Si può non credere alla magia del Natale. Si può essere scettici nei confronti di ciò che questa festa rappresenta. Si può non apprezzare alberi e presepi, elfi di peluche e Christmas village in miniatura, ma essere immuni all’incredibile fascino delle luci che a dicembre accendono le più grandi città del mondo, quello no. È praticamente impossibile. Forse perché non c’è nulla che trasmetta lo stesso calore di luminarie e installazioni dai mille colori? Probabile.
Quale che sia il motivo, non stupisce affatto che la Fête des Lumières di Lione abbia attirato a sé migliaia e migliaia di visitatori, incuriositi dalla reputazione di un Festival che viene riproposto, ogni anno, dal 1989. Dietro le quinte di questa manifestazione c’è un lavoro imponente: all’organizzazione di questa 4 giorni all’insegna delle luci e dello scintillio più esagerato sono stati destinati quasi 2 milioni e mezzo di euro, ampiamente ammortizzati dalle ricadute positivissime che l’evento ha sulla città a livello turistico.
Ma cos’ha di così speciale la Fête des Lumières di Lione? Innanzitutto il principio che la anima: rendere omaggio alla Vergine che, nel 1643, per mezzo di un intervento miracoloso, parrebbe aver salvato la città dalla peste. Attraverso questo Festival così speciale, tuttavia, si intende rievocare un altro evento fondamentale per questa metropoli francese: il momento in cui, nel 1852, i lionesi accolsero la nuova statua della Madonna sulla collina di Fourvière lasciando dei minuscoli lumignons sui davanzali delle finestre. Fu lì che tutto, nell’inconsapevolezza generale, ebbe inizio.
La Fête des Lumières è stata ufficialmente istituita nel 1989, ma ha raggiunto l’apice della sua straordinarietà solo nel 2000. Da quel momento in poi Lione ha spalancato le sue porte ad artisti provenienti da ogni dove, confermando la volontà del Comune e della città di fare le cose in grande e di potenziare sempre più un evento che è fortemente attrattivo ed apprezzato dal pubblico.
Non si tratta delle classiche luminarie colorate che, per quanto belle possano essere, siamo soliti vedere nelle grandi e nelle piccole città. A Lione ci troviamo davanti a delle autentiche opere d’arte luminose, ad installazioni creative ed uniche nel loro genere che sarebbero capaci di stregare chiunque. Dal 5 all’8 dicembre scorsi, ad esempio, sulla splendida facciata del della cattedrale Saint-Jean sono state “trasmesse” delle immagini sul tema della fine del mondo.
Sulla collina di Fourvière, invece, sono stati posizionati riflettori e dispositivi per il video mapping per raccontare ai presenti, in modo suggestivo e sorprendente, la storia dei raccoglitori di nuvole. Fuochi e fiamme, giochi di luci e raggi laser hanno invece vestito a festa il resto della città francese, nello stupore generale di chi ha avuto la fortuna di trovare una stanza libera a Lione in questi 4 giorni all’insegna della magia e dello sbrilluccichìo.
Sono state 65, in totale, le creazioni artistiche che hanno animato questa edizione della Fête des Lumières di Lione; 36, invece, i luoghi della città che le hanno ospitate e che hanno accolto i numerosissimi visitatori giunti in Francia per vedere con i loro occhi la maestosità di un evento che si può percepire solo di persona, non vivendolo a distanza per mezzo di video ed immagini.
Ha fatto furore, tra le tante in calendario, la performance dal titolo “Une rivière de lumières”: una flotta composta da ventimila barchette luminose ha attraversato la Saona, scaldando il cuore dei presenti e dispensando stupore e magia da una riva all’altra. Mentre una scritta luminosa, dall’alto della collina che ospita la statua della Vergine, recitava ad intermittenza “Merci Marie”.