Sono passati quasi due anni dal terribile incendio che il 15 aprile del 2019 ha devastato la Cattedrale di Notre-Dame. Un giorno tristissimo per la Francia e per il mondo intero, rimasto impresso nella nostra memoria. In molti si chiedono quando sarà possibile tornare ad ammirare questo celeberrimo capolavoro gotico e Patrimonio dell’umanità Unesco in tutto il suo splendore, ma la risposta non è di quelle che speravamo di sentire.
Stando alle stime del rettore di Notre-Dame, Patrick Chauvet, la cattedrale di Parigi e il suo sagrato potrebbero rimanere un cantiere per altri “15 o 20 anni”. Parlando all’Associated Press, Chauvet ha commentato: “Posso garantire che c’è del lavoro da fare!”.
Più ottimistiche le previsioni del Presidente francese Emmanuel Macron, che aveva ipotizzato la fine del restauro della meravigliosa cattedrale entro il 2024, anno in cui Parigi ospiterà le Olimpiadi. Per la ricostruzione della guglia divorata dalle fiamme, che si vuole identica a quella realizzata nel 1859 dall’architetto Eugène Viollet-le-Duc, saranno necessarie quasi mille querce.
I tronchi delle piante secolari, provenienti dal Domaine de Berce, vicino a Le Mans, verranno messi ad essiccare per 12-18 mesi prima di essere intagliati per l’utilizzo finale. Tempi che rischiano di ritardare ulteriormente i lavori di ricostruzione, che non dovrebbero riprendere prima di inizio 2022, dopo essere rimasti fermi per un lungo periodo, dapprima a causa delle polveri di piombo rilasciate nell’atmosfera e poi per la pandemia.
Sin da subito l’importante cantiere di uno monumenti simbolo di Parigi, della Francia e dell’Europa intera, è stato oggetto di accesi dibattiti sulle tecniche da mettere in campo e sullo stile da scegliere.
Alla fine, le autorità hanno optato per una ricostruzione identica alla cattedrale originale, tra i meravigliosi monumenti del mondo che devono essere salvati, mettendosi alla ricerca di un numero sufficiente di alberi secolari con un diametro di 50-90 cm e un’altezza tra 8 e 14 metri, per ricomporre lo spettacolare tetto della cattedrale, definito “la forêt” (la foresta) proprio per la gran quantità di legno che la rivestiva.
A quanti temono per il futuro delle foreste francesi, Dominique de Villebonne, responsabile dell’Ufficio nazionale delle foreste ha spiegato al quotidiano Le Parisien che, oltre a lasciare a lungo in piedi altri alberi, ne stanno anche piantando di nuovi, “in modo che le generazioni future possano creare le proprie opere eccezionali”. La speranza di tutti, è di vedere tornare a risplendere al più presto questo capolavoro unico al mondo.