Il borgo della Basilicata dove è custodito il Sacro Graal

In Basilicata c'è un borgo di duemila abitanti che, da secoli, nasconde un mistero. SiViaggia ve lo svela

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Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

In Basilicata c’è un borgo di duemila abitanti che, da secoli, nasconde un mistero. Si tratta di Acerenza, in provincia di Potenza, uno dei borghi più belli d’Italia.

Secondo i lucani, nel borgo è celato il Sacro Graal, il calice da cui bevve Gesù nell’Ultima cena e che venne usato da Giuseppe d’Arimatea per raccogliere il sangue dal costato di Cristo dopo la crocifissione. Il Santo Graal avrebbe il potere di dare vita eterna e conoscenza.

Si troverebbe nascosto da qualche parte all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio Vescovo. Naturalmente il fatto è ben noto agli esperti di questa materia, agli storici e gli appassionati del Graal. Ma a parte loro, nessuno ne era a conoscenza.

Acerenza-CATTEDRALE

Ne parla nel suo libro “Forse non tutti sanno che in Italia…” (Newton Compton Editori) Isa Grassano, giornalista di viaggi, scrittrice e blogger originaria della Basilicata, che ha voluto raccontare di alcuni luoghi segreti che esistono in Italia e di certe curiosità che neppure Internet e i social network sono in grado di svelare.

“In Basilicata del Sacro Graal lo sa chiunque e ne sono orgogliosi”, ha spiegato Isa a SiViaggia. “Qui ci credono tutti. Non si parla di una leggenda e nemmeno di storia, ma di un vero e proprio mistero”.

Acerenza---PARTICOLAE-CATTEDRALE

Gli indizi che hanno portato a questa convinzione sono tanti e Isa li racconta tutti nel secondo capitolo del suo libro dedicato ai luoghi più curiosi che esistono in Basilicata. Eccoli elencati:

Il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari (1118), Ugo Dei Pagani (Hugues de Payns, ndr), sarebbe nato nel vicino Comune di Forenza e proprio da queste parti fu fissato il punto di ristoro morale e spirituale per le truppe della sesta Crociata nel 1227, proprio quando Padre Andrea, Arcivescovo della cattedrale di Acerenza, ebbe un ruolo attivo nell’organizzazione della Crociata. Sarebbe stato lo stesso Ugo Dei Pagani a nascondere il Graal nella cattedrale di Acerenza.

Altro indizio: la piazza in cui si trova la chiesta si chiama piazza Glinni, genitivo della parola gaelica ‘glin’, come gaelica è la leggenda del Graal.

E ancora: la cripta della cattedrale fu restaurata nel 1524 dal Conte Ferrillo Balsa, membro dell’ordine dei Cavalieri di Gerusalemme. Durante il restauro venne murata una finestrella, fatto che lascia spazio all’ipotesi che dietro vi sia stato nascosto qualcosa. Cosa?

Cripta-Acerenza

Ma non è tutto: il nome della cattedrale è un ennesimo indizio. Cosa doveva sorvegliare Canio, a cui è intitolata la chiesa, il cui nome gaelico significa proprio “Magnifico sorvegliante”?

“Nessuno però sa esattamente dove si nasconda il Graal”, spiega l’autrice. “Nella chiesa ci sono diversi indizi, io ho parlato di una finestra murata, ma di finestre ce ne sono tante, nessuno ha mai capito quale fosse quella giusta quindi non è mai stata aperta. E comunque il Graal potrebbe nascondersi dietro ogni angolo”. Chi volesse mettersi alla ricerca disperata della reliquia dovrebbe quindi fare una vera e propria caccia al tesoro, insomma.

Ora che il mistero è stato (quasi) svelato, chissà quanti partiranno alla ricerca del Graal. Lo abbiamo chiesto all’autrice. “Da quando è uscito il mio libro (dicembre 2016, ndr), ad Acerenza sono arrivati più turisti, anche se a dire il vero la cattedrale era già molto conosciuta e ha sempre attirato molti curiosi. È molto grande e spunta improvvisamente quando meno te lo aspetti tra i vicoli stretti de borgo. È talmente famosa che Acerenza è soprannominata la città-cattedrale.

Al di là del Graal, Isa consiglia vivamente di visitare il borgo. “È bello, piccolino, silenzioso, si gira bene. È una cittadella medievale in cima a una rupe, circondata dai vigneti di Aglianico e tra le più affascinanti della regione.
La Basilicata è la mia regione, la conosco meglio delle altre perché ogni volta che torno a casa non perdo l’occasione per fare io stessa la turista nella mia terra. Invece pochi la conoscono. A parte Matera che ora, grazie al fatto che è stata nominata Capitale europea della cultura 2019, tutti vogliono visitare, la Basilicata ha bisogno di farsi conoscere. Ho voluto raccontare qualcosa di curioso della mia terra. Per esempio ‘Acheron’, da cui forse deriva Acerenza, evoca il fiume che collegava il regno dei vivi con quello dei morti”, conclude Isa, regalandoci ancora un altro indizio.