Il governo di Tristan da Cunha, un territorio d’oltremare che dipende dalla Corona Britannica, ha pubblicato un annuncio che spera venga raccolto da qualche contadino inglese desideroso di mollare tutto e di trasferirsi sull’isola più remota del mondo. Sul sito ufficiale, l’isola viene descritta come ‘far from the madding crowd’, riprendendo il titolo di un romanzo di Thomas Hardy (‘Via dalla pazza folla’). Sull’isola vulcanica c’è un solo villaggio, Edinburgh of the Seven Seas, dove vivono 265 persone che fanno parte di nove famiglie e che vogliono dare un taglio alle importazioni di alimentari dall’estero.
Tristan da Cunha fu scoperta nel 1506, ma è rimasta disabitata fino alla fine del 1700 quando venne usata dai cacciatori di balene americani. La Marina Britannica vi costruì una guarnigione durante l’esilio di Napoleone a Sant’Elena. Quando la guarnigione fu abbandonata, solo tre uomini rimasero a Tristan da Cunha diventando così i fondatori dell’attuale comunità isolana. L’isola è stata un comodo approdo per le navi in rotta nell’Atlantico e fu annessa all’Inghilterra nel 1816 per assicurarsi che i francesi non la usassero come base per liberare Bonaparte.
L’isola non è mai stata presa in considerazione dagli esploratori per via del paesaggio impervio fatto di ripide montagne, sprovvista di un approdo naturale e di terreni da coltivare e anche per colpa del clima rigido caratterizzato da forti piogge e vento tutto l’anno.
Nell’annuncio viene spiegato che l’isola possiede mille acri di terra su cui pascolano solamente 300 capi di bestiame e 500 pecore. La popolazione coltiva solo patate, ma vorrebbe estendere la produzione a frutta, verdure e ad altri tipi di coltivazioni per ridurre l’importazione di beni di primaria necessità.
Il candidato dovrà dimostrare di avere esperienza nella cura degli animali e nella rotazione di colture. In cambio avrà un alloggio, spese pagate per tornare a casa quando passano le navi (quest’anno saranno solo nove e dirette in Sudafrica) e uno stipendio. La durata del lavoro è di due anni.
L’economia dell’isola si basa sulla coltivazione, sulla pesca e sul commercio di aragoste, ma anche sulla vendita di monete e francobolli e, in minima parte, sul turismo. Nel villaggio però non manca nulla: c’è una scuola, diverse chiese, un supermarket, un pub, un bar, un ospedale, un museo e l’ufficio del turismo. C’è persino un campo da golf, che però di tanto in tanto viene attraversato dalle mandrie. Siete interessati?