Parco nazionale della Tijuca: la foresta urbana più grande del mondo è in pericolo

In Brasile esiste una foresta urbana davvero meravigliosa, che però ora rischia di scomparire: andiamo alla scoperta del Parco nazionale della Tijuca

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Giulia Sbaffi

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Web content writer, da sempre appassionata di storie e di viaggi.

Considerata tra le città più popolose del mondo, Rio de Janeiro è molto più di una metropoli trafficata diventata famosa per i suoi monumenti e le sue spiagge da sogno: è qui, infatti, che si estende una gigantesca foresta urbana, una vera e propria oasi rigogliosa che oggi rischia di sparire. Andiamo alla scoperta del Parco nazionale della Tijuca e delle sue incredibili bellezze, così come dell’importante progetto che si propone di “salvarla” dal suo triste destino.

La Foresta della Tijuca, un paradiso in terra

Non c’è forse luogo più speciale della Foresta della Tijuca, che oltre 150 anni fa è stata dichiarata Parco nazionale: non si trova in un’area selvaggia e difficilmente raggiungibile del Sud America, come si potrebbe immaginare, bensì nel cuore della città di Rio de Janeiro – la seconda più popolosa del Brasile. È infatti la foresta urbana più grande al mondo, che oggi conta circa 40 km quadrati di pieno verde a due passi dalla metropoli. L’area naturalistica è divisa in diverse zone, non contigue tra di loro: c’è quella che viene propriamente detta Foresta della Tijuca, a ovest del centro abitato, ma anche la zona di Carioca (che ospita il monte Corcovado e la celebre statua del Cristo Redentore) e le montagne PedraBonita e Gávea, affacciate sulla spiaggia.

In passato, la foresta copriva oltre 1 milione di km quadrati di costa brasiliana, all’interno dei quali erano ospitate specie animali e vegetali di ogni tipo. Con il trascorrere degli anni e lo svilupparsi dell’urbanizzazione, la Tijuca ha dovuto lasciare spazio alle coltivazioni di canna da zucchero e di caffè, oltre che alla città di Rio de Janeiro, perdendo circa l’85% del suo territorio. L’istituzione del Parco nazionale della Tijuca aveva come obiettivo proprio quello di preservare il poco che ormai rimaneva dell’area naturalistica. Non solo per salvare la sua biodiversità, ma anche per proteggere la vicina metropoli: la foresta aiuta infatti a contrastare le emissioni di carbonio, a regolare la temperatura e a fornire acqua dolce.

Il progetto Refauna, per salvare la foresta urbana

Purtroppo, i tentativi di proteggere la Foresta della Tijuca non hanno consentito il ripristino della sua – un tempo – ricchissima biodiversità. Gli esperti hanno notato che gli alberi sono sempre più vecchi e malati, e che l’assenza di numerose specie faunistiche contribuisce alla perdita delle piante. Sono infatti gli animali a permettere il prosperare della foresta, consumandone i frutti ed espellendone i semi non digeriti in giro per il territorio, stimolando così la nascita di nuove piante. Per questo è nato il progetto Refauna, che mira proprio a riportare alla Tijuca alcune specie animali che ormai da tempo se ne sono andate.

I volontari che si occupano della ripopolazione hanno deciso di partire dal basso: uno dei primi compiti è stato quello di reintrodurre l’agoutis dalla groppa rossa, un grande roditore delle dimensioni di un gatto che era ancora presente in alcune parti della città. Dopo 15 anni di duro lavoro, questa specie è tornata a proliferare. Purtroppo non si può dire lo stesso di altre creature: la testuggine dai piedi gialli e la scimmia urlatrice hanno rappresentato un insuccesso, per via dell’invasione di cani che hanno messo in pericolo le tartarughe e della febbre gialla che ha decimato i primati. Ma gli esperti del progetto Refauna non si arrendono: la foresta tornerà a vivere e prosperare, costi quel che costi.