Alla scoperta di Lhasa, dove non esiste Facebook e si mangiano yak

La capitale del Tibet è un tempio buddhista all'aria aperta, luogo di importanza religiosa e culturale, ma anche soggetto a rigidi controlli

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Francesca Pasini

Content writer & Travel Expert

Laureata in Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vive tra Italia e Spagna. Curiosa per natura, ama scrivere di storie che la appassionano.

È una delle città più alte del mondo e una tappa fissa lungo il tragitto che porta alla cima dell’Everest, ma è anche un luogo ricco di contraddizioni: profonda religiosità, regole rigide ma anche qualche tocco di innovazione e tecnologia. Lhasa è la capitale della Regione Autonoma del Tibet, ma è anche un vero e proprio tempio buddista all’aria aperta.

Scopriamo cosa vedere nella città più grande e importante del Tibet e quali sono le particolari regole per visitarla.

Alla scoperta di Lhasa, la capitale del Tibet

Lhasa, il cui significato in tibetano è “Trono di Dio”, si erge a 3650 metri di altitudine lungo la valle del Kyi Chu. È la capitale del Tibet, o meglio della Regione Autonoma del Tibet, territorio attualmente annesso alla Cina e controllato dalla Repubblica Popolare Cinese. In questa città, che è la più grande del Tibet, convive l’anima più antica e religiosa con quella più moderna e tecnologica di una tipica città cinese.

Prima dell’occupazione cinese, Lhasa era anche la residenza tradizionale del Dalai Lama e l’aspetto religioso permane ancora oggi tra i palazzi storici e le tradizioni tramandate dalla sua popolazione. Camminando lungo le vie della città si incrociano normalmente uomini e donne sdraiati a terra e intenti a praticare per strada il culto di Buddha, oppure lunghe comitive in pellegrinaggio, nonostante l’aria rarefatta, con le ruote di preghiera e i rosari tra le mani. Da ogni angolo, si elevano canti ipnotici che scandiscono il cammino dei gruppi religiosi.

Ruote di preghiera a Lhasa, la capitale del Tibet
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Ruote di preghiera tibetane a Lhasa

Cosa vedere a Lhasa

Insieme ai laici, sfilano tra le strade di Lhasa anche tanti monaci con i loro abiti rosso intenso, che si mescolano ai passanti tra i negozi a pochi passi dal tempio Jokhang, situato in piazza Barkhorm. Risalente al VII secolo, il tempio è stato costruito per volontà del re Songtsen Gampo. È questa la prima vera tappa di chi visita il Tibet, un luogo simbolo del buddismo inserito tra i patrimoni dell’umanità Unesco dal 2000.

Barkhor in realtà non è soltanto una piazza, ma un distretto considerato come un vero e proprio “circuito di pellegrinaggio” molto seguito dai tibetani. Si compone di quattro strade costeggiate dalle tipiche case tibetane e pavimentate con pietra: East Street, West Street, North Street e South Street. Un tempo questo circuito era visto dalla popolazione come una “via santa” lungo la quale dedicarsi alla preghiera. Ora si mischia all’anima religiosa anche lo sviluppo turistico che ha visto sorgere numerosi bar, negozi e attività ricettive nei dintorni.

Altra tappa da non saltare è quella del Potala Palace, che come il Tempio di Jokhang è spesso meta di numerosi visitatori. È il palazzo più alto del mondo, a più di 3600 metri sul livello del mare, e domina la Collina Rossa di Lhasa. Formato dal Palazzo Rosso e dal Palazzo Bianco (che anticamente ospitava il governo tibetano locale), è considerato una “mecca” religiosa per i tibetani. In quella che un tempo è stata la residenza invernale del Dalai Lama, è possibile ammirare santuari maestosi adornati con oro e gemme preziose, opere murali dai colori vivaci e statue scolpite a mano, ma anche una scuola, un seminario, splendidi giardini e pure una prigione.

Potala Palace, in Tibet
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Potala Palace

A circa 10 chilometri di distanza dal centro di Lhasa, incastonato sulle montagne maestose, spicca il monastero di Drepung, uno dei più grandi complessi monastici del mondo. Risalente al primi decenni del 1.400, è formato da diverse costruzioni che spiccano per il loro colore candido sui colori intensi della vegetazione circostante. Ospita fin dall’antichità diverse scuole per monaci e rappresenta un luogo di istruzione di alto livello per la filosofia e la teologia del Buddismo tibetano. Custodisce diversi tesori e nei dintorni è possibile visitare numerose grotte e templi.

La cucina tibetana: sapori e profumi inconfondibili

Da provare anche la cucina tibetana, tra le cui prelibatezze spiccano gli gnocchi ripieni di carne di yak, i noodles e il riso dolce, accompagnati con fiumi di birra prodotta nel Tibet Lhasa Brewery Co., il birrificio situato a oltre 3000 metri d’altezza. Tra gli altri piatti tipici della cultura tibetana, si può assaggiare lo sha phaley, il pane ripieno di cavolo e carne (che spesso viene fritto), oppure il thenthuk, una particolare minestra di verdure.

Yak, l'animale tipico del Tibet
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Yak, animale tipico del Tibet

Restrizioni per visitare Lhasa: le cose da sapere

Nella capitale del “tetto del mondo”, così viene chiamato il Tibet, sorprende la presenza del wi-fi nonostante non sia possibile accedere a Facebook. Essendo regione autonoma della Cina, infatti, vigono le medesime regole che vietano l’uso dei social network. Non sono le uniche restrizioni da conoscere per i viaggiatori che vogliono visitare questa terra dal fascino unico.

Un altro effetto del controllo operato dal Governo cinese a Lhasa, e nel resto del Tibet, è anche la forte presenza militare, la massima attenzione alla sicurezza e il divieto assoluto di scattare foto o video, pena la confisca delle telecamere o la cancellazione delle foto. Nessun divieto, però, per gli smartphone, molto diffusi anche tra i religiosi.

In Tibet ogni auto è fornita di telecamere e deve essere guidata da autisti locali per evitare escursioni fuori programma. Non è concesso inoltre programmare viaggi individuali, ma soltanto visite di gruppo organizzate da agenzie di viaggio locali.

Per raggiungere Lhasa, inoltre, è possibile entrare in Tibet soltanto dalla Cina o dal Nepal e unicamente richiedendo un permesso speciale, oltre al visto per la Cina.

Tempio buddista a Lhasa
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Tempio buddista a Lhasa