Il Palazzo Ducale di Mantova cambia volto e diventa più grande

A Mantova, il Palazzo Ducale amplia i suoi spazi espositivi acquisendo dalla Santa Sede il piano superiore della torre dei Gonzaga, la famosa e antica Zoiolera.

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Priscilla Piazza

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Laureata in cinema, teatro e spettacolo multimediale, oggi lavora come redattrice e social media manager freelance

Mantova è una delle città più interessanti d’Italia dal punto di vista artistico, storico e architettonico: uno dei suoi gioielli è sicuramente il Palazzo Ducale, imponente residenza storica risalente al periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo, che ancora oggi rappresenta un capolavoro dell’architettura rinascimentale e barocca con le sue sale affrescate, i cortili decorati e i giardini rinascimentali che lo hanno reso una tappa imperdibile per gli amanti dell’arte e della storia in visita nella città lombarda.

Già nel 2022 la Diocesi di Mantova che aveva sotto la sua ala la Zoiolera, la torre dei Gonzaga del 1590, aveva fatto sapere a Palazzo Ducale la sua disponibilità a cedere lo spazio alla sua sovrintendenza e oggi questo è avvenuto: Palazzo Ducale ha infatti acquisito il piano superiore della torre nota come Zoiolera, ampliando notevolmente i suoi spazi espositivi.

Il tutto è stato possibile grazie a una collaborazione tra la Soprintendenza di Mantova, il Segretariato Regionale della Lombardia, l’Agenzia del Demanio e la Direzione Generale Musei.

Palazzo Ducale avrà un nuovo spazio museale

La Zoiolera, torre realizzata dalla famiglia dei Gonzaga, è già stata parte di Palazzo Ducale in passato per tre secoli, ma nel 1929, con la stesura dei Patti Lateranensi, la torre era passata sotto la giurisdizione della Santa Sede per diventare la residenza del custode della basilica palatina di Santa Barbara.

Stefano L’Occaso, direttore del Palazzo Ducale, ha raccontato che il percorso per l’acquisizione del piano superiore della torre non è stato semplice e breve, ma alla fine ci si è riusciti: “siamo stati guidati dalla competenza dei funzionari dell’Agenzia del Demanio e voglio qui ringraziare soprattutto il dirigente Massimiliano Iannelli e la funzionaria Paola Pala. Se non ci fosse stata la lungimirante disponibilità della Diocesi, questo sogno non si sarebbe mai potuto realizzare e quindi dobbiamo al vescovo Marco Busca, l’aver potuto avviare l’operazione, seguita passo passo da monsignor Claudio Giacobbi e dall’architetto Alessandro Campera.”

Racconta ancora il direttore L’Occaso che Gabriele Barucca, a capo della Soprintendenza, insieme ai suoi funzionari ha visto il potenziale del progetto: “stiamo infatti procedendo ai primi interventi finalizzati all’eliminazione delle superfetazioni moderne e alla miglior comprensione dell’architettura interna dello spazio, prima di avviarne il recupero e di ripristinare il collegamento con la Galleria della Mostra”.

Le origini della Zoiolera

Intorno al 1590, su incarico del duca Vincenzo I Gonzaga, venne costruito un edificio annesso alla Corte Nuova del Palazzo Ducale di Mantova, progettato con complessità architettonica interna da Bernardino Facciotto. Questo spazio era dedicato all’esposizione delle collezioni gonzaghesche, divise in diverse gallerie tematiche come quella dei marmi antichi, dei dipinti e dei gioielli. Per via della ricca collezione di gioielli, inoltre, questo spazio veniva soprannominato “il luogo delle gioie”.

Durante i lavori di costruzione nel tardo Cinquecento, l’edificio si integrò nel Palazzo Ducale, con accesso dalla Galleria della Mostra tramite un portale attribuito ad Antonio Maria Viani. La Zoiolera, con pianta centrale e due ali laterali, si configurava come un ambiente di prestigio, richiamando la magnificenza delle Tribuna degli Uffizi a Firenze, in un contesto di rivalità tra le corti dei Gonzaga e dei Medici.

Successivamente, con i Patti Lateranensi, la Zoiolera e il patrimonio della basilica palatina passarono alla Santa Sede, destinando, come già accennato, l’edificio a residenza del custode di Santa Barbara. Il varco d’accesso dalla Galleria della Mostra fu chiuso e gli interni trasformati per nuove funzioni abitative, perdendo la loro originaria destinazione espositiva.