La rinascita di Palmira: il celebre sito archeologico si prepara a riaprire

Dopo le due occupazioni dell'ISIS, l'antica città della Siria si prepara a riaprire le porte ai turisti

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Redazione

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Pubblicato: 1 Settembre 2018 17:13Aggiornato: 1 Settembre 2018 17:13

Dopo due occupazioni dell’ISIS e svariati reperti distrutti, la città di Palmira si prepara a riaprire al pubblico. Il sito archeologico è infatti in fase di restauro.

L’antica città di Palmira, in Siria, tornerà ad aprire le proprie porte ai turisti. Il noto sito archeologico ripartirà da zero, per così dire, dopo un duro lavoro di restauro, necessario dopo gli attacchi delle milizie dell’ISIS. I danneggiamenti avvennero tra il 2015 e il 2016, con immagini drammatiche che fecero il giro del mondo, ma nel 2019 tutto dovrebbe tornare alla normalità, per quanto possibile.

L’annuncio è stato dato da Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, che ha spiegato come le autorità abbiano un progetto volto a porre rimedio ai danni causati all’antica città di Palmira. Un sito di immane importanza, crocevia di culture nel corso dei secoli, da quella greca all’islamica, passando per romani e persiani.

Denominata in antichità la Sposa del Deserto, rappresentando una sorta di oasi per i viaggiatori e mercanti che si cimentavano nell’attraversamento delle regioni desertiche della Siria. Nel 1980 venne dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ma nel 2013 si ritrovò inserita in una lista ben più spiacevole, quella dei siti del patrimonio mondiale in pericolo.

Le ragioni sono da ricercare nella guerra civile siriana scoppiata nel 2011, che ha in seguito portato all’ascesa dell’ISIS. Il gruppo occupa Palmira nel maggio del 2015, distruggendo i suoi preziosi reperti. Il mondo ha visto andare in frantumi le colonne della Valle delle Tombe, il Tempio di Baalshamin, il Tempio di Bel e l’Arco di Trionfo.

Palmira

Un colpo durissimo al patrimonio culturale mondiale, per un attacco spregevole che portò alla decapitazione di Khaled al-Asaad, archeologo responsabile del sito. L’esercito di Assad interviene e ha la meglio, ma una nuova occupazione avviene nel marzo del 2016, per concludersi soltanto nel dicembre dello stesso anno.

La Siria è oggi tornata in possesso della propria città, ed è ora possibile tornare a guardare al futuro. A favorire il tutto sarebbe il sostegno dell’Unesco (e non solo), come dichiarato da Barazi a Sputnik News: “Abbiamo ricevuto offerte anche da potenze mondiali per ripristinare le opere e il valore storico di Palmira. Ritengo che la città possa tornare ad ospitare turisti a partire dall’estate del 2019. Si tratta della storia del mondo intero e non appartiene solo alla Siria”.

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I lavori sono già in corso e, ad oggi, l’Unesco è intervenuta con 150mila dollari per il recupero del Portico del Tempio di Bel. Nell’ottobre del 2017 è stato invece completato il restauro del leone di Al-lāt (scultura del I secolo d.C.) da parte del Museo Nazionale di Damasco. Anche l’Italia ha avuto il proprio ruolo, con dei ricercatori nostrani protagonisti del restauro di due statue funerarie dal duplice valore, storico e morale. Queste vennero infatti nascoste fuori dalla città da Khaled al-Asaad, che fino all’ultimo provò in tutti i modi a tutelare questo patrimonio della Terra.