Cosa vedere a Vigevano, una delle cittadine più belle d’Italia

Piazza Ducale, il centro pulsante della città, la Torre del Castello, la Cattedrale e alcuni preziosi musei da vedere a Vigevano

Foto di SiViaggia

SiViaggia

Redazione

Il magazine dedicato a chi ama viaggiare e scoprire posti nuovi, a chi cerca informazioni utili.

Pubblicato: 20 Febbraio 2019 12:00Aggiornato: 20 Febbraio 2019 12:40

Il salotto buono, il cuore pulsante di Vigevano, ma anche una delle piazze più belle d’Italia.

È Piazza Ducale, una piazza tardo quattrocentesca dove tutto è elegante e armoniosamente misurato, uno spazio scenografico in cui, se si passa quando il tempo è più clemente (primavera, autunno), è bello fermarsi in uno dei dehors a prendere un caffè o sorseggiare un aperitivo. Una piazza voluta da Ludovico il Moro, Signore di Milano, che di fatto si trasferì a vivere qui con tutta la corte in quella che sarebbe dovuta essere la residenza di caccia. La grande piazza doveva essere l’anticamera d’ingresso al vicino e imponente Castello visconteo-sforzesco, uno dei più grandi d’Europa.

La sua costruzione risale al 1492 (una data emblematica), risultando pronta, dopo due anni, per accogliere la visita di Carlo VIII di Francia. La progettazione è stata curata dal Bramante e da Leonardo da Vinci. Scampoli di Vigevano che entrano nelle carte leonardesche, ma nessuna prova che il genio di da Vinci abbia contribuito alla progettazione della piazza, ma sicuramente alla canalizzazione dei corsi d’acqua tutt’intorno. Nel 2019 si celebrano i 500 anni dalla morte di Leonardo e sono previsti tantissimi eventi e nuovi itinerari (le Strade di Leonardo, per esempio) che raccontano il soggiorno del genio italiano a Vigevano.

Due nuovi spazi arricchiscono la visita del Palazzo dei Duchi nel Castello di Vigevano. Dopo gli ambienti delle feste e degli spettacoli di corte riaperti ad aprile 2017, vengono rese accessibili le stanze di Beatrice d’Este. I due locali fanno parte dell’ala al femminile del Castello, voluta da Ludovico il Moro e progettata da Donato Bramante come “nursery” della Duchessa, alloggi delle ancelle, spazi privati per gli armadi, i vestiti e le collezioni d’arte e saranno visitabili, per la prima volta dopo 500 anni, sabato 27 e domenica 28 gennaio 2018.

Piazza Ducale risulta, con tutta evidenza, uno dei primi esempi di piazza rinascimentale realizzati su modello del forum romano e una luminosa testimonianza dell’architettura lombarda del XV secolo. Si presenta come un rettangolo allungato di 134 metri di lunghezza e 48 di larghezza, edificato su tre lati (il quarto è occupato dalla Chiesa cattedrale). La piazza voluta da Ludovico il Moro era un po’ diversa da quella attuale: in corrispondenza delle vie oggi note come via del Popolo e via Silva c’erano due archi trionfali e, per accedere al Castello, si saliva per una lunga rampa di pietra, percorribile a cavallo, posta nel centro della piazza e in linea con l’ingresso attuale sotto la Torre.

Piazza Ducale cominciò a cambiare quando il suo Vescovo – anche architetto e matematico – Juan Caramuel y Lobkowitz, nel 1680, chiuse il quarto lato con la facciata barocca della Cattedrale, tolse gli archi trionfali e la rampa d’accesso al Castello. Una sorta di Plaza Mayor come aveva visto a Madrid. Da allora in poi, e fino all’epoca napoleonica, la piazza si chiamò “del Duomo”, impreziosita, fin dalla sua costruzione, dai portici, le arcate e le 84 colonne con capitelli tutti diversi tra loro e, sopra ogni colonna, un medaglione con un ritratto di un personaggio d’epoca romana e rinascimentale – tra questi anche Ludovico il Moro e la moglie Beatrice d’Este – accompagnati da motti e proverbi. Una chicca: la saletta al secondo piano del bar Largo 34 che si affaccia sulla piazza – Sala dell’affresco – ha mantenuto praticamente intatti splendidi affreschi che tutti i visitatori possono ammirare.

A vigilare sulla piazza, oltre alla Torre del Bramante, ci sono i comignoli di mattoni che fanno capolino dai tetti delle case, tutti volutamente diversi l’uno dall’altro perché riproducono le torri dei castelli che facevano parte del feudo di Vigevano ai tempi degli Sforza. E la facciata in forma concava della Cattedrale, il duomo dedicato al patrono cittadino, Sant’Ambrogio, completamento perfetto del disegno della piazza, anche se è arrivata in un secondo momento e non è un uniformato al resto della chiesa.

All’interno dell’edificio si trova il Museo del “Tesoro del Duomo” (visitabile, su prenotazione, dal lunedì al venerdì), le cui collezioni andarono costituendosi a partire dal 1534 con le progressive donazioni al vescovo di Vigevano: si conservano preziosi calici, pissidi e paramenti, messali romani e manoscritti di grande valore fino al prezioso paramentale, ricamato con fili d’oro, utilizzato dal Papa per incoronare Napoleone Bonaparte, re d’Italia, nel duomo di Milano, il 26 maggio 1805.

Usciti sulla piazza, ci sono ancora da visitare il Palazzo Ducale – già Castello di Vigevano – utilizzando uno dei suoi accessi, quello sotto i portici, tra i negozi, dove c’era la rampa, che permette di trovare subito l’accesso alla Torre del Bramante.

Il palazzo è molto grande – si estende su 70mila metri quadrati per cinque piani – un gran numero dei suoi spazi si possono visitare in autonomia e gratuitamente tranne per la Leonardiana, lo spazio museale dedicato a Leonardo da Vinci che custodisce importanti documenti e manoscritti tra cui il celebre Codice di Vigevano con i bozzetti delle ‘macchine d’acqua’ e diversi fenomeni atmosferici. All’interno del complesso del Palazzo Ducale merita, poi, dedicare attenzione anche al Museo internazionale della Calzatura e alla strada coperta che serviva a proteggere il passaggio dei Signori di Milano. Il castello fu sede militare fino al 1968 e molte sale erano adibite ad ospitare le migliaia di cavalli a disposizione degli uomini. Alcune ex stalle che si trovano sotto il castello sono state aperte solo nel 2017.

Ritornati in piazza, resta il tempo per ammirare un’ultima volta le decorazioni dei palazzi, sottoposte a restauro nel corso degli anni Novanta, che sono per la maggior parte opera dei pittori vigevanesi Casimiro Ottone e Luigi Bocca che le eseguirono nel 1903, basandosi su tracce e lacerti di pitture quattrocentesche.

Rapiti dalle sinuose figure del selciato costituito con i ciottoli bianchi e neri provenienti dal fiume Ticino, mentre i primi lampioni in ghisa, qui sistemati nel 1911, che, la sera, conferiscono al tutto un aspetto nobile e raccolto. È l’eleganza del cuore, antico e moderno, di Vigevano.