C’è una leggenda dietro al Trenino Rosso del Bernina

Sono diverse le leggende e le fiabe che si narrano tra Valtellina ed Engadina, luoghi attraversati dallo straordinario Trenino Rosso

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SiViaggia

Redazione

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Pubblicato: 1 Giugno 2019 07:30Aggiornato: 1 Giugno 2019 07:30

Viaggiare in treno è sempre magico. Ancor più se si scelgono antichi treni a vapore, o convogli panoramici con viste sui monti o sui mari. Uno tra i viaggi più spettacolari? Lo si fa a bordo del Trenino Rosso del Bernina, che della Svizzera (e non solo) è un’icona.

Non tutti sanno, però, che dietro al Trenino Rosso del Bernina si nascondono fiabe e leggende. Storie che raccontano un territorio magico, quello della Valtellina e dell’Engadina, da Tirano a St. Moritz: terre d’artigianato, di cultura, di tradizioni locali e di elementi religiosi, che il Bernina Express attraversa e che – quel convoglio – l’hanno reso uno tra i più celebri del mondo.

Perché non è solo natura e agricoltura, la Valtellina: è anche un luogo fatato, popolato dai personaggi tipici delle storie di montagna: le streghette, i mostriciattoli e gli gnomi, che si nascondono tra gli alberi, che fan scendere i massi a valle, che si trasformano in animali selvatici e in creature della foresta.

Fonte: Facebook
Fonte: Facebook (Il Trenino Rosso)

Tra i personaggi più famosi della Valtellina vi sono i Korfinà (confinati). Chi sono? Sono creature mitologiche, che uniscono tratti religiosi e caratteri tipici del paganesimo. Sono le anime dei defunti, quelle dei più peccaminosi che – una volta “passati a miglior vita” – sono stati respinti dal Paradiso e costretti a vivere in luoghi impervi della valle, per battere in eterno le rocce con grosse mazze. Ed è proprio il rumore che molti sostengono di sentire, sebbene nessuno possa vedere i Korfinà.

Valtellina
Fonte: Facebook
Fonte: Facebook (Valtellina)

Ma non solo: dietro alla Valtellina, e ai paesaggi meravigliosi che il Trenino del Bernina attraversa, vi sono le leggende. La leggenda della “tavolozza della natura”, ad esempio, narra che Madre Natura – dinnanzi ad un mondo senza colori – iniziò a giocare con la sua variopinta tavolozza a partire proprio da Bormio, attratta dalla sua bellezza. Cominciò dal verde, per poi passare al rossiccio del larice e all’azzurro dei fiumi. Rovesciò poi i colori sul mondo, riempiendo di giallo lo spazio tra i monti. E, quel giallo, lo chiamò poi “sole”.

E che dire poi delle leggende che disegnano l’Engadina? La leggenda dei “Trais Fluors” (tre fiori) racconta la storia della fata Flurina e delle sue compagne che, vedendo gli abitanti provati dal freddo e dalle dure condizioni di vita, donarono loro tre fiori: uno ai pastori affinché sopportassero il freddo, uno per placare la fame e uno per ritrovare il sorriso. Del resto, qui il tema delle fiabe e delle leggende è talmente forte da aver portato alla creazione della “Strada delle Fiabe”, che da Bever conduce a Spinas, attraverso installazioni che illustrano le sei fiabe più famose.

Un percorso per grandi e per piccini, per emozionarsi e per sognare.