A caccia di cibi disgustosi

Paese che vai, cibo che trovi: andiamo alla scoperta dei piatti più disgustosi da provare durante i vostri viaggi, dal cervello di scimmia alla testa di pecora

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Elena Usai

Travel blogger & content creator

La scrittura, il viaggio e la fotografia sono le sue grandi passioni e quando parte non dimentica mai di portare un libro con sé.

Viaggiare significa conoscere luoghi nuovi, culture diverse e, soprattutto, specialità gastronomiche sempre differenti. Per scoprire una meta, infatti, è fondamentale provare anche i suoi piatti tipici. A volte sono squisiti, talmente tanto che riproduciamo le stesse ricette anche una volta che abbiamo disfatto le valigie e siamo tornati a casa, altre volte, invece, bisogna mettere da parte le resistenze e lasciarsi andare alla scoperta di sapori nuovi, talvolta non in linea con i nostri gusti. In alcuni paesi vi capiterà di incappare in pietanze davvero estreme! Abbiamo stilato l’elenco dei cibi più disgustosi da assaggiare durante i vostri viaggi in giro per il mondo e non solo, perché al secondo posto c’è anche un piatto italiano.

Frutto del Durian, Sudest Asiatico

Il re dei frutti nel Sudest Asiatico? Il frutto del Durian, un gigante spinoso all’esterno, dal profumo un po’ controverso. Di questo frutto si dicono tante cose: c’è chi afferma che è come mangiare un lampone in un bagno pubblico, poiché emana un odore pestilenziale (di piedi, dicono), c’è chi lo paragona a calzini sudati, mentre la polpa, al contrario, è saporita e delicata. Per intenderci, puzza talmente tanto che a Singapore è vietato salire sui mezzi pubblici, mentre in Cina è diventato un vero e proprio status symbol, tanto da far salire i prezzi alle stelle. Quando viaggiate in queste zone non perdete l’occasione di provarlo, potrebbe diventare la vostra prossima ossessione o un incubo culinario!

Frutto del Durian
Fonte: iStock
Il frutto del Durian proveniente dal Sudest Asiatico

Vermi sago, Nuova Guinea

Nascosta tra le foreste della Nuova Guinea si cela una piccola larva bianca, paffuta e un po’ tozza, una vera prelibatezza per gli indigeni. Stiamo parlando dei vermi sago, da assaporare sia crudi che fritti e, giura chi ha avuto il coraggio di assaggiarli, sanno di bacon. Questi polposi vermoni vivono nel cuore della palma di sago (da qui il nome) di cui si nutrono anche. Sono cicciotti, con la scorza dura e ricoperta di peletti mentre all’interno sono giallognoli e cremosi. Una prelibatezza che viene preparata solo per le occasioni speciali e che i viaggiatori più avventurosi non possono assolutamente perdersi!

Cervello di scimmia, Cina

Tutti conosciamo e amiamo i classici involtini primavera, il riso fritto, ma il cervello di scimmia? Premettiamo che questa usanza è ormai considerata illegale, vietata dal 2010, ma in passato la Cina serviva questa pietanza direttamente nel cranio dell’animale ancora cosciente. Una crudeltà atroce e barbara che veniva considerata come un’ottima cura contro l’impotenza, oggi vietata per il benessere animale o per il rischio di contrarre malattie zoonotiche.

Hakarl, Islanda

L’hakarl, ovvero lo squalo fermentato islandese, non è per i deboli di stomaco. Dovete immaginare un pesce con l’odore di ammoniaca e formaggio stagionato andato a male, la consistenza di una gomma da masticare usata e un gusto così intenso che fa lacrimare anche i vichinghi più coriacei. Considerato il gusto, è visto più come un’attrazione per i turisti coraggiosi piuttosto che un piatto tradizionale.

Caffè kopi luwak, Asia

In rito del caffè in Italia è fondamentale, ma in Asia? Qui c’è un caffè particolare chiamato kopi luwak, prodotto con le bacche, ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto delle palme comune. Un prodotto tipico delle isole dell’arcipelago indonesiano, quali Sumatra, Giava e Sulawesi, e delle Filippine. Le bacche vengono raccolte tra le feci dell’animale, ripulite e trattate come normali chicchi e poi trasformate in bevanda fumante. Perché andare a ravanare nelle feci di un animale? Perché la bacca di caffè non viene digerita dalla bestiola, però gli enzimi dello zibetto ne intaccano la parte esterna, conferendo alla bacca un aroma amaro e unico, causato dalla parziale digestione delle proteine.

Caffe Kopi Luwak
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Il caffe Kopi Luwak indonesiano

Tarantola, Cambogia

In Cambogia esiste una città chiamata Skun e soprannominata la “città dei ragni” dove potete immaginare quale sia il piatto tipico. La tarantola, temuta in molte parti del mondo, qui viene fritta e resa croccante per diventare la protagonista di uno dei cibi più amati del posto. Quindi, se siete pronti a sfidare le vostre papille gustative e a stupire raccontando questa storia, non perdete l’occasione di assaggiare la tarantola fritta in Cambogia. Non mettete da parte i peli e le zampette perché qui, della tarantola, non si butta via niente.

Casu Marzu, Sardegna, Italia

In realtà la Sardegna non è l’unica regione d’Italia (e probabilmente del mondo) a lavorare un formaggio in questo modo. E non c’è niente di particolarmente disgustoso in questo piatto, ma ad alcuni non piace. Di sicuro il casu marzu desta molta curiosità, poiché il gusto piccante gli è conferito dalle larve della mosca casearia (Piophila casei) che lo contaminano. L’insetto deposita le uova sulla forma di pecorino, dove nascono centinaia di larve che traggono nutrimento dalla forma di cacio stessa, cibandosene e sviluppandosi. Il sapore? Forte.

Balut, Filippine

I più coraggiosi in viaggio verso le Filippine non possono perdere l’occasione di provare il Balut, un uovo di anatra fecondato e bollito nel suo guscio poco prima della schiusa, quando al suo interno si è già formato un embrione quasi completo. Viene considerata un’ottima fonte di proteine, alcuni lo definiscono addirittura afrodisiaco. Come mangiarlo? Si condisce con sale, aceto o salse a piacere e viene venduto anche nei baracchini lungo gli angoli delle strade.

Pacha, Iraq

Alcuni potrebbero storcere il naso, ma in Iraq è considerato un piatto delizioso e prelibato. Il Pacha è una specialità tradizionale con protagonista la testa bollita della pecora, impiegata anche per creare una zuppa ricca e corposa, dal colore ambrato e dalla consistenza gelatinosa. Ripulito della lana, il cranio viene portato in tavola intero e ci si aspetta che sia riportato in cucina completamente pulito, lasciando sul piatto soltanto il cranio del povero animale. Le parti migliori? Le guance e la lingua!

Vino di topolini, Korea

Avete mai sentito parlare del vino di topolini? Se pensate che l’animale dal quale prenda il nome centri qualcosa, avete ragione! Questo liquore potente e molto alcolico, considerato un ottimo tonificante, è realizzato con i topi: i contadini raccolgono i topolini di campagna, li lavano accuratamente e li fanno fermentare con riso, miele e spezie. Trascorso il dovuto tempo, si beve. Il sapore? Di gasolio, dicono. Può piacere o meno, ma è considerato un vero e proprio must per chi vuole immergersi nelle tradizioni culinarie della Corea rurale.

Lutefisk, Norvegia

Sicuramente non è un piatto adatto ai deboli di cuore, il Lutefisk. Si tratta di merluzzo messo in ammollo nella soda caustica. Proprio così: la preparazione prevede una lavorazione di 14 giorni prima della cottura. Lo stoccafisso viene immerso in acqua per sei giorni, poi scolato e immerso nuovamente, ma stavolta in una soluzione di idrossido di sodio per due giorni. Questo provoca una denaturazione delle proteine e fa sì che assuma una consistenza gelatinosa. In questo stadio il pesce è velenoso e per poter essere consumato deve subire un secondo ammollo di altri 6 giorni, con frequenti cambi d’acqua per sciacquarlo al meglio dalla soda caustica. Al termine di questo procedimento il lutefisk può essere cucinato e servito.

Escamoles, Messico

Detto anche caviale di insetto, questo piatto consiste in larve di formica, raccolte alle radici dell’agave. La consistenza è più o meno quella del formaggio Jocca, per capirsi. Queste uova, considerate una leccornia, vengono servite all’interno di taco con guacamole. Ma i puristi dicono che la salsa serve solo a evitare che al primo morso tutte le uova di formica rotolino fuori dall’involucro. Buon appetito!

Escamoles
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Escamoles messicano