Un viaggio in Macedonia non può dirsi completo se non si visita Stobi, uno dei siti archeologici più importanti del Paese. Nel momento del suo massimo splendore, Stobi era la più influente ed estesa città del tardo Impero Romano nella provincia della Macedonia Salutaris. Fu poi abbandonata nel VI secolo d.C a causa delle invasioni barbariche.
Dal 2008, a prendersi cura della conservazione del sito e della sua valorizzazione, è l’Istituto Nazionale di Stobi, creato appositamente dal governo macedone. Grazie all’Istituto sono riprese le nuove attività di scavo, interrotte da tempo. Ritenuta in pericolo per via del fiume che le scorre sotto, nel 2012 l’antica città è stata inserita nella lista del World Monument Watch dell’Unesco, una lista di siti di interesse culturale considerati a rischio a causa di guerre, fenomeni naturali o di altri tipi di eventi.
Indice
La storia altalenante dell’antica Stobi
Sono stati i documenti storiografici e gli scavi archeologici a dare l’opportunità agli studiosi di ricostruire la storia e le vicende dell’antica città. La prima testimonianza scritta di Stobi si trova nell’opera di Livio, Ab Urbe Condita. L’autore si riferisce al trionfo di Filippo V contro i Dardani scrivendo che la battaglia avvenne nei pressi di Stobi nel 197 a.C.. La riga successiva informa che il fiume Erigon (Crna) sfocia nell’Axios (Vardar) vicino alla “città vecchia” di Stobi. La terza informazione su Stobi ci porta all’occupazione romana della Macedonia e all’anno 167 a.C., quando Stobi divenne il principale centro commerciale per il commercio del sale.
Gli scavi archeologici hanno rivelato dati sufficienti sull’insediamento ellenistico e sulla sua necropoli, permettendo agli studiosi di seguire l’ulteriore sviluppo della città.
Il commercio e la posizione di Stobi furono l’impulso principale per un costante sviluppo durante il dominio romano. Trovandosi all’incrocio tra la strada lungo il fiume Axios (Vardar) e la strada che collegava la Via Egnatia e la Via Militaris, Stobi divenne una delle città più importanti della Macedonia. Dal I al III secolo, durante la Pax Romana, Stobi subì cambiamenti nell’urbanizzazione e una forte espansione demografica. Fu quello il momento di massimo splendore della sua storia.
Nel periodo del regno di Augusto, Stobi divenne Civium Opiddum Romanorum e successivamente raggiunse lo status di Municipium. Sebbene la popolazione dominante fosse autoctona, vi erano molti cittadini che avevano lo Ius Italicum (un diritto che concedeva alle città fuori dal suolo italico lo status che avevano i centri della penisola). Durante il governo dell’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.), Stobi coniò le proprie monete che furono utilizzate nel commercio locale fino al regno dell’imperatore Elagabalo (218-222 d.C.).
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce diversi edifici di questo periodo, come il teatro, le mura difensive, il sistema di approvvigionamento idrico, la sinagoga, la cosiddetta Casa Romana, parti di strade, un edificio sottostante la Basilica Civile e l’edificio pubblico ad arcate noto con il nome di “Foro Romano”. Le esplorazioni indicano che la città fu distrutta nella seconda metà del III secolo. Anche se non si esclude un terremoto, la ragione di questa devastazione viene solitamente attribuita ai Goti e agli Heruli che devastarono i Balcani nel 267/9 d.C. Dopo la catastrofe, la città fu ricostruita e nel corso del IV e del V secolo. La maggior parte degli edifici visibili oggi, appartengono a questo periodo.
Stobi e il cristianesimo
Uno degli eventi più significativi nella storia di Stobi è la comparsa del cristianesimo. Il nome del primo vescovo Budius è ricordato nel primo concilio ecumenico di Nicea del 325 d.C.. L’antica basilica episcopale di Stobi fu costruita nel IV secolo ed è considerata la più antica chiesa cristiana dell’odierna Repubblica della Macedonia del Nord. Nel 388 d.C. l’imperatore Teodosio I visitò Stobi e pubblicò due editti che vietavano le riunioni di eretici e le discussioni pubbliche sulla religione. L’architettura sacra scoperta durante gli scavi, in particolare la Basilica episcopale del Vescovo Filippo del V secolo, evidenzia come Stobi fosse un importante centro cristiano con tradizioni consolidate.
Il cittadino più famoso di Stobi visse nel V secolo: il suo nome è Ioannes Stobaeus ed è conosciuto come uno studioso che compilò un’antologia di quattro libri che raccoglieva la letteratura da Omero al V secolo. Il suo lavoro è molto utile perché ha conservato numerosi estratti di opere antiche perdute.
Nel 447 d.C. Stobi fu distrutta dagli Unni come molte altre città dei Balcani. L’evento, riportato dalle fonti, segnò l’inizio di un periodo turbolento e il graduale abbandono di Stobi che, secondo gli studi, dal VI secolo non venne più abitata. Rimase inerte, sconosciuta e praticamente intatta fino a metà del XIX secolo, quando la scoprì lo storico francese Leon Heuzey. Oggi Stobi è uno dei siti archeologici più popolari e visitati del paese.
Il ricco patrimonio archeologico di Stobi: cosa vedere
Una delle attrazioni principali di Stobi è il Teatro Romano del III secolo d.C., davvero ben conservato. Poteva ospitare oltre 7.000 persone ed è stato il primo reperto ad essere ritrovato durante gli scavi degli archeologi che ispezionarono l’area dal 1924 in poi. È uno degli edifici più imponenti mai costruiti in città. Si trova alla periferia sud di Stobi. Il consueto programma di spettacoli prevedeva combattimenti tra gladiatori, cacce agli animali, mimi e danze.
Gli spettatori entravano nell’edificio attraverso gli ingressi esterni che conducevano alle sale sottostanti l’auditorium. Da queste sale si raggiungevano i posti a sedere raggruppati in 33-35 file e divisi in due zone da un percorso centrale. Oggi la parte superiore è identificata solo dai resti della costruzione di sostegno. I nomi delle famiglie e delle persone che visitavano il teatro sono incisi sui sedili di marmo. Gli spettatori delle prime file erano protetti da una barriera di rete, come si può dedurre dai fori dei pali sul podio e su alcuni sedili. L’edificio scenico era alto circa 13 metri e la sua facciata era decorata con colonne di marmo rosa su due livelli.
Alla fine del III secolo, un forte terremoto danneggiò la struttura del teatro, abbandondato alla fine del IV secolo, divenendo al contempo una discarica e una cava. La maggior parte dei blocchi di materiale fu utilizzata per la costruzione del nuovo muro di fortificazione sul lato orientale della città e per alcune basiliche realizzate nei secoli successivi. Nel VI secolo, l’area del teatro era solo un tumulo di macerie su cui erano state costruite modeste case. Rimase nell’oblio fino agli anni 1924-1934, quando furono intrapresi i primi scavi.
La Basilica Episcopale
Ad Ovest del teatro si trova l’edificio cristiano più significativo di Stobi, la Basilica Episcopale. Gli scavi l’hanno riguardata per la prima volta nel 1918, e da allora ci sono state diverse campagne: nel 1924-25, 1927, 1934, 1970-78, negli anni ’80 e ’90. Si ritiene che sia stata fatta costruire dal Vescovo Budius, che partecipò al primo concilio ecumenico di Nicea nel 325 d.C.. La basilica quindi dovrebbe essere stata eretta nella metà del IV secolo, dato che la rende la chiesa più antica della Macedonia. Ha una concezione a tre navate, in cui quella centrale è divisa dalle navate laterali da un colonnato. Più tardi la basilica fu ampliata verso Est, mentre le pareti Sud e Nord furono ricostruite. Il pavimento era decorato da un mosaico diviso in tre zone, con un’iscrizione che menziona il vescovo Eustazio come committente della ricostruzione.
La Domus Fulonica
Chiamata anche Officina Tessile, si trova sulla via principale di Stobi. Il suo nome deriva dal ritrovamento, durante gli scavi de 1934, di alcune conchiglie. Gli studiosi ritennero che fossero utilizzate per la produzione di tintura viola, motivo per cui l’edificio fu considerato come un’officina tessile.
La Basilica Civile
Era il fulcro della vita amministrativa e commerciale della città. La Basilica Civile ha un impianto architettonico a tre navate, senza elementi cristiani. I primi scavi furono effettuati nel 1937 e successivamente nel 1956 e 1957. Sono state determinate sette fasi costruttive ed è stato definito il carattere non sacro della basilica a partire dall’ultima fase.
Durante questi scavi, sotto l’abside dell’edificio sono stati scoperti oggetti in bronzo del V secolo a.C.. Nell’area sottostante la navata centrale è stato rinvenuto invece il muro di un edificio più antico, sui cui è stato ritrovato il dipinto di un’anatra selvatica, risalente al I secolo d.C., mentre gli scavi effettuati all’inizio degli anni ‘70 hanno rivelato strati ellenistici del III e del II secolo a.C.. Nel 2001, 2004 e 2005 sono stati effettuati nuovi scavi e interventi di conservazione della basilica. Durante le campagne sono state portate alla luce ben 18 tombe, datate tra l’XI e il XIII secolo.
Le altre strutture più importanti del sito si trovano tutte lungo la strada principale dell’antica città: le Thermae Minore, il Battistero e il Palazzo di Teodosio, la via Sacra e il cosiddetto Foro Romano o Edificio con gli Archi, particolarmente importante per i mosaici e le statue dorate ritrovate durante i recenti scavi, effettuati nei primi anni 2000. Quest’ultima struttura non è ancora stata ancora completamente scoperta e nel tempo potrà sicuramente restituire preziose informazioni agli studiosi.
La Basilica Sinagoga
È una basilica paleocristiana situata a sud della Basilica Civile, costruita alla fine del IV o all’inizio del V secolo d.C.. Il nome dell’edificio deriva dal fatto che sotto la Basilica si trovino i resti di due sinagoghe più antiche. Gli scavi del complesso sono stati effettuati nel 1931 e nel 1970-74. Ha tre navate separate da colonnati e un pavimento fatto di piastrelle e lastre di arenaria. Nell’altare si trovava un reliquiario con una bocca a forma di croce. A Est dell’atrio si trova un nartece e a Sud un paio di altri ambienti che comunicano con la Casa del Policarmo, da cui si può accedere direttamente alla basilica.
La Casa del Policarmo
La Casa di Policarmo è stata scoperta attraverso gli scavi effettuati nel 1931-1933 e successivamente, durante quelli del 1965 e del 1970. Il nome deriva dai rapporti con la sinagoga, ossia la possibilità che il peristilio e il triclinio fosserp le stanze che Policarmo costruì per sé, come ci informa un’iscrizione nell’atrio della Basilica. L’edificio è particolarmente apprezzato per i suoi mosaici di grande pregio.
Il Palazzo di Teodosio
L’edificio residenziale più rappresentativo di Stobi si trova nel centro della città, tra le vie Principalis Inferior e Principalis Superior. Il nome è stato attribuito all’ipotesi che l’imperatore Teodosio I abbia alloggiato qui durante la sua visita a Stobi nel 388 d.C.. Il palazzo è diviso in due parti non collegate da ingressi comuni. La parte nord è l’area più attraente del palazzo. Le stanze con pavimenti a mosaico sono disposte intorno alla corte aperta circondata da colonne.
Anche il pavimento della corte e quello dei corridoi intorno ad essa sono decorati da mosaici. All’estremità orientale del peristilio è stata ritrovata una piscina recintata con blocchi di marmo rosa. Sopra la vasca si trovano nicchie e basi di marmo un tempo decorate con sculture. I famosi satiri in bronzo di Stobi sono esposti al Museo Nazionale di Belgrado, così come le sculture in bronzo di Apollo, Afrodite e Lar e la testa in marmo di Serapide. Questi manufatti sono stati rinvenuti all’interno della piscina. È interessante sottolineare che alcuni di essi, come i satiri, siano stati realizzati durante il periodo ellenistico (II secolo a.C.) e che il palazzo invece fu costruito nel IV secolo d.C. A sud-est del palazzo sono state scoperte due camere con dei resti umani al loro interno, motivo per cui si ritiene fossero delle prigioni.
Visitare Stobi: informazioni utili
Stobi si trova a meno di 100 km da Skopje, la capitale della Repubblica della Macedonia del Nord, ed è comodamente raggiungibile in treno o autobus dalla capitale macedone. Il treno locale ti porterà proprio a Stobi mentre l’autobus e il treno veloce si fermano a Negotino – 13 km a sud di Stobi, e a Gradsko – 5 km a nord del sito. Di solito però, gli autisti dell’autobus, se gli si chiede, fanno uno strappo alla regola e lasciano scendere i passeggeri nei pressi degli scavi.
Il sito archeologico è aperto ai visitatori tutti i giorni dalle ore 8.00 alle 18.00 e per prenotare la visita puoi fare affidamento sul sito ufficiale o chiamare i numeri +389 43 251 088 o +389 75 210 752
Prezzo del biglietto:
- Adulti 180 MKD (3 €)
- Alunni, studenti e anziani 60 MKD (1 €)
- Gratis per bambini sotto i 6 anni
- Ingresso per gruppi: Adulti – gruppi di oltre 10 persone – 150 MKD (2,5 € a persona).