“Yerebatan Sarnıcı” letteralmente, in turco, significa “palazzo sommerso”, ma noi lo conosciamo più con il nome di cisterna sotterranea, ed è quella che si trova nel sottosuolo di Istanbul.
È uno di quei luoghi che tutti quanti vanno a vedere quando decidono di visitare la città turca più turistica.
La cisterna sotterranea di Istanbul
La cisterna fu costruita nel 532 dall’Imperatore Giustiniano I durante il periodo fpiù prospero dell’Impero Romano d’Oriente. In precedenza, vi era già una struttura che risaliva all’epoca dell’imperatore Costantino, che però venne ampliata e cambiata completamente. Oggi misura circa 10mila metri quadrati.
Ai tempi, la cisterna poteva contenere fino ad 80 milioni di litri d’acqua. Serviva per irrigare le ville più belle e persino il giardino Topkapi, quello della residenza del sultano in persona. A un certo punto del periodo medievale, però, non venne più usata, in quanto i turchi preferivano acqua corrente a quella di una cisterna.
Fu scoperta per puro caso solo cinquecento anni dopo, durate alcuni scavi archeologici sulle rovine di Bisanzio, compiute dall’olandese P. Gyllius e fu proprio grazie a lui che la cisterna venne sistemata fino a diventare un’attrazione turistica imperdibile, fino ai giorni nostri.
Per secoli, quindi, è rimasta quella meraviglia che molti di noi hanno avuto la fortuna di vedere. È una gigantesca stanza sotterranea piena d’acqua. Misura circa 140 metri per 70 ed è sorretta da ben 336 colonne alte 9 metri ciascuna, disposte in 12 file a poco meno di 5 m. l’una dall’altra. I capitelli delle colonne sono di diversi stili, Dorico, Corinzio ecc. in quanto provenienti da altre strutture e riutilizzate. Ne sono la prova due splendide teste di Medusa rovesciate che sorreggono altrettante colonne.
Alle teste di Medusa è legata una terribile leggenda: pare infatti che Medusa fosse una delle tre Gorgoni, la femmina di un mostro ultraterreno della mitologia greca con serpenti al posto dei capelli ed era in grado di pietrificare chiunque avess eincrociato il suo sguardo.
Di primo acchito, sembra di entrare in una sorta di cattedrale sotterranea, insomma. Ecco perché viene sempre più spesso chiamata “Cisterna basilica“.
Questo luogo è talmente particolare da essere stato usato come set di alcuni celebri film, da “Agente 007, dalla Russia con amore” con Sean Connery a “Inferno”, tratto dal romanzo giallo di Dan Brown.
Oggi è ancor più suggestiva
Oggi, grazie a un progetto rivoluzionario, nel quale c’è anche lo zampino italiano, la cisterna di Istanbul è divenuta un luogo ancor più suggestivo.
All’imponenza del suo infinito colonnato è stata aggiunta una particolare illuminazione con ben 750 punti luminosi che rendono la cisterna di Istanbul un luogo assolutamente pazzesco, non soltanto dal punto di vista dell’impatto visivo, ma anche dell’esperienza.
La luce accompagna il visitatore all’interno delle cisterne Romane creando un racconto e un viaggio nella storia e nella cultura di questo luogo, che dona al palazzo sommerso un particolare fascino che è un mix tra Oriente e Occidente, tra cultura Romana e Ottomana, proprio come la stessa città che lo ospita.
Il viaggio di andata e quello di ritorno nella cisterna richiamano diversi stili: la rappresentazione orientale, segnata da arabesche e da miniature, prevalentemente e tipicamente in stili bidimensionali, e quella occidentale, basata sui concetti di prospettiva, profondità di campo e tridimensionalità degli oggetti.
L’ingresso nella cisterna è il momento della scoperta, in cui il visitatore si ritrova in un luogo senza tempo a lui sconosciuto, come nell’esperienza dei primi esploratori: l’abbassamento graduale dei livelli di luminosità man mano che ci si addentra nello spazio sotterraneo porta il visitatore a vivere un’esplorazione quasi archeologica e personale della cisterna.
Le teste di Medusa, in fondo al percorso di andata, rappresentano la fine del viaggio di andata e l’inizio del viaggio di ritorno. Il visitatore è costretto a soffermarsi intorno alle teste capovolte, luogo di sospensione e di riflessione.
l viaggio di ritorno svela la cisterna in chiave occidentale. Protagonista è la prospettiva e il mondo tridimensionale. Gli stessi punti luce che nel viaggio di andata erano nascosti dietro ogni colonna si riappropriano dello spazio in modo diretto: le colonne si vedono in tutta la loro bellezza permettendo una diversa percezione del lato architettonico della cisterna.
Infine, l’acqua è la costante, presente per tutto il viaggio. Sia all’andata sia al ritorno fa da specchio, sebbene le immagini riflesse siano diverse nel tour di andata rispetto a quello di ritorno.
La nuova illuminazione per il sito archeologico, fiore all’occhiello di Istanbul, che ogni anno attira milioni di visitatori da tutto il mondo, è stata ideata da Studioillumina, di Adriano Caputo, insieme alla designer Federica Cammarota e a tutto il suo team.
Il progetto della luce si affianca al progetto dei nuovi camminamenti, progettati dallo studio Atelye 70 di Istanbul e dallo studio Insula di Roma.