Splendidi tesori riaffiorano dal mare: la nuova scoperta archeologica

I fondali marini della suggestiva isola italiana hanno restituito preziosi reperti che contribuiranno a dare nuova luce alla sua storia

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Redazione

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I fondali marini sono custodi di innumerevoli reperti che, una volta ritrovati, possono gettare nuova luce sulla storia e sul passato del territorio e delle antiche genti che lo hanno abitato. In occasione di questa nuova importante scoperta, dopo oltre duemila anni il mare ha restituito preziosi frammenti che vanno ad aggiungere utili informazioni sull’incantevole isola italiana.

Lastre romane in terracotta dalle decorazioni floreali: la scoperta

Nelle acque dell’Isola di Ponza, proprio davanti alle Grotte di Pilato, suggestivo complesso di caverne scavate a livello del mare, i sub della Stazione Navale di Civitavecchia, con la collaborazione del Servizio di Tutela Subacquea della Soprintendenza Archeologica per le Province di Frosinone e Latina, hanno riportato alla luce alcune lastre di terracotta di epoca romana.

Le lastre, che aiuteranno a conoscere sempre meglio la storia romana dell’Isola di Ponza, sono caratterizzate da una decorazione a rilievo floreale che raffigura la cosiddetta “donna in fiore”, motivo decorativo che, di solito, si fa risalire al periodo che va dal II secolo alla fine del I secolo a.C. e che si riscontra anche in Abruzzo, nel Lazio, nelle Marche, in Campania e nell’Etruria meridionale (tra il corso del fiume Fiora e quello del Tevere).

Il tempestivo intervento svolto dei sommozzatori della Stazione Navale e dagli archeologi ha permesso di mettere in sicurezza le preziose lastre evitando la sottrazione di reperti, come spesso avviene, da parte di soggetti non autorizzati che ricavano cospicui profitti dalla loro vendita illegale.

Nuova luce sul complesso architettonico che ospitava le lastre

Il ritrovamento delle lastre impreziosite dal motivo della “donna in fiore” permetterà di fare luce sul complesso architettonico che, con ogni probabilità, le ospitava e di cui, a oggi, non si sa molto.

Infatti i reperti, rinvenuti in giacitura secondaria, costituivano un rivestimento architettonico ornamentale della maestosa struttura che, in epoca romana, si stagliava in splendida posizione panoramica sul promontorio meridionale dell’isola, chiamato “Punta della Madonna”.

Di questo imponente complesso che dal mare raggiungeva la sommità dell’altura (dove oggi si trova il moderno cimitero di Ponza) non si hanno esaurienti notizie storiche: le uniche ipotesi lo fanno risalire a una fase costruttiva unitaria di età augustea.

Le terrecotte architettoniche ritrovate sui fondali a una profondità di sette metri, allora, aprono nuovi scenari per approfondire il periodo romano sull’Isola di Ponza e fanno emergere dettagli temporali utili fornendo dati di assoluto rilievo storico e scientifico.

L’isola di Ponza e il legame con l’Antica Roma

È un legame importante, come si evince anche dalla nuova scoperta, quello dell’Isola di Ponza con l’Antica Roma: nel 312 a.C. i Romani la destinarono a luogo di villeggiatura e sono molte, ancora oggi, le testimonianze di quel passato: rovine di antiche ville, la Cisterna per la raccolta dell’acqua piovana in via Dragonara (la più importante delle tre realizzate), completamente scavata nel tufo, l’acquedotto e le celebri “Grotte di Pilato“.

Le cinque Grotte, che appartenevano alla sontuosa villa della figlia dell’imperatore Augusto, si fanno ammirare per la perfezione delle tecniche di scavo e di intaglio sia sopra che sotto il livello del mare.
Quasi sicuramente, venivano impiegate per l’allevamento delle murene: da qui il soprannome di “Antico Murenario Romano“.