Etiopia, alla scoperta della Valle dell’Omo della tribù degli Hamar

Per un viaggio estremo, fatto di ritorno alle origini e istinti primordiali, migliaia di italiani ogni anno visitano la Valle dell’Omo, in Etiopia. Qui entrano in contatto con la tribù degli Hamar

Nel sud dell’Etiopia, 500 chilometri a sud di Addis Abeba, esiste una valle che è stata esplorata per la prima volta nel 1800 e che, ancora oggi, è meta di visitatori soprattutto italiani.

È la Valle dell’Omo, un posto dove il tempo sembra essersi fermato e che è abitata da trentaquattro etnie differenti. Qui si svolge anche la prima puntata della docuserie di Sky Atlantic, “Raz&the tribe”, condotta da Raz Degan. Il modello, attore, fotografo e regista è anche un grande viaggiatore e appassionato di culture indigene. In questa trasmissione in quattro puntate, Raz va alla scoperta delle tribù indigene del pianeta insieme a tre personaggi che lo accompagnano nel viaggio: Asia Argento, Piero Pelù e Luca Argentero. Nella prima puntata, l’attore e Asia Argento vanno alla scoperta della tribù degli Hamar, che vive proprio nella Valle dell’Omo, in Etiopia.

Gli Hamar sono riconoscibili subito, perché si differenziano dalle altre tribù già dall’aspetto fisico: amano vestirsi con abiti colorati e abbelliti con perline e conchiglie e le donne hanno capelli raccolti in acconciature estremamente fantasiose.

La tribù degli Hamar vive prevalentemente di pastorizia e agricoltura, l’unico giorno in cui non si lavora è il lunedì, giorno di mercato. Nei campi, le donne hanno esattamente gli stessi compiti degli uomini.

Anche nelle caratteristiche delle proprie case, gli Hamar si differenziano da altre popolazioni etiopi, perché abitano in costruzioni circolari di legno con un tetto spiovente.

La cultura Hamar ha origini antichissime e prevede il bull jumping, il salto del toro, e la evangadi, la danza notturna. Il bull jumping è il rito che celebra il passaggio dalla giovinezza all’età adulta, in cui gli uomini che hanno saltato il toro da poco frustano le donne della famiglia del ragazzo che deve diventare adulto, per dimostrare il loro amore nei suoi confronti. Il ragazzo, quindi, deve saltare, completamente nudo, sulla schiena di otto tori, senza mai cadere. In seguito a questo rito, c’è la danza notturna, la evangadi, in cui la famiglia annuncia chi sarà la futura moglie del ragazzo appena diventato uomo.

Il rito dell’iniziazione è stato molto dibattuto, soprattutto per quello che riguarda le frustate sul corpo delle donne, ma queste si dicono ben felici di dimostrare la loro devozione e il loro attaccamento al proprio congiunto in questo modo.

Etiopia, alla scoperta della Valle dell’Omo della tribù degli Hamar