Il 22 maggio 2023 ricorrono i 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni, tra i massimi autori della letteratura italiana, grazie all’intramontabile capolavoro, “I promessi sposi”.
Seguiamo le tracce del Manzoni, con uno speciale itinerario alla scoperta dei “Luoghi manzoniani” tra Lecco, Milano, Monza, Vercurago e la Valsassina.
Indice
Lecco, la scenografia della storia di Renzo e Lucia
Tutto iniziò sul ramo orientale del Lago di Como, a Lecco, tra acqua e monti, dove Alessandro Manzoni trascorse l’infanzia e l’adolescenza in una settecentesca villa neoclassica nei pressi di Largo Caleotto (oggi zona Meridiana), vegliato dal profilo del Resegone o Monte Serrada, una montagna delle Prealpi Orobie dall’altezza di 1875 metri.
La villa, oggi sede del Museo Manzoniano, è visitabile e ospita, nelle undici sale aperte al pubblico, alcune prime edizioni, dei cimeli appartenuti allo scrittore (c’è persino la culla) e preziosi manoscritti.
Ma non soltanto: a testimoniare il forte legame del Manzoni con la città di Lecco, svetta, nell’omonima piazza a lui intitolata, una scultura di bronzo alta 280 centimetri che lo raffigura seduto sul suo scanno mentre osserva, con espressione meditativa, il lago da cui tutto ebbe inizio.
“Quel ramo del lago di Como” viene esplicitamente nominato nel celebre romanzo assieme al ponte Azzone Visconti, uno dei monumenti simbolo della città, notevole esempio di architettura militare realizzato tra il 1336 e il 1338 sul fiume Adda, allo scopo di migliorare i collegamenti tra Lecco e il Ducato di Milano.
L’unico quartiere di Lecco citato in maniera esplicita è il “villaggio di pescatori” di Pescarenico, sulla riva sinistra dell’Adda, dal fascino non toccato dal tempo: tra antiche case e strette viuzze, è ancora possibile assaporare l’atmosfera di quei tempi, fino ad arrivare al Convento di Fra Cristoforo, presso l’ex convento dei frati cappuccini e la Chiesa dei Santi Materno e Lucia in piazza Padre Cristoforo.
E proprio da Pescarenico si imbarcarono Lucia e la madre: in quel punto, dove sfociava il torrente Bibione, si trova una targa dove leggere l’Addio Monti, il noto passo dell’opera in cui la ragazza saluta, piangendo, le sue adorate montagne.
Con grande probabilità, Lucia abitava nel quartiere di Olate, forse nel rustico che oggi s’incontra su via Caldone, con un portone ad arco su cui è affissa una targa che recita: “Presunta casa di Lucia Mondella“.
Ma anche un altro luogo di residenza potrebbe essere la casa di Lucia, sempre in stile rurale, nel quartiere di Acquate e chiamata “Tradizionale casa di Lucia“.
Da qui, la strada si inerpica fino alla Chiesa dei Santi Valente e Valeria, la cappella che doveva essere luogo di celebrazione del matrimonio di Renzo e Lucia: oggi, si presenta come un imponente edificio neoclassico dal sagrato a ciottoli.
Superata la chiesa, la strada prosegue ancora in salita fino alla collina di Olate, il promontorio dello Zucco, dove sorgeva il Palazzotto di Don Rodrigo, una villa costruita nel XVI secolo per volontà dei nobili Arrigoni di Introbio.
Poco lontano, nel quartiere Germanedo, lungo una stradina di campagna, ecco poi il tabernacolo dove i bravi intimarono a Don Abbondio che “questo matrimonio non s’ha da fare“, corrispondente all’attuale cappella di via Croce.
Dal quartiere di Chiuso, dove si trova la Casa del Sarto che diede ospitalità a Lucia dopo la conversione dell’Innominato, ulteriore tappa è la Chiesa di San Giovanni Battista (o del Beato Serafino), luogo dell’incontro con il Cardinale Borromeo.
I luoghi manzoniani a Milano
L’itinerario sulle tracce di Manzoni prosegue a Milano dove si può ammirare, in piazza San Fedele, il monumento di bronzo eretto nel 1883 di fronte alla Chiesa di San Fedele, realizzata nel XVI per volere di San Carlo Borromeo, nel cuore della città, tra la Galleria Vittorio Emanuele II e Palazzo Marino.
Ancora, in via Gerolamo Morone, 1, lo splendido palazzo storico “Casa Manzoni” dalla facciata con sofisticate decorazioni in cotto, ispirata all’architettura rinascimentale lombarda, fu dimora del romanziere dal 1814 fino alla morte. Il giardino fu una delle ragioni che determinarono l’acquisto della casa da parte del Manzoni, che si dilettava di botanica e di giardinaggio. Nello studio al piano terreno sono conservati circa 3000 degli oltre 5000 volumi che provengono dalle biblioteche di Manzoni stesso. La scrivania è la stessa su cui ha scritto l’autore.
Il percorso museale propone una visita di Casa Manzoni in dieci sezioni, che ripercorrono, attraverso gli arredi e le opere d’arte esposte nelle sale, diversi itinerari nella vita e nell’opera dello scrittore. Dalla famiglia ai ritratti, dai paesaggi del romanzo alla sua passione per la botanica, dagli amici agli scrittori che lo presero a modello, dalla camera da letto – rimasta tale e quale – allo studio in cui nacquero i Promessi Sposi.
La tomba di Alessandro Manzoni si trova, invece, nel famedio del Cimitero monumentale, “tempio della fama” all’ingresso principale. Infine, in via San Gregorio, 5, vicino a Porta Venezia, ancora oggi si può vedere una porzione dell’antico Lazzaretto.
In occasione del 150° anniversario dalla morte di Alessandro Manzoni, dal 4 maggio all’8 luglio 2023, la Biblioteca Nazionale Braidense e la Pinacoteca di Brera presentano la mostra “Manzoni, 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere”, una grande rassegna che attraverso 114 opere, libri, disegni, incisioni, ripercorre in modo originale la figura dell’autore mediante due principali momenti della sua scrittura segnati dalla tragicità della peste: “I Promessi Sposi” e la “Storia della Colonna Infame”.
Monza, Vercurago e la Valsassina
Il viaggio si conclude con le tappe a Monza, nella Chiesa di San Maurizio in piazza Santa Margherita, modello per il monastero di Gertrude, la “Monaca di Monza”, poi a Vercurago, Comune al confine occidentale della Valle San Martino nei pressi di Lecco, dove svetta il Castello dell’Innominato, sulla cima del Sacro Monte di Somasca, con la cappella di Sant’Ambrogio all’ingresso, e infine in Valsassina, a Pasturo, paese d’origine dell’umile Agnese, madre di Lucia.