Rimini, immersioni alla scoperta dell’Isola delle Rose

La micro-nazione nata e morta in soli 55 giorni al largo della Riviera Romagnola può essere ammirata ancora oggi sotto il mare

Foto di Ilaria Santi

Ilaria Santi

Giornalista & Travel Expert

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

La (breve) storia di quest’isola ha fatto il giro del mondo. L’Isola delle Rose, uno Stato indipendente sorto alla fine degli Anni ’60 al largo di Rimini, nacque e morì nel giro di soli 55 giorni. L’idea – più che altro un’utopia – era venuta all’ingegnere bolognese Giorgio Rosa che voleva dare vita a un luogo in cui non vi fossero regole e dove gli abitanti potessero convivere in armonia sulla base di un unico, importante valore: la libertà.

La sua storia è balzata di nuovo alle cronache con l’uscita di un film a lei dedicato trasmesso su Netflix, intitolato “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” con Elio Germano nei panni del protagonista, in cui, per ricreare l’isola che ormai non c’è più, la produzione è andata a girare a Malta su una piattaforma in mezzo al mare.

Si trattava di un vero e proprio isolotto artificiale di appena 400 metri quadrati emerso dalle acque a poco più di 11 chilometri di distanza dalla costa romagnola, dove si trova Torre Pedrera. La posizione della micro-nazione era stata scelta accuratamente, affinché la piattaforma si trovasse appena al di fuori delle acque territoriali italiane.

L’Isola delle Rose, benché non esista più da anni, in realtà non è del tutto scomparsa. Non tutti sanno, infatti, che oggi è ancora possibile ammirare i resti di quella misteriosa isola attraverso delle immersioni subacquee al largo di Rimini.

Ci sono alcune società specializzate che accompagnano gli appassionati di diving fra i resti di quell’incredibile isola. E, dopo l’uscita del film, che ha incuriosito anche coloro che ne avevano mai sentito parlare, le richieste sono aumentate in modo esponenziale.

A ritrovare per primo i resti dell’Isola delle Rose fu, nel 2009, il sub riminese Stefano Paganelli. “Da allora ’Capitan Steve’, titolare del centro Dive planet”, scrive Il resto del Carlino, “ha portato migliaia di turisti e sub alla scoperta di quel che resta della piattaforma”. Pare che delle numerose richieste molte arrivino anche dall’estero.

“Sul fondale ci sono ancora dei piloni che sorreggevano la piattaforma, due delle quattro boe che la Capitaneria di porto all’epoca utilizzò per perimetrare la zona, parti di mura, una scaletta, i sassi di fiume con cui Rosa riempì i tubi della piattaforma”, ha raccontato Steve al giornale.

Anche il Comune di Rimini ha deciso di promuovere le escursioni in mare all’Isola delle Rose, ma anche negli altri siti d’immersione della zona. Se ne contano almeno 20. In pochi minuti di navigazione, infatti, ci si può immergere al largo per ammirare altri relitti, come la piattaforma Paguro, l’area a tutela biologica dove si possono incontrare anche i delfini, o alle Piramidi” una zona di immersione artificiale creata 25 anni fa per la riproduzione dei mitili e che ora brulica di vita marina o ancora a esplorare i relitti di due bombardieri caduti in mare durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Fonte: Wikimedia Commons
Com’era l’Isola delle Rosa