Riaffiora il celebre borgo sommerso di Curon

Il Lago di Resia è stato parzialmente svuotato per lavori di manutenzione e sono riaffiorati i resti del paesino sommerso nel 1950

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I visitatori di tutto il mondo lo considerano un’attrazione imperdibile, per le incredibili suggestioni che regala. Il Lago di Resia, con l’iconico campanile che emerge solitario dalle acque, è il simbolo della Val Venosta, sebbene dietro questa immagine quasi fiabesca si nasconda una storia per nulla idilliaca.

Un passato che in questi giorni è riaffiorato in superficie. Durante i lavori di manutenzione del bacino, è stato, infatti, abbassato il livello dell’acqua e l’invaso è stato parzialmente svuotato, così sono tornati alla luce i resti del paesino che venne sommerso nel 1950. La chiesetta romanica del 14esimo secolo è da allora silenziosa testimone della costruzione della diga avvenuta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e di quello che successe in seguito.

Un tempo, presso il Passo Resia si trovavano tre laghi naturali: il Lago di Resia, il Lago di Curon (anche detto lago di Mezzo) e il Lago di San Valentino alla Muta. Con la costruzione di una grande diga, i tre laghi vennero unificati, ma l’opera finì per sommergere completamente l’antico centro abitato di Curon Venosta, che venne in seguito trasferito più a monte.

I lavori di costruzione iniziarono già nel ’39, con l’intento di sfruttare i bacini naturali per la produzione di energia idroelettrica. Le attività furono sospese solo durante il conflitto mondiale, per poi riprendere nel 1946.

La realizzazione della diga causò non poche polemiche fra gli abitanti del posto, che tentarono di rivolgersi addirittura al Papa per scongiurarne la costruzione. Ogni tentativo fu, però, vano e le acque dei tre laghi presto sommersero le 163 case del borgo e oltre 500 ettari di terreni coltivati.

Fra gli edifici vi era anche l’antica chiesa del ‘300, di cui è rimasto visibile il campanile, che fa capolino tra le gelide acque, diventato presto una delle più grandi attrazioni della provincia di Bolzano. A renderlo ulteriormente famoso, negli ultimi anni, la fortunata serie tv Netflix “Curon”, uscita nel giugno 2020, e il romanzo “Resto qui”, di Marco Balzano.

Uno spettacolo così affascinante da sembrare finto, da ammirare dal vivo in ogni stagione. D’inverno, quando il più grande lago dell’Alto Adige si ghiaccia, è possibile raggiungere il campanile a piedi. La leggenda narra che, nelle fredde notti invernali, si possano sentire ancora le sue campane suonare (benché queste furono rimosse nel 1950). D’estate, sono tante le attività che si possono svolgere tra queste atmosfere fiabesche, dalle escursioni nella natura alla vela, al kitesurf, alle gite in canoa e in kayak. Il posto ideale per chi è in cerca di suggestioni uniche.