Il Salento è famoso per il mare, talmente bello da essere soprannominato “le Maldive d’Italia”. Per i trulli, quelle tipiche costruzioni contadine divenute oggi splendide dimore private o boutique hotel di lusso. Per gli ulivi e i frantoi che si possono visitare, ma dove soprattutto si può andare a degustare l’olio e a banchettare. Pochi, però, hanno sentito parlare delle montagne del Salento. Invece, a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, dove Mar Ionio e Adriatico s’incontrano, lungo un bellissimo tratto di costa fatto di rocce e di grotte, si trova una delle falesie più belle e meno conosciute, il Fiordo del Ciolo.
Le montagne del Salento
La località esatta in cui si trova è il Comune di Gagliano del Capo, all’interno dell’area protetta del Parco Naturale Regionale Otranto Santa – Maria di Leuca Bosco di Tricase, dove il fiordo che s’affaccia su una meravigliosa insenatura dalle acque cristalline si staglia tra i canyon le cui flora e fauna sono tipiche di questo territorio.
Il paesaggio è un susseguirsi di scenari antichi, dove lo sguardo si perde tra le campagne di ulivi secolari, tratti di macchia mediterranea in cui crescono il fiordaliso di Leuca e l’orchidea selvatica, e le geometrie arcaiche dei campi delimitati da muretti a secco attraverso cui s’intravedono le tipiche, oramai disabitate, “casseddhe”, le “pajare”, e i “furnieddhi”, rifugi secolari di pastori.
Sulla cima, il borgo di Gagliano del Capo, a soli 144 metri sul livello del mare. Nel cuore del borgo, che nasconde nelle fondamenta dei suoi palazzi e delle case a corte molti frantoi ipogei, è tutto un intreccio di stradine strette e lastricate, quelle delle caratteristiche “chianche”.
Delle mura di cinta medievali di cui Gagliano del Capo era circondato, purtroppo oggi non è rimasta traccia, ma sulle rovine dell’antico castello medievale si trova Palazzo Ciardo e, nei giorni in cui il cielo è limpido, il panorama dal centro storico si spinge fino alle coste della Grecia e dell’Albania. Lungo la discesa ripida dal borgo verso il fiordo, ci si imbatte in terrazzi nella piccola e caratteristica Cappella della Madonna di Leuca, per poi ritrovarsi di nuovo sul sentiero sterrato che riporta all’insenatura rocciosa del Canale del Ciolo.
Fiordo del Ciolo: gli itinerari
Il territorio di Gagliano è un luogo perfetto per chi ama un tipo di turismo attivo, alla scoperta della natura, e per gli amanti del trekking. Dal Ciolo si diramano due stupendi percorsi: il primo è il cosiddetto “sentiero dell’Aspro” dove si svolge il Trofeo Ciolo; il secondo è il “sentiero delle Cipolliane”, un angolo nascosto ancora tutto da scoprire, accessibile a tutti, di circa 2,5 chilometri, che porta fino alla marina di Novaglie e lungo il quale è possibile prendere le deviazioni che conducono alle tre diverse Grotte Cipolliane.
Un tempo attraversato da commercianti e pescatori per trasportare sale e merci dal mare ai mercati dell’entroterra, questo secondo percorso è conosciuto anche con l’appellativo di “sentiero dei tratturi”, termine con cui si è soliti indicare i vecchi mercanti che operavano in Salento alcuni secoli fa.
Narra la leggenda che, quando i turchi sbarcarono in questo luogo, approfittarono del sentiero per prendere gli abitanti di Gagliano di sorpresa. Saccheggiata la città, che si era arresa senza opporre resistenza, gli invasori portarono via anche un’enorme campana, legandola alla prua della loro nave. Colti, però, da un’onda anomala, la campana cadde in mare. Da allora c’è chi afferma che torni a suonare ogni 24 dicembre, giorno della sua scomparsa.
Per quanto riguarda il Trofeo, questo evento è soprattutto l’occasione per scoprire, in uno dei mesi migliori dell’anno, la fine dell’estate, le straordinarie ricchezze storiche e naturalistiche della località del Ciolo, che ha già ospitato con successo una Youth Cup, un Mondiale Master e un Italiano Master.
La località prende il nome dalla Grotta del Ciolo, lunga cento metri e con un inaspettato laghetto di acqua dolce all’interno, alla quale si può accedere solo dal mare. Qui, le gazze ladre (le “ciole”, in dialetto salentino) vengono a nidificare e trovano rifugio insieme ad altre specie protette, come le tartarughe marine e le foche monache. Un vero paradiso, sconosciuto ai più.