Castel del Rio e le meraviglie del fiume Santerno

Tra architettura e natura alla scoperta di un territorio di frontiera tra Toscana ed Emilia Romagna

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Lorenzo Calamai

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Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Novantanove lunghi chilometri: sono quelli che il fiume Santerno percorre dalla sua sorgente presso il Passo della Futa, il valico tra Mugello e Romagna toscana che è anche il luogo dirimente fra Appennino tosco-emiliano e Appennino tosco-romagnolo.

Al centesimo chilometro di percorso, si getta nel Reno, il fiume più lungo dell’Emilia-Romagna. Le sue acque finiranno poi nell’Adriatico.

Un territorio variegato, quello che attraversa il Santerno, punteggiato di mulini: ancora nel Novecento si contavano 74 mulini lungo il suo corso, di cui ben 59 dedicati a trasformare in farina le castagne, prodotto simbolo del territorio appenninico.

La maggior parte di questi si trovava nell’alta valle del Santerno, in quel territorio di confine con la Toscana: ben 46 si trovavano infatti nel comune di Firenzuola, in provincia di Firenze ma distante 60 chilometri dal capoluogo, uno dei centri più rilevanti lungo il corso di un fiume che, per la poca antropizzazione dei territori che attraversa nella sua parte iniziale, ha una qualità delle acque molto alta, tra le migliori di tutti gli affluenti del Reno.

Il suo fluire accarezza le sponde di un territorio aspro, con montagne dai fianchi torniti dal secolare scorrere delle acque, spettacolari cascate, vestigia di una civiltà contadina protagonista di questo territorio in tempi non troppo lontani e un borgo medievale che ospita opere dell’ingegno uniche nel suo genere.

Fonte: Lorenzo Calamai
Le acque azzurre del fiume Santerno, gettonata meta balneare in estate

Castel del Rio

Nella parte montana del versante romagnolo del corso del Santerno, a metà strada tra Firenzuola e Imola, sorge il piccolo borgo di Castel del Rio, in provincia di Bologna.

Poco più di un migliaio di anime presidiano questo angolo della regione, che possiede comunque una storia millenaria: le origini dell’insediamento sono addirittura celtiche, risalgono al V sec a.C.

Tutto il centro storico, invece, è di origine medioevale, periodo di massimo splendore della cittadina.

Castel del Rio nasce originariamente come mercato sulle rive del fiume, al cospetto della prima residenza nobiliare degli Alidosi, famiglia nobile feudataria del territorio. Anticamente la rocca dei signori sorgeva in cima alla collina alle spalle del borgo, dove ancora oggi rimane il rudere ancora visibile conosciuto come Castellaccio, che troneggia sulle case e sui palazzi dei secoli successivi.

Oltre alle tracce più visibili dell’antichità, Castel del Rio porta anche le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale: in questa zona si era arroccata la Linea Gotica e l’occupazione nazista fu particolarmente aspra, con omicidi, deportazioni, scontri civili e ingenti distruzioni portate dai bombardamenti aerei. Il 27 settembre 1944 Castel del Rio fu il primo comune della provincia di Bologna liberato dagli Alleati.

I grandi monumenti che contraddistinguono il paese sono comunque cinquecenteschi: oltre i vicoli del ben conservato centro storico, il Palazzo Alidosi e il Ponte Alidosi sono due opere di Rinascimento fiorentino piuttosto ambiziose e quelle che colpiscono l’occhio dei visitatori.

Fonte: Lorenzo Calamai
Il temerario arco del Ponte Alidosi. All’interno ci sono 5 stanze usate nel medioevo come celle e per la riscossione delle tasse

Il Palazzo non venne mai completato definitivamente. La sua paternità architettonica è oggi oggetto di discussione. Alcuni indicano il Bramante come progettista del castello, altri Antonio da Sangallo il Vecchio o il di lui nipote Francesco da Sangallo. Dei quattro bastioni previsti dal progetto originale ne furono realizzati solo due, ancor’oggi visibili. Al suo interno merita una visita il rinascimentale Cortiletto delle Fontane, con tre fontane e un bel loggiato sorretto da colonne di arenaria. Il Palazzo, completamente restaurato, troneggia imponente al centro della via principale del borgo, ed è oggi sede comunale, biblioteca e sede del Museo della Guerra e della Linea Gotica, del Museo del Castagno e il centro di educazione ambientale Animal Tower. È aperto per visite nei giorni festivi dalle 14 alle 18, su prenotazione nei giorni feriali.

Il Ponte, insignito del titolo di monumento nazionale, è stato recentemente restaurato ed è dotato di un’unica campata, con la classica forma arcuata a schiena d’asino, particolarmente ripida, tipica dei ponti di epoca medievale. È costituito da un’unica arcata di 42 metri e una freccia di 19, che gli conferiscono un aspetto ardito e unico. Al suo interno si trovano ben cinque stanze, utilizzate in epoca medioevale e oggi aperte per la visita dall’amministrazione comunale in poche date predisposte.

Sorge proprio sul corso del Santerno ed è probabilmente il più noto punto di attraversamento del fiume. Gli Alidosi, che avevano perso la signoria di Imola, lo fecero costruire nel 1499 per dar prova della loro persistenze potenza e presa su Castel del Rio, a cui il ponte fruttò discreti vantaggi economici. Oggi il ponte domina una zona ben tenuta sulle rive del fiume, una vera e propria spiaggia urbana dove potersi rilassare in estate, rinfrescarsi all’ombra delle acacie e fare un tuffo nella piscina naturale che si è creata ai piedi di uno strano masso a forma di fungo. Questo tratto del Santerno viene anche utilizzato per allenamenti di kayak.

La Cascata di Moraduccio

A circa 7 chilometri di distanza da Castel del Rio, risalendo il Santerno in direzione del confine con la Toscana lungo la Strada provinciale 610, si trova una delle più straordinarie meraviglie naturali e acquatiche dell’Appennino toscoromagnolo.

Si tratta della Cascata di Moraduccio, un salto di un paio di decine di metri compiuto da uno degli affluenti del fiume per unire le proprie acque a quelle del più imponente corso.

Per raggiungerla occorre parcheggiare l’auto a bordo strada poco dopo il cartello che annuncia la fine dell’abitato di Moraduccio. Scendendo a piedi lungo la strasa asfaltata ma chiusa al traffico che si apre sulla destra si raggiunge prima un ponticello e poi, in poche decine di metri, una spiaggia sassosa al cospetto della cascata.

La Cascata di Moraduccio, a pochi chilometri da Castel del Rio

Qui il piccolo Rio dei Briganti si getta per circa 30 metri nel vuoto prima di unirsi al Santerno in un’ampia piscina che d’estate viene affollata da decine e decine di bagnanti che si godono la frescura e la tranquillità dell’ambiente riparato. Il periodo ideale per visitare la Cascata di Moraduccio è infatti la tarda primavera, quand’è già abbastanza caldo per non disdegnare un tuffo, ma non ancora abbastanza da richiamare una gran folla e la cascata ha ancora molta acqua.

Anche nei giorni più freddi, però, la Cascata di Moraduccio rimane uno spettacolo affascinante e, anzi, quando la portata del modesto Rio dei Briganti è più ampia e i fianchi delle colline si sono appena tinti del timido verde delle nuove foglie primaverili il contesto dà allora il suo meglio.

Il Borgo di Castiglioncello

L’Appennino Tosco-romagnolo è un luogo rimasto fermo nel tempo in molti dei suoi elementi umani, mentre la componente naturale la fa da padrona. È un ambiente che si è andato spopolando nel corso degli anni: dalla metà del Novecento in poi piccoli paesi di contadini, dediti all’agricoltura e all’allevamento, sono lentamente scomparsi.

Uno di questi, Castiglioncello, arroccato su un colle sulle rive del Santerno, porta ancora le vestigia del tempo che fu.

Fonte: Lorenzo Calamai
Il borgo fantasma di Castiglioncello

Il borgo fantasma di Castiglioncello, infatti, è un vecchio paese di origine medioevale che sorge sulla collina di fronte al corso del fiume, abbandonato oramai dal secondo dopoguerra.

Per raggiungerlo, dovete recarvi alla Cascata di Moraduccio e una volta giunti al ponte pedonale sul Santerno, invece di scendere sulla spiaggia, proseguite dritto lungo il sentiero. In circa 30 min di cammino sarete a destinazione.

Nato nel Trecento come punto di frontiera fra Firenze e Bologna, ebbe il suo massimo sviluppo nel XV secolo e rimase rilevante fino all’Ottocento. Poi un lento declino: già nel 1833 l’abitato contava appena 63 residenti, nel 1931 erano 64.

Castiglioncello morì lentamente e oggi potete passeggiare tra i suoi affascinanti ruderi, tra i quali svetta il campanile della chiesa, in un’atmosfera sospesa, vagamente malinconica, misteriosa.