Per secoli hanno rappresentato un mitico luogo della geografia e dell’anima, quel monito a “non andare oltre”, a non superare confini stabiliti per avventurarsi in un oceano selvaggio e misterioso, a non violare un limite invalicabile e scatenare, così, la collera degli dei: sono le Colonne d’Ercole, confine e porta ignota dell’antichità che pochissimi osavano sfidare.
Dove si trovavano secondo la mitologia
Secondo la tradizione, Ercole avrebbe posto le Colonne allo stretto di Gibilterra, laddove il Mar Mediterraneo incontra l'Oceano Atlantico.
Qui, infatti, svettano due monti alle rive opposte del mare, la Rocca di Gibilterra e il Monte Hacho, e le correnti si scontrano dando vita a uno dei luoghi più difficili (ma anche più sfidanti) per la navigazione.
Ma non tutti concordano: per alcuni studiosi le leggendarie Colonne si troverebbero nel Canale di Sicilia, in Sardegna oppure nel Mediterraneo Orientale. Per altri, invece, erano soltanto un confine culturale che veniva "spostato" con il progredire della civiltà greca.
La scoperta dei ricercatori spagnoli
Dopo tante ipotesi che si sono susseguite nel corso degli anni, a dicembre 2021 i ricercatori del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell'Università di Siviglia, in collaborazione con l'Istituto andaluso del patrimonio storico, hanno provato a portare indizi più concreti con il possibile ritrovamento dei resti del Tempio di Ercole Gaditano in Spagna, lungo la costa atlantica di Cadice, a San Fernando.
Un tempio che risalirebbe all'epoca dei Fenici, costruito in un'importante e attiva area portuale, citato nella "Geografia" di Strabone e, si narra, visitato da personaggi illustri quali Giulio Cesare e Annibale.
Descritto come un insieme di edifici con all'ingresso le gigantesche colonne, sarebbe stato impreziosito da svariati rilievi raffiguranti le dodici fatiche di Ercole.
Dopo anni di ricerche, sembrerebbe che il team spagnolo abbia individuato la collocazione del Tempio e che i ritrovamenti confermino l'esistenza delle Colonne e dell'edificio di culto dedicato al semi dio.
Ora i ricercatori stanno valutando i prossimi passi da compiere per continuare la ricerca nelle profondità marine a caccia di opere, manufatti e della storia di ogni struttura.
Le parole degli studiosi
Francisco José García, direttore del Dipartimento di Preistoria e Archeologia dell’Università di Siviglia, ha dichiarato che il team ha trovato "indicazioni molto ragionevoli, reperti per lo più subacquei che ci portano a credere che ci fossero grandi strutture, tra cui edifici, frangiflutti e possibili moli, tra Sancti Petri e Camposoto".
E anche se servirà molto impegno e lavoro per fornire prove certe agli indizi di oggi, gli studiosi si sentono piuttosto sicuri delle scoperte e delle tecnologie utilizzate per la ricerca: "I risultati che abbiamo ottenuto sono in linea con la tradizione, con tutte le fonti classiche e con la bibliografia esistente. Quello che è stato trovato, quello che dice il terreno millenario e l’ultimo programma informatico si adattano perfettamente a quello che hanno scritto gli antichi a cominciare da Strabone", ha aggiunto il professore.
I dubbi sulle Colonne d'Ercole: leggenda o realtà?
Di fronte all'entusiasmo dei ricercatori spagnoli, molti accademici rimangono tuttavia scettici e considerano le Colonne un mito e il loro presunto ritrovamento "fanta-archeologia", un po' come parlare del ritrovamento di Atlantide o di altri luoghi resi immortali dalla mitologia.
Gli studi e la disfida scientifica continuano: chissà se e quali sorprese riserverà il futuro.