Ritrovata la Endurance, la nave scomparsa tra i ghiacci dell’Antartide

La nave Endurance, guidata dall'esploratore Ernest Shackleton, si inabissò oltre 100 anni fa nei mari dell'Antartide: solo oggi se ne ritrova il relitto

Il grande cantautore Franco Battiato ne raccontò la storia in uno dei suoi brani più belli, che oggi fa da colonna sonora ad un’impresa eccezionale: il relitto della Endurance, la nave capitanata dall’esploratore britannico Ernest Shackleton, è stato finalmente individuato, ad oltre 100 anni dal suo drammatico naufragio.

Il ritrovamento della nave Endurance

La Endurance ha rappresentato una delle più importanti navi della storia delle esplorazioni, ma di essa si persero le tracce dopo l’inabissamento tra i ghiacci dell’Antartide, avvenuto più di un secolo fa. Ora, un’avventurosa spedizione guidata dall’associazione britannica Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT) è riuscita finalmente in un’impresa che ha dell’incredibile, scoprendo l’esatta posizione del relitto. Il capo della missione, John Shears, ha spiegato alla BBC: “Abbiamo portato a termine la più complicata ricerca di un relitto al mondo, lottando costantemente contro iceberg, tempeste e temperature fino a -18° C. Abbiamo fatto qualcosa che molte persone ritenevano impossibile”.

In effetti, la Endurance22 (questo il nome della spedizione) era partita a febbraio sotto auspici non proprio felici, viste le proibitive condizioni climatiche dell’Antartide. Eppure, un mese di duro lavoro ha dato frutti insperati: grazie all’instancabile lavoro di una rompighiaccio sudafricana e di due sommergibili, i ricercatori hanno scandagliato i fondali del Mare di Weddell a est del continente antartico, per ben 12 ore al giorno. Qua sotto, a più di 3 km di profondità, è stato infine individuato il relitto della Endurance.

La missione ha avuto un successo che va ben oltre le più rosee aspettative. La nave è infatti perfettamente conservata, merito sia delle acque gelide dei mari dell’Antartide che dell’assenza di organismi che avrebbero potuto corrodere il legno. Una volta avvistato il relitto, i ricercatori hanno proceduto con la registrazione di immagini inedite che hanno già fatto il giro del mondo. Ma per poter portare a galla alcuni dei reperti in esso contenuti dovremo aspettare: la Endurance è infatti un vero e proprio monumento, e come tale va preservato.

Il relitto dell'Endurance
Fonte: Falklands Maritime Heritage Trust and National Geographic
Il relitto dell’Endurance

L’incredibile storia della Endurance

Lungi dall’essere una nave qualsiasi, l’Endurance ha segnato per sempre la storia delle esplorazioni. La spedizione venne organizzata dal celebre esploratore britannico Ernest Shackleton, che si era posto come obiettivo quello di attraversare l’Antartide via terra. Un’iniziativa decisamente azzardata, che prevedeva un lungo percorso di quasi 3mila km da percorrere a bordo di slitte trainate da cani. Tuttavia, la sua impresa fu destinata al fallimento: partita da Plymouth nell’agosto del 1914, la nave rimase intrappolata nel ghiaccio ancor prima di arrivare alla meta.

Per ben 10 mesi, la Endurance vagò per i mari senza riuscire a liberarsi dell’iceberg in cui era incagliata, fin quando non si ruppe e sprofondò tra gli abissi. Shackleton ebbe un grande coraggio e riuscì a salvare tutto l’equipaggio. Con i suoi uomini, attrezzò un campo base di fortuna proprio nel mezzo dei ghiacci dell’Antartide, lontano dal mondo civile e con temperature polari. Solo dopo lunghi mesi di questa avventura, l’esploratore potè organizzare un viaggio disperato che permise a lui e al suo equipaggio di tornare finalmente alla civiltà. Purtroppo, di una delle navi più famose di tutti i tempi non si ebbero più notizie. Fino ad oggi, grazie all’incredibile scoperta che ci regala un nuovo pezzo di storia.

Il relitto dell'Endurance
Fonte: Falklands Maritime Heritage Trust and National Geographic
Il relitto dell’Endurance