Camminando in Italia: la Via degli Abati, da Pavia a Pontremoli

La Via degli Abati: da Pavia a Pontremoli, collegava in passato Bobbio e Pontremoli ed era quotidianalmente percorsa da pellegrini in cerca di pace interiore

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Priscilla Piazza

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Laureata in cinema, teatro e spettacolo multimediale, oggi lavora come redattrice e social media manager freelance

Pubblicato: 14 Giugno 2024 10:44

Percorrere la Via degli Abati è come fare un viaggio nella storia attraverso il territorio delle Marche. La Via degli Abati, infatti, è un antico percorso storico che attraversa le colline e i borghi medievali di questa splendida regione e ancora oggi è uno dei percorsi più belli da intraprendere per un’esperienza a contatto con la natura.

Questa strada, un tempo utilizzata dai monaci e dagli abati che si spostavano tra i loro monasteri, offre oggi ai visitatori l’opportunità di immergersi nella storia e nella cultura di questa affascinante zona.

Borgo di Sarnano
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Vista del borgo di Sarnano

La storia della Via degli Abati

La Via degli Abati va da Pavia a Pontremoli e si snoda in mezzo alle foreste, ai campi, laghi e monti per una distanza totale di circa 190 chilometri. Durante il percorso i pellegrini che percorrono questa via possono vedere cittadine come Coli, Bobbio, Pometo, Broni, Caminata, Borgotaro, Castana e tanti altri. Inoltre il sentiero percorre il territorio delle province di Pavia, Piacenza, Massa Carrara e Parma. Si tratta di un percorso lungo ed è per questo che da molti questo itinerario è considerato molto più difficile da completare rispetto alla celebre Via Francigena, basti pensare che il dislivello presente sulla Via degli Abati è di circa 6 chilometri.

Durante la percorrenza i viaggiatori potranno ammirare gli splendidi Appennini Tosco-Emiliani, le valli della zona, i laghi situati in mezzo alle foreste, vari sentieri che esistevano già migliaia di anni addietro e persino mulattiere contadine. Il tratto finale, che collega Bobbio e Pontremoli, presenta delle segnalazioni tipiche della CAI: bande in posizione orizzontale dal colore bianco-rosso.

Le origini della Via degli Abati risalgono al Medioevo, quando la regione delle Marche era dominata da potenti abbazie e monasteri. Questi centri religiosi giocavano un ruolo fondamentale nella vita sociale ed economica dell’epoca, fungendo da luoghi di culto, ma anche di apprendimento e di assistenza per i fedeli. La Via degli Abati collegava questi importanti siti monastici, permettendo agli abati e ai monaci di spostarsi agevolmente tra le loro sedi.

Come percorrere la Via degli Abati

Il percorso della Via degli Abati attraversa numerosi borghi medievali, ognuno dei quali custodisce tesori storici e architettonici da scoprire. Sulla maggior parte dei navigatori satellitari la Via degli Abati è referenziata ed è presente in quasi tutte le cartine che indicano i maggiori itinerari religiosi situati in Italia.

Nella maggior parte il sentiero si snoda su un fondo in terra battuta e solo in qualche tratta esso prosegue lungo parti di strada asfaltata. Da Pavia bisogna proseguire sul sentiero che conduce a Broni, una cittadina situata a circa 30 chilometri di distanza da Pavia. A Broni è possibile riposare, fare rifornimento di viveri oppure trascorrere la notte. La prossima fermata è nel Comune di Castana, una piccola cittadina situata in mezzo ai boschi dell’Italia centro-settentrionale.

Da qui i viaggiatori dovranno raggiungere prima Canevino, un borgo nel quale ammirare il silenzio, e quindi, Pometo, anch’esso situato in una zona forestale. Ne seguiranno le località di Caminata, Romagnese e infine Bobbio, l’ultimo grande centro urbano prima di raggiungere Pontremoli. Molti dei pellegrini si fermano qui, ma volendo si può proseguire per la cittadina di Coli, per poi raggiungere Bardi, Borgotaro e Pontremoli. Sono quasi 200 chilometri di cammino, ma una volta arrivati a destinazione i viaggiatori vorranno tornare di nuovo a percorrere i passi degli abati del passato.

Cosa vedere sul cammino

Uno dei principali spot da non perdere lungo la Via degli Abati è l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, un maestoso complesso monastico costruito in stile romanico-gotico, rappresenta senza dubbio una tappa imprescindibile. Questo maestoso edificio, costruito tra il XII e il XIII secolo, incarna perfettamente lo splendore architettonico dell’epoca medievale. La facciata in pietra bianca, impreziosita da eleganti decorazioni, e l’imponente campanile a torre evocano un senso di maestosità e di spiritualità che affascinano i visitatori. Addentrandosi all’interno dell’abbazia, si può ammirare la bellezza degli interni, caratterizzati da navate spaziose e da un delicato gioco di luci e ombre. Elementi gotici come le alte finestre a sesto acuto si fondono armoniosamente con le tipiche forme romaniche, creando un insieme architettonico di straordinaria eleganza.

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
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Il chiostro dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Il Borgo di Sarnano, arroccato sulle colline marchigiane, offre ai visitatori un’opportunità unica di immergersi nel fascino intatto del Medioevo. Percorrendo le sue strade acciottolate e ammirando le sue case in pietra e mattoni, si ha l’impressione di essere stati catapultati indietro nel tempo. L’architettura del centro storico, con le sue torri e le sue piazze, rimanda a un’epoca in cui il borgo era un importante centro strategico e commerciale. Esplorando le viuzze e le piazzette, si scoprono piccoli tesori nascosti, come antichi palazzi nobiliari e chiese che conservano opere d’arte di grande valore. Ma ciò che rende davvero unico il Borgo di Sarnano è la sua autenticità: qui il tempo sembra essersi fermato, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi completamente nella storia e nella cultura di un passato ancora vivo e tangibile.

L’Eremo di San Leonardo al Volubrio invece è situato in una gola scavata dal fiume Volubrio, le sue modeste strutture in pietra, addossate alla parete rocciosa, trasmettono un’atmosfera di semplicità e meditazione, riflettendo lo stile di vita austero dei monaci che un tempo vi dimoravano. Addentrandosi nell’eremo, si può ammirare la piccola chiesa rupestre, con il suo altare scolpito nella roccia e le affascinanti decorazioni medievali.

Infine, un’altra tappa da non perdere è quella al Santuario di Macereto che rappresenta un importante luogo di culto che attira numerosi pellegrini provenienti da tutto il mondo. Questo maestoso complesso architettonico, costruito tra il XV e il XVI secolo, incarna la devozione e la fede della gente marchigiana. La sua facciata in pietra, impreziosita da eleganti decorazioni rinascimentali, trasmette un senso di solennità e di grandiosità. All’interno, la chiesa custodisce preziose opere d’arte, tra cui affreschi, altari e sculture che testimoniano la ricchezza artistica di questo luogo sacro. Oltre alla sua importanza religiosa, il Santuario di Macereto rappresenta anche un importante polo di attrazione culturale, che offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nella storia e nelle tradizioni della regione.

Cosa mangiare nelle Marche

La Via degli Abati offre ai visitatori anche una straordinaria opportunità di scoprire e apprezzare le specialità culinarie della regione Marche. Questa zona è infatti custode di una ricca tradizione gastronomica, frutto di secoli di storia e di un forte legame con il territorio.

Un elemento cardine di questa cucina è senza dubbio il prosciutto di Sarnano, un salume di altissima qualità prodotto ancora secondo antiche metodologie di lavorazione. Il suo sapore intenso e delicato lo rende un prodotto unico, perfetto da gustare da solo o in abbinamento a formaggi (come il formaggio di Fossa) e pani locali.

Un’altra icona della gastronomia marchigiana sono senza dubbio le olive ascolane. Queste olive verdi, ripiene di una deliziosa farcia di carne e fritte in olio extravergine di oliva, rappresentano un vero e proprio must da assaggiare durante il viaggio.

Accanto a queste specialità di origine antica, troviamo anche piatti più complessi, come il Vincisgrassi, una lasagna tipica della zona di Macerata, realizzata con pasta all’uovo e un ricco ragù a base di carne, funghi e spezie.

Infine, non possiamo dimenticare l’importanza dei contorni a base di verdure, spesso conditi con un saporito mix di aceto, aglio e olio extravergine di oliva. Broccoli, carciofi e melanzane in agrodolce sono solo alcuni degli esempi di questa tradizione.

Ad accompagnare questa straordinaria offerta gastronomica, troviamo i vini delle Marche, una vasta selezione di etichette di altissima qualità, come il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Rosso Conero e il Piceno. Vini prodotti con uve locali, in grado di esaltare ulteriormente i sapori della cucina marchigiana.