Dostoevskij, i luoghi dove hanno girato la serie Tv SKY

La periferia romana, con tutta la sua potenza narrativa ed evocativa, è protagonista nella nuova serie tv SKY Dostoevskij: ecco i luoghi in cui sono stati girati gli episodi e perché sono stati scelti.

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Priscilla Piazza

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Laureata in cinema, teatro e spettacolo multimediale, oggi lavora come redattrice e social media manager freelance

Pubblicato: 27 Novembre 2024 14:20

La serie Dostoevskij, creata dai fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, non è solo un thriller noir avvincente, ma anche un’opera profondamente legata al territorio in cui è stata girata. Le location scelte per la serie, tra cui Tivoli, Guidonia Montecelio, Tivoli Terme e Ardea, sono diventate protagoniste a pieno titolo, non solo come sfondo ma come veri e propri elementi narrativi.

Questi luoghi, con le loro caratteristiche uniche, contribuiscono a creare l’atmosfera di degrado e solitudine che permea la trama, esprimendo visivamente il tema della fragilità umana. Ecco quali sono le principali location, della periferia romana, in cui è stata girata la serie tv SKY Dostoevskij, in onda dal 27 novembre sulla piattaforma on demand.

I luoghi della periferia romana

Tivoli e i paesaggi desolati

Il comune di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, è uno dei luoghi principali in cui è stata girata Dostoevskij. La città è famosa per le sue ville storiche, come Villa d’Este e Villa Adriana, ma il Tivoli periferico scelto dai registi per il set è ben lontano dall’immagine classica di eleganza e bellezza. Qui, tra case abbandonate, strade desolate e vegetazione incolta, i D’Innocenzo trovano il contesto perfetto per raccontare una storia di solitudine e disgregazione.

Le zone periferiche di Tivoli, meno conosciute e più trascurate, sono state selezionate per il loro aspetto decadente e desolato. Le abitazioni in rovina, i cieli grigi e minacciosi e i paesaggi periferici sono ricorrenti in tutta la serie, contribuendo a dare un forte senso di non-luogo. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove la vita quotidiana è ridotta a una lotta per la sopravvivenza, e dove la miseria esistenziale dei protagonisti viene messa in evidenza.

Il contrasto tra questi luoghi esterni e gli spazi chiusi, soprattutto le abitazioni in cui i personaggi si rifugiano, diventa un punto fondamentale per la narrazione. La casa di Enzo Vitello (interpretato da Filippo Timi), per esempio, è un luogo di decadenza e abbandono, che riflette la sua fragilità interiore. La casa di Vitello è descritta come sporca, trascurata e opprimente, simbolo della sua solitudine e della sua sofferenza psicologica. Questo ambiente diventa un elemento narrativo che esplora la debolezza maschile e il conflitto interiore del protagonista.

Tivoli
Fonte: iStock
Uno sguardo sulla città di Tivoli

Guidonia Montecelio e Ardea: luoghi di confine

Un altro punto cruciale delle riprese è stato Guidonia Montecelio, un comune della periferia est di Roma, che con i suoi quartieri di edilizia popolare e la presenza di grandi spazi industriali, offre un paesaggio desolato e spoglio, perfetto per accentuare il senso di abbandono e solitudine che caratterizza la serie. I registi hanno scelto questi luoghi per la loro inquietante bellezza, luoghi in cui la vita sembra essere spezzata e dove ogni angolo racconta una storia di degrado e marginalità.

Anche Ardea, un comune che si affaccia sul mare, è stato scelto per le sue caratteristiche uniche: ampie distese di terra coltivata, spiagge desolate e case isolate che sembrano essere state abbandonate dalla civiltà. L’atmosfera che si respira ad Ardea è quella di un luogo fuori dal tempo, che sembra appartenere più a un altro continente che alla realtà italiana. Le case isolate e l’ambiente naturale di Ardea contribuiscono a creare una sensazione di isolamento e opacità che rispecchia lo stato d’animo dei personaggi.

Guidonia Montecelio
Fonte: iStock
Veduta aerea del comune di Guidonia Montecelio

La potenza evocativa dei non-luoghi

Un tema centrale della serie è proprio quello dei non-luoghi, un concetto che si riferisce a spazi che non appartengono veramente a nessuno, che non hanno un’identità e che sono, in un certo senso, invisibili. La scelta di ambientazioni come strade desolate, case fatiscenti e paesaggi vuoti ha proprio lo scopo di enfatizzare la natura di questi non-luoghi. Ogni scena, che si svolga all’interno di una casa abbandonata o in un campo desolato, sembra parlare direttamente al pubblico del vuoto esistenziale che caratterizza la vita dei personaggi.

In questa atmosfera di degrado urbano e naturale, il personaggio di Enzo Vitello si muove come un uomo intrappolato in un mondo che non ha più un senso. La sua ricerca del serial killer, il cui nome (Dostoevskij) evoca la riflessione sul male e sulla sofferenza, diventa quindi una sorta di viaggio alla ricerca della verità interiore, che si riflette nei luoghi che lo circondano.

Dostoevskij non sarebbe la stessa serie senza la forza evocativa dei luoghi scelti per girarla. Tivoli, Guidonia, Ardea e le altre località del Lazio non sono solo sfondi per la storia, ma contribuiscono in modo determinante a creare l’atmosfera cupa, inquietante e dolorosa che pervade la serie. I luoghi reali diventano così luoghi simbolici, specchio dei tormenti interiori dei protagonisti e delle sfumature oscure di una storia che indaga il lato più oscuro della psiche umana.