Le rovine della capitale ittita di Hattuša

Per gli appassionati di archeologia, la capitale ittita di Hattuša è una vero è proprio paradiso. Ecco come visitarla

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Redazione

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Per quanto l’uomo della strada abbia poca familiarità con la nobile scienza dell’archeologia e generalmente consideri la professione eccitante solo sul grande schermo, meglio se interpretata da qualche grande nome di Hollywood, il fascino che le sue scoperte esercitano è indiscusso e globale.

I due secoli scorsi ne sono stati testimoni, con una sorta di frenesia storico-escavatrice che ha furoreggiato a lungo per il Vecchio Mondo e ha riportato alla luce meraviglie credute ormai perdute – o meglio ancora mai conosciute – dell’antichità, e uno di quei tanti siti che hanno catturato e ancora catturano l’immaginario collettivo è Hattuša, la fu capitale degli ittiti dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, situata nell’odierna Turchia nei pressi del villaggio di Boğazkale, a 145km circa da Ankara. Ricche tanto di storia quanto di fascino, le rovine della grande città attirano ogni anno centinaia di migliaia di visitatori e sono una meta imperdibile per gli appassionati di storia – antica o meno che sia.

La riscoperta delle rovine di Hattuša

Anche la storia che porta alla scoperta della capitale degli Ittiti esercita grande fascino, quasi quanto quella della città stessa, e si ricollega a quell’epoca di grandi scavi Europei di cui abbiamo fatto menzione.

La lunga strada verso Hattuša è stata aperta nel 1834 dall’architetto francese Charles Félix Marie Texier, esploratore già di fama ed esperienza, che ne scoprì per primo il sito seguendo le indicazioni lasciate da Erodoto e Strabone nelle proprie opere; nel 1848 egli pubblicò un resoconto delle proprie scoperte, confermate due anni dopo da un collega inglese e in seguito dalla scoperta nel 1887 delle cosiddette Lettere di Amarna, alcune delle decine di migliaia di tavolette cuneiformi che a tutt’oggi vengono scoperte nel sito e ci parlano di quei tempi.

I primi scavi veri e propri cominciano però nel 1894 con un altro francese, Ernest Chantre, e continueranno due sole interruzioni dovute alle Guerre Mondiali, riportando alla luce sempre più elementi di quel misterioso (e ad allora pressoché sconosciuto) impero. Alla data odierna, questi scavi hanno riportato alla luce buona parte della Città Alta, parti delle grandi mura difensive e i massicci blocchi che le componevano, i grandi portali d’accesso (il meglio conservato di questi prende il nome di Porta dei Leoni dalle due statue leonine che le fanno da guardia), i templi e il palazzo del sovrano – tutte accuratamente disposte secondo quello che doveva essere uno studiato piano urbanistico, come si confà ad una capitale di questo calibro.

Come visitare le rovine di Hattuša

Naturalmente non ci si limita alle meraviglie architettoniche in questo genere di scavi, ma la maggior parte dei reperti più fragili o comunque più semplici da trasferire e conservare è stata rilocata nei musei archeologici di Ankara e Istanbul – se si desidera quindi non perdersi nulla della grande città di Hattuša, consigliamo di prestar loro visita prima di procedere verso il sito stesso, facendo scalo alla capitale turca e poi prendendo il servizio pullman che conduce sul luogo, o in alternativa usufruendo dei vari servizi tour guidati in offerta.

Buon viaggio!