Il misterioso legame tra Messina e William Shakespeare

Secondo gli studiosi, William Shakespeare non sarebbe inglese ma italiano, e la sua città di origine sarebbe la splendida e imperdibile Messina

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Redazione

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È un dubbio che da sempre attanaglia molti studiosi e i grandi appassionati di letteratura: William Shakespeare non sarebbe di origine inglese, bensì un drammaturgo italiano e più precisamente di Messina, in Sicilia. L’argomento,  è molto dibattutto, anche Roberto Giacobbo lo tratta nel suo programma “Freedom – Oltre il confine”.

La teoria di uno Shakespeare italiano

Partiamo dal presupposto che, sfortunatamente, non ci sono moltissime informazioni relative alla vita di Shakespeare. Siamo a conoscenza del fatto che fosse figlio di un guantaio analfabeta e che si fosse sposato giovanissimo. Poi, quasi nulla, a parte le opere pervenuteci.

È proprio a causa di questa pochezza delle fonti che sono nate stravaganti teorie che lo vogliono più giovane o più vecchio, omosessuale, prestanome e, la più particolare, italiano.

Shakespeare, il messinese

Secondo una tesi (piuttosto controversa), dietro il nome di William Shakespeare si nasconderebbe il messinese Michelangelo Florio, un personaggio realmente esistito, nato nel 1564 da Giovanni Florio e Guglielma Scrollalancia. Un uomo che si è trovato costretto a fuggire a Treviso per non incorrere alla persecuzione del tribunale della Santa Inquisizione.

Da giovanissimo compone la commedia “Tantu trafficu pi nenti” (“Molto rumore per nulla”, proprio come un’opera di Shakespeare). A Treviso conosce una certa Giulietta della quale si innamora perdutamente, ma che per divergenze famigliari è costretto a lasciare e, poco dopo, la ragazza muore. Forse questa vicenda lo ha ispirato per una tragedia? Infine, decide di trasferirsi a Londra dove cambia identità assumendo il nome della madre, Guglielma Scrollalancia, che in inglese si può tradurre proprio con William Shakespeare.

Ma non solo. In “Amleto“, ci sono due personaggi, Rosencrantz e Guildenstern, due studenti danesi che nella realtà frequentarono l’università di Padova insieme a Florio. Tra i drammi più famosi di Shakespeare ci sono tantissimi ambientati in Italia come “Il mercante di Venezia”, “I due gentiluomini di Verona”, “Giulio Cesare”, “Otello”, “La bisbetica domata”, “La tempesta”, “Romeo e Giulietta”, e ognuno di questi con personaggi italiani. Per esempio,  nell’opera “Il mercante di Venezia” il poeta rivela una conoscenza della giurisdizione veneziana che un inglese dell’epoca difficilmente poteva conoscere.

Pare, inoltre, che William Shakespeare a Londra frequentasse un club, ma nei fatti nei registri non comparirebbe nessuno con quel nome, mentre comparirebbe un certo Michelangelo Florio. In “Antonio e Cleopatra” c’è una scena ambientata all’interno della casa di Pompeo Magno, situata a Messina e sconosciuta ai più, a eccezione dei messinesi. In “Molto rumore per nulla” un personaggio della commedia esclama “Mizzeca” vocabolo siculo che un inglese del ‘500 non avrebbe mai potuto conoscere.

Infine, quando Shakespeare morì, nel 1616, in Inghilterra non ci fu alcun lutto nazionale, come se nei fatti fosse morto uno straniero.

C’è tantissima letteratura che avvalora questa tesi, e tuttora i saggi continuano a essere prodotti. Probabilmente non è un caso che l’amministrazione di Messina, l’8 agosto 2011, abbia conferito la cittadinanza onoraria post mortem al grande genio di William Shakespeare, anche per l’innegabile interesse per la città dove ha ambientato opere come “Molto rumore per nulla” e “Antonio e Cleopatra“.

I luoghi di William Shakespeare in Italia

Come detto in precedenza, la commedia degli equivoci, della farsa, delle schermaglie amorose, “Molto rumore per nulla” vede come sfondo delle sue vicende la splendida città di Messina. Un vero e proprio gioiello del Mediterraneo, ricostruito dopo i diversi terremoti che l’han colpita. A Messina ci sono alcuni luoghi legati alla figura di Michelangelo Florio: l’area del Duomo di Messina, situata in pieno centro storico, e Castel Gonzaga, sulla cima del Monte Piselli e commissionato da Francesco Gonzaga nella metà del ‘500. Messina compare anche in “Antonio e Cleopatra” e in particolare la casa di Pompeo Magno, che come vi abbiamo spiegato sopra è sconosciuta ai più.

Impossibile non pensare a “Romeo e Giulietta”, la tragica storia d’amore ambientata nella Verona medievale. Infatti, in uno dei vicoli del centro storico possiamo ancora oggi ammirare il celebre balcone della casa di Giulietta, dove i due innamorati si scambiavano frasi d’amore.

Compare anche Venezia nella famosa commedia “Il mercante di Venezia” dove il giovane Bassanio ci porta alla scoperta di alcuni dei luoghi più affascinanti della città, dei suoi canali e delle sue calli. Ma questa non è l’unica opera che vi fa riferimento, dal momento che anche “Otello” è ambientato, nella sua prima parte, in quella che all’epoca era la Repubblica di Venezia.

L’incantevole Padova fa da sfondo alle avventure di “La bisbetica domata“, una delle commedie di Shakespeare che ha avuto maggior fortuna. Poi Milano, città prediletta di una buona parte della vicenda raccontata in “I due gentiluomini di Verona“.

La tempesta” parte da Milano per poi finire su una sperduta isoletta del Mediterraneo. Nonostante tutti gli sforzi, nessuno è riuscito a identificare il luogo preciso: è molto probabile che si tratti di un’isola immaginaria. Tuttavia, nel corso dell’opera compaiono altre città italiane. Una di queste è Napoli, con tutto il suo splendore medievale.

Non poteva di certo mancare Roma, sono molte le opere che Shakespeare ha ambientato nella nostra Capitale. La ritroviamo in “Antonio e Cleopatra”, in “Coriolano” e in “Tito Andronico”, dove si respira la gloriosa atmosfera dell’Impero Romano al suo massimo vigore. E, ancor di più, la ritroviamo in “Giulio Cesare“, una tragedia che rievoca alcuni dei luoghi più belli della città eterna.

A Firenze, invece, seguiamo le vicende di Elena e Bertram nell’opera “Tutto è bene quel che finisce bene“. Mentre in “La commedia degli errori” troviamo una bellissima Siracusa. Infine, “Il racconto d’inverno” vede come protagonista Palermo. Il Palazzo dei Normanni, uno dei simboli del capoluogo siciliano, è perfettamente rappresentato all’inizio dell’opera.

Possiamo dire con certezza, quindi, che William Shakespeare aveva un forte legame sentimentale con l’Italia, tanto da aver ambientato proprio qui molte delle sue opere più famose, pur non avendo mai visitato il nostro Paese (almeno stando alle fonti rivenute fino a questo momento). Ma non possiamo assolutamente permetterci di affermare che fosse italiano e più precisamente di Messina. William Shakespeare è e rimane inglese di nascita (la città natale è Stratford-upon-Avon), almeno fino a prova contraria.

William Shakespeare messina
Fonte: iStock
Uno splendido scorcio di Messina