Esistono città ricche di fascino e bellezza, alcune di queste sono custodi di storie incredibili, altre portavoce di culture e tradizioni di fama mondiale, altre ancora invece sono contraddistinte da scorci meravigliosi e panorami mozzafiato. E poi ci sono città che non esistono.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando dobbiamo spostarci in America, esattamente a Slab City, un luogo che non esiste neanche sulle mappe, ma che è vivo nei ricordi e nei racconti.
Non ci sono indicazioni stradali e la zona è priva di elettricità, acqua e qualsiasi altro tipo di servizio, a dominare il territorio c’è solo una base marina abbandonata e una montagna dedicata a Dio. Nell’apparente desolazione della cittadina si fa spazio un piccolo villaggio: un accampamento abusivo dove posteggiano camper, roulotte e autobus.
Benvenuti a Slab City
Chi è passato per quelle strade, anche solo per caso, ha avuto come l’impressione di trovarsi in una città post apocalittica, ma decisamente più colorata e accogliente. Sarà colpa di quelle case abbandonate o di quel silenzio che campeggia per la strade, quello che è certo è che anche la posizione della cittadina contribuisce a creare un certo di mistero.
La città, infatti, si trova vicino al paese di Niland, a pochi chilometri dalle rive dell’inquietante Lago Salton, noto per la sua spiaggia di ossa. Ma cos’è, esattamente, Slab City e perché viene chiamata “la città che non esiste”?
La sua storia comincia negli anni ’40, è in questo luogo che fu costruito il Camp Dunlap, la base militare americana attiva durante la Seconda Guerra Mondiale, smantellata poi nel 1956. La cittadina, negli anni ’80, raggiunse il culmine della sua notorietà diventando meta preferita di pensionati e persone che desideravano vivere al di fuori delle grandi metropoli.
Alcune di queste hanno scelto di restare qui e oggi Slab City è popolata da circa 2000 persone che vivono abusivamente in vecchie strutture abbandonate o baracche di legno, tra cui nomadi e profughi in fuga dalla società moderna. I residenti permanenti sono chiamati Slabbers e sono quelle persone che hanno scelto di vivere in totale libertà qui, nel bel mezzo del deserto, senza servizio alcuno.
D’estate le strade della città tornano in vita grazie alla presenza di hippie e nomadi che giungono fin qui, per brevi periodi, e che considerano la città e le sue vivaci strutture una sorta di rifugio senza tempo, nonché luogo di culto.
Merito anche della Salvation Mountain, un’opera dedicata a Dio e all’amore realizzata da un ex veterano della guerra in Corea con materiali di scarto come paglia, mattoni e pneumatici e decorata con fiori, cuori e simboli religiosi.
La città che non esiste
Con gli anni, la fama della città è cresciuta, ma Slab City ha mantenuto la sua indipendenza e anche il suo status abusivo. Resta comunque tutto ciò che le persone hanno fatto di questo luogo: un’oasi incontaminata e lontano da tutto e da tutti. Qui, infatti, non ci sono corrente elettrica né acqua corrente. Non esiste la tecnologia, né regole e leggi, se non quelle stabilite da chi ha scelto di vivere qui.
Una città che non esiste e che è considerata l’ultimo posto libero sulla Terra. A far conoscere la città al resto del mondo ci ha pensato il libro di Jon Krakauer Nelle terre estreme e il film del 2007 che ha ripreso le strade di Slab City e alcuni veri abitanti dell’accampamento. Inoltre, il villaggio compare nel videogioco GTA V.