Cosa vedere nel borgo di Irsina, in Basilicata

Parti alla scoperta del bellissimo borgo di Irsina, sul confine tra Puglia e Basilicata

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Redazione

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Il borgo di Irsina è un autentico tuffo nel passato. Al confine tra Puglia e Basilicata, è forse uno dei borghi più antichi della Lucania. Fondato in epoca greco-romana, fino al febbraio del 1895 si è chiamato Montepeloso, dal greco plusos (terra ricca e fertile), poi trasformatosi nel latino pilosum. L’attuale toponimo invece pare derivi da Irtium, cioè irto, ripido, scosceso. I Saraceni distruggono l’antica Montepeloso nel 988 d.C. Una volta ricostruita, nel 1041 diventa teatro di una feroce battaglia tra Bizantini e Normanni conosciuta ancora oggi come la battaglia di Montepeloso.

Con la vittoria dei Normanni, Montepeloso passa nelle mani di vari signori, divenendo prima una delle dodici baronie normanne della contea, poi ducato, di Puglia e, dal 1123, sede vescovile. Gli Svevi controllano Montepeloso fino alla battaglia di Benevento (1266), che porta all’ascesa degli Angioini in tutta l’Italia meridionale. Il borgo diventa poi feudo prima degli Orsini Del Balzo, degli Aragonesi, della famiglia genovese dei Grimaldi e, infine, dei Riario Sforza, ultimi signori di Montepeloso.

Cosa vedere a Irsina: le tradizionali case grotte

Il centro storico di Irsina sorge su uno sperone roccioso circondato da possenti contrafforti che ripercorrono idealmente l’antico tracciato delle mura medievali. Gli irsinesi scavarono questa roccia per secoli, trasformandola prima in semplice riparo e poi in vere e proprie dimore per le proprie famiglie. Ancora oggi infatti si possono ammirare, disseminate nel centro storico, le affascinanti case grotte, simili in tutte e per tutto ai sassi di Matera e abitate dalla popolazione fino a poco tempo fa. La più bella e meglio conservata, oggi tutelata dal FAI, è sicuramente la casa grotta Barbaro, scavata direttamente dentro due spelonche rocciose, che si sviluppa addirittura su due livelli. Alcune di queste case grotte formano dei veri e propri cubicoli sotterranei che a volte prendono la forma di vere e proprie gallerie.

Cosa vedere a Irsina: la cattedrale di Santa Maria Assunta

Ricostruita in stile romanico dopo il feroce assalto dei Saraceni del 988, l’edificio è stato sostanzialmente rifatto in forme barocche nel corso del Settecento e consacrata definitivamente nel 1802. Oltre alla bella cripta romanica e il coevo campanile perfettamente conservati, la facciata si sviluppa in forme barocche napoletane con al centro un portale riccamente decorato. Tra le opere d’arte degne di note custodite al suo interno si segnalano il fonte battesimale in marmo rosso e il Crocifisso ligneo della scuola del Donatello, entrambi del 1454, e la bellissima statua di Sant’Eufemia, recentemente attribuita al Mantegna.

Cosa vedere a Irsina: la chiesa di San Francesco e il museo Janora

Altrimenti chiamato castello di Federico II, anche questa duecentesca chiesa viene restaurata in forme barocche, nel corso del XVIII secolo. Da non perdere all’interno i pregevoli affreschi umbro-senesi (XIV secolo) che adornano la cripta, un settecentesco crocifisso ligneo e una seicentesca statua di San Vito. I locali dell’adiacente convento cinquecentesco ospitano oggi il museo Civico, con la collezione archeologica, di oltre 1600 oggetti, donata alla città dallo storico irsinese Michele Janora. Tra i reperti si segnala senza dubbio lo splendido cratere a figure rosse raffigurante la lotta tra Bellerofonte e la Chimera del IV secolo a.C.

Cosa vedere a Irsina: la Madonna del Carmine e la Madonna della Pietà

All’interno della chiesa della Madonna del Carmine sono da vedere le tele seicentesche del pittore lucano Andrea Miglionico raffiguranti rispettivamente San Michele Arcangelo e la Madonna del Carmine, un’Annunciazione (1622) di Pietro Antonio Ferro e una tela del Seicento con le Nozze di Cana. Al di fuori del centro storico in direzione del bosco di Verrutoli, a sud, sorge infine la piccola e suggestiva chiesa della Madonna della Pietà, le cui origini si perdono forse all’XI secolo, quando l’area era di proprietà del monastero benedettino di Santa Maria dello Juso. L’edificio, circondato dalla splendida cornice naturale che ammanta di fascino l’intero territorio irsinese, merita sicuramente una visita per lo splendido portale tardorinascimentale di marmo intagliato e impreziosito con motivi geometrici, floreali e zoomorfi perfettamente conservati.

Scoprire Irsina: il fascino senza tempo del P’zz’cantò

Una delle eccellenze del borgo lucano di Irsina è sicuramente quella rappresentata dal tradizionale gioco del P’zz’cantò, conosciuto in altri borghi europei come il gioco della Torre Umana. Il gioco è da sempre un catalizzatore sociale potentissimo, scrigno inestimabile di conoscenza e di cultura. La tradizione ludica delle torri umane nasce intorno al XVII secolo nel piccolo borgo catalano di Castell. Durante la dominazione spagnola questo gioco si diffonde nell’Italia centro meridionale trovando le sue massime espressioni a Ferrandina, Melfi, Brindisi di Montagna e a Scalea, dove persino in una tela con la Madonna della Pietà è raffigurato questo gioco, al tempo stesso un ballo, di torri umane.

Questo nostro desiderio innato di superare i limiti umani si è infine tradotto in quello che a Irsina è oggi chiamato P’zz’cantò. Ogni anno, a fine maggio durante la festa della Pietà, per le strade di Irsina gruppi di circa tredici persone, chiamati per l’occasione pizzicantari, con estrema attenzione formano torri di tre piani salendosi con i piedi sulle spalle a vicenda, secondo lo schema 7+4+2. Una volta formata, la torre sfila per le vie del borgo della Basilicata girando su se stessa, mentre i pizzicantari si danno il ritmo cantando filastrocche in dialetto, cercando di non perdere l’equilibrio, evitando così il crollo della propria torre.