Sembra passata una vita da quando non potevamo uscire di casa se non per cause essenziali, da quando le frontiere erano chiuse e non si poteva viaggiare, e da quando eravamo bombardati costantemente sul numero dei contagi da Covid-19. Eppure è una storia recentissima, così tanto vicina a noi che, anche se in alcuni casi non sembrerebbe, non ci ha mai abbandonato.
Complice l’arrivo di nuove varianti, continuano ad arrivare raccomandazioni per evitare il contagio da Coronavirus, compresa quella che ci invita a indossare una mascherina che copra bocca e naso in aereo, anche se non è obbligatoria.
Le raccomandazioni sulla mascherina (e non solo)
Le nuove raccomandazioni dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, sono molto chiare in fatto di viaggi in aereo. Quello che ci richiedono, in sostanza, è che se abbiamo qualche linea di febbre, il naso che cola, la tosse o i muscoli doloranti, è meglio fermarsi un attimo e sottoporsi a un tampone perché se si tratta di Covid è essenziale non partire.
Il motivo di tutto questo è molto semplice: i virus in circolazione sono tanti, troppi per rischiare un contagio a catena all’interno di una cabina aerea che si trova a 12 mila metri di altitudine.
Nel dettaglio: l’Ecdc sostiene che dovrebbe essere raccomandato ai passeggeri di evitare i viaggi non essenziali in presenza di sintomi respiratori, o di richiedere di indossare una mascherina FFP2. A scatenare questa presa di posizione è il peggioramento dell’epidemia di Covid in Cina e la situazione di incertezza che regna sull’impatto che potrebbe avere la sottovariante Kraken (XBB.1.5) fortemente diffusa negli Stati Uniti. Anche se c’è da sottolineare che su quest’ultima l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha sottolineato che possa “contribuire all’aumento dell’incidenza dei casi a livello globale”, ma che allo stesso tempo “non sembrerebbe associata a una forma grave della malattia”.
Cosa dobbiamo aspettarci
L’Ecdc raccomanda l’uso delle mascherine a bordo degli aerei soprattutto in quei viaggi da e per le aree con un grave peggioramento della situazione epidemiologica, come nel caso della Cina. Contemporaneamente, richiede misure igieniche e sanitarie rafforzate e un test Covid negativo per coloro che partono da tali luoghi, a patto che sia effettuato non oltre le 48 ore prima se test rapido, 72 se tampone molecolare.
In sostanza, da particolari zone del mondo sarebbero necessarie misure come un’autodichiarazione, la compilazione di un modulo di localizzazione (Plf) o le informazioni obbligatorie che la compagnia aerea deve fornire alle autorità nazionali/regionali competenti.
Ma le raccomandazioni non sono finite qui. Si richiede, infatti, una migliore pulizia e disinfezione dei velivoli che servono le rotte più a rischio e, quando possibile, considerare lo stato vaccinale dei membri dell’equipaggio prima dell’assegnazione del servizio.
Inoltre, nel Protocollo di sicurezza sanitaria per l’aviazione si indica che “test a campione possono essere effettuati anche su passeggeri in arrivo”, e che “i casi positivi dovrebbero essere sottoposti a sequenziamento, in modo da ottenere informazioni tempestive sulla circolazione virale e su eventuali nuove varianti emergenti nella regione di origine”.
Per finire, si raccomanda anche di monitorare le acque reflue negli aeroporti con voli internazionali e aerei in arrivo dalla Cina, al fine di controllare il livello di infezione e rilevare eventuali nuove varianti.
Non solo Cina, le altre preoccupazioni dell’Ecdc
Sia Ecdc che Oms guardano con apprensione anche la situazione degli Stati Uniti. Da queste parti la sottovariante Kraken corre velocissima contagiando migliaia di persone. Non a caso, è stato appena esteso fino ad aprile 2023 l’obbligo di vaccino per il Covid-19 (almeno due dosi) per i visitatori internazionali in ingresso nel Paese.
Nel frattempo, la Cina ha risposto alle restrizioni all’ingresso in Corea del Sud e Giappone, sospendendo l’esenzione dal visto di transito per i cittadini dei due Paesi.
Alla luce dell’attuale situazione epidemiologica, l’Ecdc – come riportato da La Repubblica – ha pertanto aggiunto che: “i Paesi dell’Ue/See dovrebbero concentrarsi sulla diagnosi precoce di eventuali nuove varianti. Poiché possono comparire ovunque nel mondo, la pietra angolare per il loro rilevamento è un monitoraggio efficace basato su campioni rappresentativi, che può essere integrato dallo screening di campioni di passeggeri in arrivo nell’Ue/See dalla Cina o da altre parti del mondo”.