Quello di Eberbach è uno dei complessi monastici medievali della Germania meglio conservati. L’intero complesso è circondato da un muro lungo più di un chilometro.
Il monastero cistercense aveva anche uno scriptorium piuttosto attivo e decine di monaci amanuensi vi lavoravano ininterrottamente, copiando testi antichi e riproducendo splendidi codici miniati.
Non solo: la biblioteca, sistemata nell’ala Nord del chiostro, fu saccheggiata e quasi interamente distrutta nel 1631.
L’architettura, la storia e il mistero che questo luogo ancora nasconde hanno ispirato Umberto Eco nella stesura del suo romanzo “Il nome della rosa”, da cui sono poi stati tratti un film e una serie Tv.
Uno splendido edificio in stile gotico e romano, che si erge a Eltville Am Rhein, nel Rheingau, sulla sponda destra del fiume Reno.
Per le riprese sono stati sfruttati soprattutto la sala capitolare, caratterizzata da volte a stella, l’imponente dormitorio, lungo 72 metri, e la chiesa abbaziale, una basilica a tre navate con base a forma di croce.
Nelle prime due stanze sono state girate le scene del processo dell’inquisizione ed è stata ambientata la sala degli amanuensi. Nella basilica, invece, avviene il primo incontro tra Adso da Melk e Ubertino da Casale.
La parte esterna dell’abbazia, invece, è stata ricostruita a Fiano Romano dal famoso scenografo Dante Ferretti, capace di creare l’atmosfera cupa e misteriosa sia della storia sia del monastero.
Scelte che hanno conferito un senso di realismo prezioso per il successo del romanzo e della pellicola cinematografica.