Uno dei Paesi più affascinanti del mondo è anche uno dei meno visitati e la maggior parte di noi potrebbe non riuscire mai ad ammirarlo prima che scompaia.
Si tratta di Tuvalu, stato insulare dell’Oceano Pacifico centro-occidentale, a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, al di sopra di una barriera corallina a forma di anello che abbraccia una laguna, con isolette lungo il bordo: un’oasi straordinaria che, tuttavia, sta rischiando di svanire dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento del livello dei mari.
Indice
Tuvalu, il paradiso terrestre che non ci sarà
È sicuramente un viaggio da “una volta”, prima che sia troppo tardi, quello che porta all’arcipelago delle Tuvalu (in passato Isole Ellice), le nove isole che comprendono sei piccoli atolli poco abitati e tre isole coralline con spiagge ornate da palme: con una superficie di appena 26 chilometri quadrati, è la quarta nazione più piccola al mondo.
Ma non soltanto: per via dell’erosione del territorio provocata dal cambiamento climatico, è anche il secondo Paese meno popolato poiché molti abitanti hanno dovuto trasferirsi altrove.
Un autentico paradiso terrestre che, quindi, sembra destinato a scomparire. La sua conformazione di atollo corallino con un’altezza massima di appena 4 metri sul livello del mare lo sta mettendo in serio pericolo: l’aumento del livello del mare, infatti, è oggi stimato di 1-2 millimetri l’anno.
Se tale ritmo venisse confermato, Tuvalu potrebbe essere sommerso entro 50-100 anni: il governo, per provare a strappare la terra al mare, ha varato un progetto di sviluppo sostenibile per ridurre la dipendenza dal petrolio e lanciato appelli alle nazioni industrializzate affinché diminuiscano le emissioni di gas serra.
Tuttavia, se il peggio dovesse accadere, è pronto un piano di evacuazione per trasferire i residenti in Nuova Zelanda e nelle isole vicine, previ accordi con i rispettivi governi.
La strategia adottata da Tuvalu
Di fronte all’inevitabile, il governo di Tuvalu ha adottato una strategia articolata su tre assi principali: adattamento fisico, migrazione pianificata e tutela della sovranità.
Per quanto riguarda l’adattamento fisico, l’obiettivo è rallentare gli effetti devastanti dell’innalzamento del livello del mare e delle mareggiate sempre più frequenti avviando il Tuvalu Coastal Adaptation Project (TCAP), sostenuto anche da finanziamenti internazionali. Il fine è garantire spazi abitabili e sicuri fino alla fine del secolo attraverso la costruzione di barriere costiere, piattaforme sopraelevate e interventi di rialzo del suolo. In particolare, uno degli interventi più significativi è in corso nell’isola principale di Fongafale, dove vengono realizzate opere di protezione che combinano ingegneria moderna e conoscenze tradizionali locali. Tuttavia, queste soluzioni, per quanto cruciali, sono solo temporanee: il livello del mare continua a salire e gran parte del territorio resta a meno di due metri sopra il livello dell’oceano.
Il secondo asse riguarda la migrazione pianificata per costruire un futuro altrove. A tale scopo, nel 2024 Tuvalu ha compiuto un passo storico firmando con l’Australia il trattato Falepili Union, il primo accordo internazionale che riconosce formalmente il diritto alla migrazione climatica permanente. L’intesa prevede che ogni anno 280 cittadini tuvaluani possano trasferirsi in Australia con residenza permanente e pieno accesso ai servizi sanitari ed educativi. Questa iniziativa, oltre a fornire una via di salvezza concreta, rappresenta un importante precedente giuridico: sancisce per la prima volta che l’emergenza climatica può giustificare una migrazione tutelata e dignitosa. Non si tratta di una fuga caotica, ma di un piano graduale e strutturato, che mira a mantenere coesa la comunità tuvaluana anche lontano dalla sua terra d’origine.
Infine, il terzo asse riguarda la tutela della sovranità: nel caso in cui l’intero territorio di Tuvalu venga sommerso, il governo si sta preparando a mantenere la continuità giuridica dello Stato anche senza territorio fisico. È un concetto rivoluzionario nel diritto internazionale: uno Stato che continua a esistere senza una superficie emersa, mantenendo confini marittimi, diritti sovrani sulle risorse marine e rappresentanza diplomatica.
Tuvalu è oggi in prima linea in una battaglia diplomatica presso le Nazioni Unite e altre sedi internazionali affinché venga riconosciuto lo status legale di “Stato virtuale” o “Stato digitale”, capace di sopravvivere oltre la geografia fisica grazie alla tecnologia e al diritto. L’idea prevede anche la digitalizzazione del patrimonio culturale, ambientale e istituzionale dell’arcipelago, affinché possa essere conservato e tramandato alle generazioni future.

Una distesa di colori e di bellezza
Gli atolli di Funafuti, Nui, Nanumea, Nukulaelae, Nukufetau e le isole di Nanumanga, Niutao, Vaitupu e Niulakita appaiono come una distesa mozzafiato di colori che spaziano dal verde intenso al turchese, abbracciate dalla barriera corallina e da una moltitudine di piccole isolette che sembrano navigare nell’oceano.
L’isola principale dell’atollo di Funafuti è Fongafele, capitale dell’arcipelago, su cui si trova l’aeroporto internazionale dove atterrano i voli provenienti dalle Isole Fiji, unico modo per arrivare a Tuvalu.
Nelle vicinanze, cattura lo sguardo uno splendido e caratteristico “maneapa“, il luogo di ritrovo degli abitanti spesso utilizzato per riunioni della comunità, giochi, spettacoli di danza e canto.
Di sicuro interesse anche il Library and National Archive che ospita una raccolta di volumi su Tuvalu nonché una notevole collezione di giornali, riviste e libri dedicati al Pacifico, e il Philatelic con gli ambiti e rari francobolli dell’arcipelago, apprezzati in tutto il mondo per i loro colori e grafiche.
La bellezza dell’isola maggiore si regala anche alla Laguna di Funafuti, dai colori accesi e acque limpidissime.
E non è tutto: la fragile meraviglia di Tuvalu si concentra nella Funafuti Conservation Area, riserva naturale protetta di appena 33 metri quadri raggiungibile solamente in barca rivolgendosi al Funafuti Town Council.
L’incantevole territorio è distribuito lungo cinque isolette disabitate dove è vietato praticare la caccia, la pesca e raccogliere piante o fiori.
Plasmate da boschi di palme, sabbia d’argento e mare turchese, sono l’habitat privilegiato per numerose specie di uccelli, paradiso per il birdwatching, mentre la barriera corallina è punteggiata da una miriade di pesci coloratissimi, ideale per lo snorkeling.
Ancora, da non perdere un’escursione sull’isoletta di Funafala, perfetta per immergersi nella vita gioviale dei tulaviani e assaporare la loro ospitalità, e all’isola di Tepuka dalle spiagge abbaglianti su cui rilassarsi al sole.