti.
In quel periodo di formazione e crescita personale, Padre Prevost sceglie di vivere e servire in una piccola comunità fuori dal centro storico: si trasferisce a Cesano di Roma, un borgo alle porte della Capitale, nell’area del Lago di Bracciano. Per due anni collabora con Don Giovanni, il parroco della chiesa di San Giovanni Battista. Qui celebra messa, visita i malati, partecipa alla vita della comunità. È un’esperienza per lui molto importante e che ha lasciato il segno anche nei parrocchiani, che ancora oggi ricordano con affetto il giovane sacerdote americano.
Tor Bella Monaca e Trastevere: la devozione a Santa Rita
Tra i luoghi che legano Leone XIV alla Città Eterna ci sono anche quartieri storici come Trastevere e Tor Bella Monaca. In quest’ultima zona, popolare e complessa, Padre Prevost partecipa nel 1996 ai festeggiamenti per i quarant’anni dalla consacrazione della chiesa di Santa Rita da Cascia. La santa, conosciuta come la “protettrice delle cause impossibili”, ha un significato profondo per lui, tanto da tornare più volte come riferimento spirituale nella sua vita: nel 1988, durante la sua missione apostolica a Trujillo, in Perù, fondò anche una chiesa a lei intitolata.
Non a caso, un altro legame con Santa Rita lo troviamo nella chiesa di San Benedetto in Piscinula, in pieno Trastevere. Qui si racconta che Santa Rita compì un miracolo il 21 maggio, salvando una donna gravemente malata, la signora Elvira. Da allora, il quartiere festeggia “er giorno delle rose”, distribuendo rose rosse e panini benedetti ai bambini. Padre Prevost ha più volte partecipato a questi momenti, in forma discreta, durante i suoi soggiorni a Roma. Un dettaglio curioso? Fu proprio il predecessore di Papa Prevost, Papa Leone XIII, a canonizzare Santa Rita.
Lo Stadio Olimpico
È diventato virale il video in cui, pochi giorni dopo l’elezione, Papa Leone risponde con un affettuoso “Forza Roma!” a un tifoso che lo saluta in strada con la sciarpa giallorossa. Quella battuta non era casuale: è cosa nota infatti che Prevost abbia una simpatia per la squadra capitolina. Appassionato di sport in generale, già nel 2019 aveva assistito a una partita allo Stadio Olimpico — Roma-Sassuolo, terminata 4-2 — quando l’allenatore era Paulo Fonseca.
Ma la scintilla sembra risalire molto più indietro: al 1982, anno in cui il giovane Prevost si trovava a Roma proprio mentre la squadra allenata da Nils Liedholm vinceva lo scudetto. Un episodio che oggi potremmo definire “profetico”, anche per un’altra coincidenza: la Roma vinse il titolo l’8 maggio, la stessa data in cui, 42 anni dopo, lui sarebbe stato eletto Papa.
Albano Laziale e Castel Gandolfo: tra memoria e futuro
Nel 2023, appena due anni prima di diventare Papa, Prevost è nominato Cardinale della diocesi di Albano Laziale, cittadina dei Castelli Romani a circa 25 km dalla capitale. È un incarico simbolicamente importante, perché Albano è molto vicina a Castel Gandolfo, storica residenza estiva dei Pontefici. Il 12 maggio di quell’anno avrebbe dovuto presenziare alla festa patronale di San Pancrazio, ma era assente giustificato: era appena stato eletto Papa.
Molti ora attendono la sua decisione sul futuro di Castel Gandolfo. Il Palazzo Pontificio, o Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dopo essere stato amato e frequentato da Giovanni Paolo II, che vi fece costruire anche una piscina, era stato lasciato da Papa Francesco, che preferì restare a Santa Marta, trasformando la residenza in museo. Leone XIV, invece, potrebbe riportare la vita al Palazzo Pontificio: sarà lui a decidere.
Genazzano: un primo gesto da Papa
A colpire profondamente i fedeli è stata la scelta del primo luogo visitato ufficialmente da Leone XIV dopo la sua elezione: non una grande chiesa nelle mure vaticane, ma il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano. Questo borgo medievale a sud-est di Roma ospita un santuario molto caro all’ordine degli Agostiniani, di cui Leone XIV fa parte.
Il santuario custodisce una miracolosa immagine della Madonna, arrivata — secondo la tradizione — nel 1467 dalla città albanese di Scutari, durante l’assedio dei Turchi. L’immagine si sarebbe staccata miracolosamente da una parete della Chiesa della Santa Annunziata per giungere a Genazzano. Una scelta ricca di significato per un Papa di origini statunitensi, ma legato profondamente alla spiritualità europea e alla storia del suo ordine. Anche qui il legame con Papa Leone XIII torna forte: fu lui a elevare il santuario a basilica minore nel 1903.
Palazzo del Santo Uffizio: la sede romana prima del Conclave
Nel 2023, dopo la nomina a Cardinale, Prevost si trasferisce al Palazzo del Santo Uffizio, storica sede della Dottrina della Fede, nel rione Borgo. Un luogo simbolico e austero, sorto nel Cinquecento e già utilizzato dalla Santa Inquisizione. Parte dell’edificio fu progettata anche da Michelangelo Buonarroti, mentre fu Papa Leone XII a ripristinare le antiche carceri volute da Sisto V. Prima della sua elezione, Leone XIV ha vissuto qui, condividendo la residenza con altri cardinali e vescovi: è qui che ha approfondito il lavoro teologico e pastorale che lo avrebbe portato al soglio pontificio.
Il ritorno al Palazzo Apostolico
Dopo 13 anni, Papa Leone XIV ha riaperto gli appartamenti del terzo piano del Palazzo Apostolico in Vaticano. La residenza storica dei Papi era rimasta chiusa da quando Papa Francesco aveva scelto di vivere a Casa Santa Marta. Leone ha deciso di tornare a quella che considera la “casa del Papa”, restituendole funzione e simbolismo.
Il Palazzo Apostolico non è solo una residenza: è anche sede della Biblioteca Vaticana, dei Musei Vaticani e della Cappella Sistina. Gli appartamenti papali però sono il cuore della struttura e comprendono fra le altre cose una grande biblioteca, l’ufficio privato del Papa, la sua camera da letto, una sala da pranzo e una cappella con una splendida vetrata a soffitto. Da qui, ogni domenica, il Papa si affaccia per recitare l’Angelus con i fedeli raccolti in Piazza San Pietro.
Un percorso tra devozione e vita quotidiana
L’itinerario romano di Papa Leone XIV è fatto di spiritualità, luoghi minori, comunità, ma anche di scelte simboliche. Dalla periferia di Cesano al cuore del Vaticano, dalla Roma sportiva dello stadio Olimpico a quella popolare di Tor Bella Monaca, il nuovo Pontefice ha costruito un legame autentico con la città eterna.
Roma non è solo lo sfondo del suo pontificato: per lui, che ha vissuto tanti anni in Perù nelle missioni agostinane fra Chulucanas e Trujillo, è una seconda casa, un laboratorio umano e spirituale dove ha formato il suo sguardo pastorale e dove oggi torna a vivere con la responsabilità e la semplicità che ne contraddistinguono ogni gesto.