Labuan Bajo – Il lato più selvaggio dell’Indonesia

I fondali marini più belli dell'Asia e i temutissimi Draghi di Komodo

Foto di Francesco e Veronica

Francesco e Veronica

Travel blogger

Pubblicato: 27 Luglio 2019 18:02

Siamo arrivati nella piccola cittadina di Labuan Bajo in una giornata calda e umida, col sole che batteva tanto forte sulle strade malconce da farci strizzare gli occhi.

Per raggiungere Flores, una delle isole più remote dell’Indonesia, abbiamo volato dalla vicina Bali e dopo la tratta aerea in cui sembrava di stare più su un volo panoramico che di linea, ci siamo sentiti catapultati in una realtà tanto strana da sembrare surreale.

L’arrivo a Labuan Bajo – La selvaggia isola di Flores

Non appena scesi dall’aereo siamo stati letteralmente braccati da tassisti che ci offrivano (in maniera decisamente insistente e continua) corse per il centro. Nei corridoi verso l’uscita le offerte aumentano sia di numero che di intensità, finché non si sceglie la compagnia che sembra più conveniente e si comincia la tratta verso il centro.

All’esterno del piccolo aeroporto si erge una riproduzione in metallo di un Drago di Komodo, l’animale tipico di questa zona, in scala maggiorata di circa 10 volte rispetto alle dimensioni originali, come se già nelle dimensioni reali non fosse abbastanza spaventoso!

Labuan Bajo e i draghi di Komodo
Labuan Bajo e i draghi di Komodo

Mentre l’autista sfreccia verso la nostra destinazione, guardiamo incuriositi ogni angolo della cittadina che stiamo percorrendo fra un colpo di clacson e uno scooter fatiscente che ci taglia la strada.

Qui l’uso del clacson lo hanno nel DNA, lo usano per salutarsi, per avvertirsi, per farsi spazio, per inveire… praticamente per ogni minima cosa, al punto da farlo diventare un rumore bianco che finisci per non sentire più.

Non riusciamo ad abituarci allo stile di guida alternativo del nostro accompagnatore che abbiamo già raggiunto il centro della cittadina, che adesso osserviamo ad occhi spalancati.

Fra le tante cose che ci saltano agli occhi a primo impatto spiccano i molti uomini a torso nudo in giro per le strade, i tanti bambini scalzi che giocano a palla, i galli che passeggiano fra le abitazioni che somigliano a capanne e la quantità di lattine e bottiglie ai bordi delle strade. Siamo ammirati e allo stesso tempo contrariati.

Il centro della cittadina è composto da una sola via principale, la quale viene segmentata da tante piccole calette che scendono giù al porto, in quanto Labuan Bajo è letteralmente abbracciata dal mare.

La stessa strada principale, nella quale oltretutto si concentrano gli hotel, i negozietti, le agenzie turistiche e le warung (tipiche gastronomie Indonesiane), ogni giorno raccoglie migliaia di turisti intenti a scoprire gli scenari che questa parte dell’Indonesia sa regalare.

Labuan Bajo, fra le tante cose, è molto frequentata anche per via della fiorente attività di ‘diving’. I i suoi fondali si dice siano fra i più belli al mondo, per cui era naturale che si sviluppasse una cospicua organizzazione di corsi, immersioni e gruppi, con la possibilità di conseguire anche i brevetti.

Da queste parti peraltro c’è sempre qualcosa da fare, lo snorkeling ad esempio o l’esplorazione delle isole minori intorno a Labuan Bajo, come la famosa isola di Komodo, quella che avremmo scoperto proprio il giorno dopo.

Un giorno fra le isole Indonesiane

L’alba a Labuan Bajo è un momento unico, fatto di assoluto silenzio e dei primi raggi di luce che colorano la riva del mare di rosso.

Mentre tutto tace la cittadina prende vita lentamente e silenziosamente, ricreando lo scenario quotidiano fatto di pescatori, di profumo dolce di frittura nell’aria, di esploratori pronti a vivere una nuova esperienza.

Proprio come lo eravamo noi mentre ci recavamo al porto, guidati dal capitano della barchetta che quel giorno ci avrebbe portati in mare, Kobushi, un uomo minuto intorno ai 60 dal sorriso contagioso. La barca con cui ci conduceva alle isole era una di quelle un tempo utilizzate per la pesca, interamente fatta di legno, con due panche ai lati per far accomodare i passeggeri e una buona metà dedicata allo scoppiettante motore e al timone, un piccolo sterzo di legno dalle dimensioni di quello di un’auto.

La navigata è lenta e soave, cosa che la fa diventare inevitabilmente parte dell’esperienza stessa: il susseguirsi di morbide onde, di isole sconosciute, di vortici creati dalle correnti del mare e di minuscoli villaggi sorti sulle coste di un arcipelago praticamente infinito, resero le quattro ore che ci separavano dalla nostra destinazione qualcosa che avremmo voluto ripetere ogni giorno all’infinito.

Malgrado le condizioni minimaliste del mezzo che ci conduceva, la natura ci stava accogliendo con i suoi scenari migliori e non potevamo fare altro che ammirare silenziosi.
Lungo la via ogni tanto la barca si fermava in prossimità di atolli disabitati (ce ne sono moltissimi da queste parti), dove chi voleva poteva fare un tuffo prima di ripartire.

Raggiunta la prima tappa dell’itinerario guardiamo dal basso l’isola di Padar, anch’essa disabitata, apprezzata moltissimo dai visitatori per le originali forme e colori che offre.

Il trekking era perlopiù composto da scalini e impiegammo circa mezz’ora per raggiungere la cima; data la vista che avevamo da lassù avremmo volentieri speso il resto della giornata ad ammirare quel panorama senza tempo.

Labuan Bajo e l'isola di Padar
La spettacolare isola di Padar

Il gruppo risale a bordo della barca per raggiungere la prossima tappa, l’attrazione di punta dell’arcipelago, una delle isole più selvagge e temute al mondo, la madre terra di una creatura sanguinaria quanto buffa.

L’incontro con i Draghi di Komodo

Non avevamo assolutamente idea di cosa ci aspettava all’isola di Komodo e questo ci rendeva ancora più curiosi ed elettrizzati, sebbene la navigazione fra una sosta e l’altra ci regalava sempre una gran pace.

A darci il benvenuto sull’isola c’era quello che voleva essere un arco di ingresso, una struttura in pietra che riproduceva dei draghi scolpiti nella roccia.

L’isola di Komodo a primo impatto si presentava piuttosto spoglia e non ci saremmo mai aspettati di incontrare come primo animale un cervo che si riposava all’ombra di un albero. Anche in questo caso eravamo contrariati: come poteva un cervo girare libero sull’isola popolata dal temutissimo cacciatore semi-rettile?

In realtà le apparenze ingannano, perché l’isola di Komodo non è un atollo, è grande e contiene al suo interno una enorme varietà di specie animali, che cercano di convivere tutte in equilibrio nonostante la presenza inquietante dei draghi.

Draghi che incontriamo proprio appena ci addentriamo nella zona del villaggio, quando ci viene specificato di non fare rumore.

I draghi somigliano molto ai coccodrilli in quanto a forma, se non fosse per le loro zampe che sembrano essere state invertite e la pelle che nonostante le mille squame ha una fattezza totalmente originale.

Labuan Bajo e i draghi di Komodo
I temutissimi draghi di Komodo

Fra i pochi edifici che accoglie l’isola c’è un piccolo centro abitato dai ranger, i quali si prendono cura della specie attraverso programmi di alimentazione e monitoraggio.

Negli anni il numero dei draghi è diminuito e per mantenere la specie in vita è necessario che essi vengano nutriti, cosa che ha permesso inoltre la sopravvivenza sull’isola di altre specie animali, nonché la possibilità di accogliere in sicurezza i visitatori incuriositi da questo bizzarro animale.

I draghi se sono affamati possono essere velocissimi e letali, ma a vederli camminare quando passeggiano per i fatti loro non si riesce a non ridere, c’è qualcosa di buffo in quell’andatura pigra.

La visita guidata dura diverse ore e ci si addentra anche nel vivo dell’isola, sempre assistiti dai ranger che si prendono cura del gruppo. Lasciammo Komodo incolumi e paradossalmente divertiti, il confronto con qualcosa di unico ed originale ci ha lasciati pieni di spunti e di ritagli da ricordare. Ci aspettava un’altra destinazione, anche questa selvaggia, unica e bizzarra: la spiaggia rosa.

 

Le spiagge dell’Indonesia non sono mai scontate

Se c’è una cosa che abbiamo imparato lungo il nostro viaggio in Indonesia è che i mari di questa zona non smettono mai di stupirti, regalando ad ogni passo scorci originali e colorati. Accadde la stessa cosa con Pink Beach, la spiaggia rosa che si estende su uno dei fianchi della stessa isola di Komodo.

Labuan Bajo e l'isola di Komodo
La spiaggia rosa di Komodo

Raggiunta in circa mezz’ora di navigazione, in preda all’entusiasmo ci siamo lanciati in acqua ancor prima che la barca avesse buttato l’ancora, andando a toccare con mano la particolarissima sabbia rosa. Passandocela fra le dita ci accorgemmo di come la sabbia fosse in realtà bianca ma composta da migliaia di puntini rosa, piccolissimi frammenti dei coralli di queste acque che staccandosi finiscono a riva, regalando il colore fiabesco a tutta la spiaggia.

Le foto non renderanno mai giustizia alla bellezza di questo luogo e soprattutto non racconterebbero i fondali che ammiriamo estasiati.

Labuan Bajo e i fondali marini
Labuan Bajo e i suoi fondali marini

 

Labuan Bajo non è solo mare ed isole

Sono stati numerosi i giorni che abbiamo passato a Labuan Bajo ed ognuno di essi è stato caratterizzato da emozioni e scoperte diverse, panorami e scenari nei quali non ci si imbatte tutti i giorni.

In un’occasione andammo a visitare una cascata chiamata Cunca Wulang, nel cuore delle foreste a nord dell’isola, raggiungibile solo dopo mezz’ora di percorso immerso nella jungla. Nessun sentiero battuto, solo un anziano signore che ci faceva da guida, il quale con in mano un machete tracciava il percorso da seguire per attraversare la folta vegetazione.

Una volta raggiunta la cavità della roccia nella quale si riversava la cascata, non c’era altro modo di osservarla da vicino se non entrando in acqua. “Tutto ok” si potrebbe pensare, se non fosse che per entrare in acqua ci si doveva tuffare da un’altezza di 10 metri! (Chiaramente lo abbiamo fatto, non avevamo scelta!).

Un altro di quei giorni lo dedicammo alla scoperta di una antica tribù che vive al nord dell’isola, nel villaggio Melo, dove i locali raccontano la loro storia e cultura a suon di balli e musiche tipiche, colorate dai loro originali costumi tradizionali e accompagnate da bicchierini di sopì, meglio conosciuto in altre zone del mondo come Arak, un distillato alcolico estratto dalla palma.

Labuan Bajo e i draghi di Komodo
Il villaggio Melo di Labuan Bajo

I paesaggi dell’entroterra sono stati quelli che paradossalmente ci hanno lasciato di più, perché osservare quel panorama dall’alto delle montagne ci ha regalato scorci difficili da dimenticare.

Labuan Bajo si trova in una posizione strategica in quanto offre sia un rapporto diretto col mare (e con le attrazioni ad esso connesse) ma anche la possibilità di esplorare i dintorni fatti di piantagioni di riso, capanne costruite solo di bambù, sorrisi composti solo di sguardi.

Confrontarci con un popolo così distante dal nostro, primitivo e in qualche modo collegato alla natura in maniera così indissolubile ci ha insegnato moltissimo. Ci ha trasmesso il vero valore di un sorriso, anche e soprattutto quando parte da un’anima che guarda la vita con occhi che brillano di emozione, la gioia che deriva dalle cose semplici che ci sono state date e che spesso dimentichiamo di apprezzare fino in fondo.

Vi piacerebbe confrontarvi con una realtà così lontana dalle nostre vite?

Se lo farete, di sicuro troverete scenari, volti e sensazioni che fino ad ora non avete mai scoperto.

Buon viaggio e buona esplorazione di Labuan Bajo e dell’Indonesia da Francesco & Veronica! 😃