Il borgo dei mulini, un tuffo indietro nel tempo

Un borgo dove il viaggio è un tuffo indietro nel tempo, paradiso naturale in cui trovare la propria dimensione assaporando accoglienza e genuinità

Foto di Flavia Cantini

Flavia Cantini

Content Writer

Content Writer specializzata nel Travel. Per me il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se scrivo ed emoziono l’ho raggiunto.

Nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, le vacanze sono un autentico relax, al cospetto di paesaggi ancora incontaminati dove la natura è protagonista assoluta.

Lontano dalla massicce catene alberghiere, dai grandi numeri e dalle piste affollate, esistono borghi dove il viaggio è un tuffo indietro nel tempo, paradisi naturali in cui trovare la propria dimensione e il giusto ritmo assaporando accoglienza e genuinità. Uno di questi è Lozzo di Cadore che ha saputo conservare, nel tempo, intatto il patrimonio naturalistico e tutelarne la bellezza.

Il borgo dei mulini e la passeggiata per ammirarli

Ai piedi delle Marmarole, Lozzo di Cadore non può che essere definito il “borgo dei mulini” per aver ospitato, nei secoli, numerosi mulini sfruttando le acque del torrente Rin Rin, da sempre fulcro vitale dell’abitato: infatti, la forza motrice dell’acqua veniva impiegata nelle lavorazioni del ferro, del grano, del legname e del ferro.

Gli opifici che si snodano lungo il Rin Rin sono un suggestivo esempio di archeologia industriale del Cadore, dall’elevato valore storico.

Oggi si possono ammirare seguendo il percorso “La Roggia dei Mulini“, un piacevole percorso adatto a tutti che parte dalla Piazza di Lozzo di Cadore e arriva alla Borgata “Prou” dopo aver attraversato Via Pra Marino, Via Trieste e un piccolo sentiero ben segnalato per un totale di 15 minuti. Breve, leggermente in salita, emana un fascino unico: il primo mulino che si incontra ha tuttora funzionanti le due grandi ruote di legno con un articolato sistema di chiuse che aumenta o diminuisce il flusso dell’acqua che poi torna al rio Rin.

Una passeggiata qui è perfetta per scoprire un lato incantato delle Dolomiti Bellunesi e per trovare refrigerio nelle giornate più calde: non mancano panchine e tavolo da picnic per una gradevole sosta.

Proseguendo, nella zona più alta, si trovano anche la piccola centrale idroelettrica “Baldovin Carulli”, che oggi serve circa duecento utenti, dove vedere come le turbine trasformano la potenza dell’acqua in energia elettrica, e un lavatoio del passato. Alla fine dell’itinerario, è possibile tornare in paese camminando tra caratteristici viottoli di montagna e rinfrescarsi presso una delle moltissime fontane che si incontrano lungo il cammino.

Lozzo di Cadore, attrazioni di montagna

Mulini Lozzo Consorzio Tre Cime Dolomiti Renata Gatto
Fonte: Ph Renata Gatto - Ufficio Stampa
Mulini Lozzo Consorzio Tre Cime Dolomiti Ph Renata Gatto

La fiabesca località offre ulteriori spunti culturali e naturalistici, primo tra tutti il Museo della Latteria, negli spazi dell’ex Latteria Sociale (attiva tra il 1884 e il 1984), realizzato per tramandare il passato rurale del territorio: i visitatori hanno l’opportunità di conoscere la procedura tradizionale per la lavorazione del burro, del formaggio e della ricotta grazie a reperti storici, filmati e fotografie.

Lungo le vie del paese, invece, è allestito il Museo Ladino Diffuso: un museo all’aperto con 16 pannelli tematici che illustrano gli usi e i costumi di Lozzo di Cadore, per dare modo al turista di familiarizzare con i molteplici aspetti delle attività agricole della tradizione ladina e con il passato delle comunità montane.

Oltre alla storia e alla cultura, il borgo presenta attrazioni di grande interesse naturalistico come il Sentiero Botanico Tito Poa, incantevole itinerario di circa un chilometro e mezzo a nord del centro, tra gli 800 e i 930 metri, realizzato dal CAI di Lozzo nel 1991.
Promuove la conoscenza delle tipica vegetazione spontanea della zona, con esemplari quali botton d’oro, gigli, abeti rossi, faggi, biancospino, nocciolo e prugnolo, tutti con apposito cartellino identificativo.

Infine, altra chicca è l’Altipiano di Pian dei Buoi, alle pendici delle Marmarole, meta ambita da escursionisti e ciclisti, un balcone panoramico da cui ammirare alcune tra le vette più favolose delle Dolomiti tra cui le inconfondibili Tre Cime di Lavaredo, la Catena Carnica, gli Spalti di Toro, l’Antelao.
Sull’altipiano sono ancora visibili testimonianze della Prima Guerra Mondiale tra cui le fortificazioni di Col Vidal e le relative trincee, caverne, postazioni antiaeree, piazzole per cannoni e bunker, e il Rifugio Ciareido, riadattato a rifugio dal CAI nel 1973.