Israele, una nuova scoperta fa luce su un pezzo di storia

Un recente scavo archeologico effettuato nei pressi di Gerusalemme ha portato alla luce una scoperta sensazionale

Foto di SiViaggia

SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Pubblicato: 9 Agosto 2024 12:38

Un recente scavo archeologico effettuato nei pressi di Gerusalemme ha portato alla luce una scoperta sensazionale. Lo scavo, infatti, offre uno sguardo sul passato della Città Santa quando era al suo apice, poco prima dell’assedio da parte dei Romani del 70 d.C.. Si tratta di una enorme cava dove sono stati scoperti due vasi di pietra immuni, secondo la legge ebraica, alle profanazioni rituali, reperti che segnalano la presenza di una popolazione ebraica. I vasi saranno esposti al pubblico presso il Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel di Gerusalemme, che è stato aperto alle visite proprio quest’estate.

Perché la scoperta è molto importante

La cava rinvenuta è una delle più grandi mai scoperte in Israele. Risalente alla fine del periodo del Secondo Tempio, è stata portata alla luce da uno scavo dell’Autorità israeliana per le antichità, nell’area industriale di Har Hotzvim, a Gerusalemme. Finanziata da una società di sviluppo immobiliare in quanto la vaca si trova sui suoi terreni, l’area scavata si estende per circa 3.500 metri quadrati ed è solo una sezione di un’enorme cava.

Cos’è stato portato alla luce

Durante lo scavo, gli archeologi hanno portato alla luce decine di pietre da costruzione di varie dimensioni, oltre a trincee di estrazione e taglio i cui contorni indicano le dimensioni dei blocchi estratti. “La maggior parte delle pietre da costruzione estratte qui erano enormi lastre di roccia, la cui lunghezza raggiungeva circa 2,5 metri, la larghezza 1,2 metri e lo spessore 40 centimetri”, affermano Michael Chernin e Lara Shilov, direttori degli scavi per conto dell’Autorità israeliana per le antichità. “Ogni blocco estratto pesava due tonnellate e mezzo. Le dimensioni impressionanti delle pietre prodotte da questa cava testimoniano probabilmente il loro utilizzo in uno dei numerosi progetti reali di costruzione di Gerusalemme alla fine del Secondo Tempio, a partire dal regno di Erode il Grande (37 e il 4 a.C.).

Le fonti storiche indicano che i progetti di costruzione di Erode a Gerusalemme includevano, innanzitutto, l’espansione dell’area del Monte del Tempio e del Tempio stesso. Inoltre, durante il suo regno, furono costruiti in tutta la città una serie di imponenti edifici pubblici – palazzi e fortificazioni – che richiedevano un’enorme quantità di pietre da costruzione di alta qualità. I progetti di costruzione monumentale continuarono anche sotto i suoi successori: il più importante di questi progetti fu la costruzione del Terzo Muro della città da parte del nipote di Erode, il re Agrippa I, che regnò tra il 37 e il 44 d.C.

“È ragionevole supporre, con la dovuta cautela, che almeno alcune delle pietre da costruzione qui estratte fossero destinate a essere utilizzate come lastre per le strade di Gerusalemme in quel periodo”, affermano Chernin e Shilov. “In un altro scavo in corso da qualche anno nella Città di Davide, gli archeologi hanno scoperto una strada pavimentata (la “strada a gradini” – la “strada dei pellegrini”), anch’essa datata al tardo periodo del Secondo Tempio, sotto il dominio dei successivi procuratori romani. Si scopre, infatti, che le pietre della pavimentazione di questa strada hanno esattamente le stesse dimensioni, lo stesso spessore, nonché l’identica firma geologica delle lastre di pietra che sono state estratte dalla cava ora esposta a Har Hotzvim.

In un angolo della cava, gli archeologi sono stati sorpresi anche dalla scoperta di un vaso di pietra: il recipiente intatto, nascosto in quell’angolo da duemila anni, è stato scoperto quasi per caso dall’archeologo Alex Pechuro. “Si tratta di un vaso di purificazione in pietra che serviva alla comunità ebraica durante il periodo del Secondo Tempio”, spiega Lara Shilov. “È possibile che sia stato prodotto sul posto, nella cava stessa o che sia stato portato appositamente sul sito a beneficio dei lavoratori”.

I vasi di pietra scoperti saranno presentati al Campus Archeologico Nazionale Jay e Jeannie Schottenstein di Gerusalemme, che ha aperto quest’estate per la prima volta al pubblico.