L’incredibile scoperta avvenuta nei fondali italiani

Anche i mari italiani nascondono antichi tesori che meritano di essere riportati alla luce, come quello che è stato appena scoperto

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Serena Proietti Colonna

Travel blogger

PhD in Psicologia Cognitiva, Travel Blogger, Coordinatrice di Viaggio e Redattrice Web di turismo, una vita fatta di viaggi, scrittura e persone

Non solo la terra, anche i fondali dei mari italiani nascondo tesori importantissimi e che ogni tanto, grazie al lavoro di bravissimi studiosi, ritornano alla luce. Come quello che è accaduto pochi giorni fa e che ha lasciato tutto sorpresi. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Trovato un relitto romano a Civitavecchia

Che a Roma siano ancora sepolti tesori millenari è risaputo, così come è ben noto a tutti che anche i suoi dintorni sono scrigni di gemme preziose che aspettano solo di essere ritrovate. E per fortuna questa volta è successo a Civitavecchia, il cui porto è uno tra i più importanti d’Italia e il secondo scalo europeo per numero di passeggeri annui in transito, nel cui mare è stato individuato un relitto a circa 160 metri di profondità.

La scoperta è avvenuta grazie ad un’attività investigativa della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, in collaborazione con la Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo di Taranto.

È quindi stato scoperto un antico relitto di nave oneraria romana, risalente al II-I secolo. a.C., con un carico di centinaia di anfore romane tipo “Dressel 1 B”, molte delle quali integre, che hanno formato un giacimento delle dimensioni di dodici metri di larghezza per 17 metri di lunghezza.

Le analisi condotte fino a questo momento hanno mostrato che tale scoperta rappresenta un vero e proprio esempio di naufragio di una nave romana che affrontava le insidie del mare mentre cercava di raggiungere la costa. Si tratta perciò di una reale testimonianza delle tratte commerciali marittime di un tempo che ormai è assai lontano.

Come è avvenuto il ritrovamento

Questo eccezionale ritrovamento è avvenuto grazie all’impiego di avanzate attrezzature in dotazione al Centro Carabinieri Subacquei di Genova e al Nucleo Carabinieri Subacquei di Roma. È stato utilizzata anche la motovedetta d’altura del Servizio Navale della Compagnia Carabinieri di Civitavecchia.

In particolare, si è fatto uso del robot sistema ROV (Remotely Operated Vehicle) comprensivo di sonar ed ecoscandaglio che, insieme alla modernissima motovedetta d’altura classe N 802 Frau, hanno consentito di fare questa scoperta ma anche di ottenere una mappatura completa del sito archeologico sommerso.

Per questo motivo, insieme allo scheletro della nave sono stati individuati, nell’immediato perimetro del relitto, anche di due ceppi d’ancora romani in metallo, appartenenti all’ antica nave.

La Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo di Taranto, previa autorizzazione della competente Autorità Giudiziaria, ha adesso avviato le procedure necessarie per censire e salvaguardare questa incredibile area archeologica sommersa individuata dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale.

Di cosa siamo a conoscenza su questo relitto

Secondo le prime analisi, si trattava di un’ imbarcazione adibita a scopi commerciali e con una lunghezza che superava i 20 metri. Inoltre, possedeva una struttura semplice, a fondo unico con uno scafo tondeggiamte e robusto, sul quale “riposavano” le centinaia di anfore rinvenute.

Molto probabilmente proveniva dalla Spagna e aveva in carico olive, olio, vino, pesche e fichi. Infine, faceva parte della flotta dell’annona, l’ente dell’antica Roma, che contava un gran numero di navi oneraria che venivano utilizzate per trasportare soprattutto grano dall’Egitto e dalla Spagna.