San Lorenzo in Banale, il borgo della “ciuìga”

Nel Parco Naturale Adamello-Brenta, troviamo un paese che è un mosaico di contrade, unite dall'atmosfera rurale e dalla ciuìga, un insaccato unico

Foto di Emma Santo

Emma Santo

Giornalista specializzata in Travel

Giornalista pubblicista, web content editor e storyteller, scrive di viaggi, enogastronomia, arte e cultura. Per lei, scrivere è come viaggiare.

Pubblicato: 28 Ottobre 2022 11:27

San Lorenzo in Banale ha più di una caratteristica che lo rende irresistibile. È immerso nella meravigliosa cornice naturale del Parco Naturale Adamello-Brenta, figura nella lista dei Borghi più Belli d’Italia, è riuscito a conservare pressoché intatta la sua anima rurale e sembra avere un potere rigenerante in chi lo visita. Ma la peculiarità del luogo sta soprattutto nelle sette ‘ville’ (gli antichi feudi) che lo compongono come un mosaico, ciascuna con la sua identità, come tanti micro villaggi raccolti in un solo paese.

Passeggiando tra le case in pietra e legno che sfoggiano la tradizionale architettura alpina, in perfetta armonia con il paesaggio che le avvolge, tra vie anguste, cappelle, porticati e strade acciottolate, salta agli occhi l’unicità di ogni contrada, ognuna con le proprie usanze. Se potete, visitate questo gioiello del Trentino in autunno, quando l’aria frizzantina si impregna dei profumi della legna, dei pascoli e della ciuìga, protagonista di una sagra che si tiene proprio in questo periodo dell’anno.

La Sagra della Ciuìga, quando i sapori raccontano storie

Ogni anno, nell’ultima settimana di ottobre, a San Lorenzo Dorsino (comune in provincia di Trento nato nel 2015 dalla fusione di San Lorenzo in Banale e Dorsino) si svolge la Sagra della Ciuìga, la quattro giorni dedicata a un insaccato preparato esclusivamente in questa zona dell’altopiano, secondo una ricetta secolare che unisce sapientemente la carne suina alle rape (quest’anno si terrà dal 29 ottobre al 1° novembre).

Una festa collettiva che recupera i valori semplici del passato prende vita tra i vicoli e sotto i caratteristici vòlt, riempiendo il borgo di bancarelle ricche di prodotti locali, musica, rievocazioni di antichi mestieri, tante occasioni di divertimento per i bambini, menu speciali, degustazioni e visite guidate alla scoperta dei sapori e della bellezza di questi luoghi incastonati nel verde come gemme.

Affascinante è la storia della ciuìga che, secondo i racconti popolari, fu inventata intorno al 1875 da Palmo Donati, un macellaio del borgo, spinto, in un tempo di povertà, dalla necessità di trovare un companatico a buon mercato da mescolare alla carne, sempre troppo scarsa. Il gusto delicato delle rape non alterava né copriva quello del maiale, di cui si utilizzavano all’epoca le parti meno pregiate e, inizialmente, veniva aggiunto il sangue. Per rafforzare il sapore venne arricchito con aglio, pepe nero e sale, con un tocco finale dato dall’affumicatura. Il risultato era questo insaccato dalla forma simile a una pigna. Da qui il nome, perché ciuìga significa ‘pigna’ nel dialetto locale.

Oggi questa specialità si è riscattata dal passato di austerità, ottenendo l’ambito presidio Slow Food. La ricetta originale si è evoluta, la ciuìga viene preparata con carni di suino scelte e una modesta quantità di rape, si può gustare cotta o cruda, e magari esaltarne il sapore accompagnandola a purè di patate e al ‘capus’ (cavolo cappuccio) tagliato molto sottile. Riserva Biosfera Unesco grazie alla sua biodiversità, questa terra è anche casa di tante piccole aziende agricole che coltivano, allevano e creano nel rispetto del territorio e dei suoi cicli vitali, per preservarne la bellezza e il valore.

Fonte: Ufficio Stampa
La ciuìga, insaccato tipico di San Lorenzo in Banale

Viaggio a ritmo lento, al passo con la natura

San Lorenzo in Banale si trova all’ingresso della Val d’Ambiez, considerata la porta d’accesso alle Dolomiti di Brenta, a una quarantina di minuti di auto da Trento. La tappa perfetta per chi desidera rallentare e seguire il passo della natura, camminando tra alpeggi e sentieri di montagna, per poi tornare nel borgo e scoprire cos’è che lo rende così squisitamente unico.

Il consiglio di chi ci abita, per vivere un’esperienza decisamente autentica, è di provare a camminare per il paese senza una meta precisa, perdendosi tra le strette viuzze, gli avvolti e le fontane di pietra, dove un tempo si riunivano le donne del posto per lavare i panni, mentre gli uomini lavoravano nei campi. Andate poi in cerca della chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, con gli splendidi affreschi dei Baschenis, famiglia di artisti del XVI secolo, della Casa del Parco “C’era una volta”, che racconta la vita contadina nel borgo, e del teatro comunale, nella vecchia chiesa sconsacrata di San Lorenzo. Lungo le vie troverete anche qualche bottega e atelier dove acquistare originali souvenir artigianali.

Ovviamente non mancano all’appello gli itinerari nella natura. A poca distanza dal borgo ci sono molti sentieri di trekking, percorsi in mountain bike e pareti di arrampicata. La silenziosa cornice della Val d’Ambiez è perfetta per ritrovare l’equilibrio psicofisico con rilassanti sessioni di yoga all’aperto, di ‘perception walking’ e stretching. Infine, concedetevi una passeggiata di un’ora circa nell’Oasi Naturalistica del Lago di Nembi, ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Un luogo incantato e incontaminato, dove rigenerarsi completamente, magari completando l’escursione con una degustazione di prodotti tipici, inclusa la prelibata ciuìga.

Fonte: Ufficio Stampa
Le tipiche case in legno e pietra dell’architettura alpina