Posta ai piedi delle alpi Biellesi nell’incantevole scenario prealpino della Bessa (pianura biellese), la città di Biella corrisponde all’antica Bugella attestata per la prima volta nell’826 d.C. A partire dall’anno mille si viene a formare il cosiddetto Piazzo, cuore antico e medievale della città, posto al di sopra di un costone roccioso dall’alto del quale domina la parte di abitato andato a costituirsi in epoche più recenti e oggi conosciuto con il nome di Biella Piano. Per lungo tempo città murata, nel Rinascimento la città assiste alle feroci lotte di supremazia tra i Visconti di Milano e i Savoia per il possesso del suo territorio, di fondamentale importanza strategica e commerciale soprattutto per il prodotto principe e simbolo della città stessa: la lana.
Posta infatti sull’antica via della Lana, sin dal 1245 sono attestati negli statuti comunali il collegio dei Lanaioli e quello dei Tessitori. Per la sua storia e per le meraviglie architettoniche artistiche che ancora custodisce, Biella negli ultimi anni è stata insignita del titolo di città creativa Unesco, di capitale della Lana e dell’arte Moderna. Arte, storia e cultura ma non solo. Anche nell’interessante panorama gastronomico biellese spiccano alcune produzioni d’eccellenza, basti ricordare i formaggi (Macagn, Murtarat e Beddu), i salumi (paletta biellese e salsiccia di riso) e il tradizionale dolce chiamato Pan d’Oropa, in onore dell’omonimo santuario mariano che sorge a circa 12 km da Biella. Scopriamo ora i punti più suggestivi della città e le insorgenze architettoniche che meritano sicuramente una visita e che rendono Biella la meta perfetta per un weekend in Piemonte.
Indice
Scoprire Biella Piano, i suoi rioni e le sue chiese
La parte moderna della città di Biella, detta Biella Piano, si distende invece placidamente davanti alla collina sulla quale si sviluppa l’antico ricetto medievale, chiamato dagli abitanti ancora oggi il Piazzo e corrispondente all’antica Bugella. Anche a Biella Piano sopravvive l’antica tradizione medievale di suddividere l’abitato in rioni. Qui infatti troviamo rione Borgo, rione Centro, Vernato, San Paolo, Riva e rione Rossigliasco. Nella parte moderna della città si segnalano alcuni edifici degni di nota per la loro curiosa architettura, proveniente da epoche diversissime tra loro, come il palazzo dell’unione Industriale in stile littorio risalente al ventennio fascista e l’avveniristico palazzo Boglietti, costruito tra gli anni Novanta del Novecento i primi anni Duemila per ospitare un centro culturale. Antistante i centralissimi giardini Zumaglini, elegante parco pubblico ubicato in rione Centro, sorge anche il bel palazzo Ronco, realizzato in stile neogotico nel 1925.
Il fiore all’occhiello di Biella Piano è però rappresentato dallo splendido battistero romanico di San Giovanni Battista (X-XI secolo) che si erge su piazza Duomo insieme al Municipio di Biella e alla cattedrale di Santo Stefano, duomo cittadino. All’interno del battistero si possono ammirare ancora oggi affreschi originali del Trecento. Forse la chiesa più bella di Biella è però la rinascimentale basilica di San Sebastiano (1504), che all’interno conserva preziosi dipinti di artisti piemontesi come Il profeta Daniele (1866) di Rodolfo Morgari, Il Pentittico di Defendente Ferrari, l’Annunciazione e Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa entrambi dipinti da Raffaele Giovenone nel 1579 e infine un Polittico dell’Assunta (1543) di Bernardino Lanino.
Visitare il museo del Territorio Biellese
Lo scenografico chiostro del monastero adiacente la chiesa ospita oggi un interessante museo del Territorio Biellese, che conserva numerosi reperti che attestano le antiche frequentazioni all’interno della Bessa: dai denti di uno squalo Isurus o Galocerdo, antenato dello squalo tigre, alla cosiddetta piroga di Bertignano realizzata in legno di castagno durante l’epoca romana; dagli utensili provenienti dall’insediamento palafitticolo di Viverone, oggi patrimonio Unesco, risalenti al Neolitico, alla rarissima pintadera di terracotta dell’età del Bronzo ritrovata nel parco Naturale della Burcina; dai reperti in raro e antico alfabeto leoponzio rinvenuti all’interno della necropoli romana di Cerrione a quelli appartenenti alla chiesa paleocristiana di Dorzano.
Chiudono il percorso museale la sezione Egizia intitolata al celebre egittologo biellese Ernesto Schiaparelli con pezzi concessi in prestito dal museo Egizio di Torino e la sezione storico artistica, con il meglio della produzione pittorica piemontese dal XII al XIX secolo, tra cui spicca senza dubbio la tela intitolata Riflessioni di un affamato(1894) del pittore lombardo Emilio Longoni, che da sola vale forse la visita all’intera sezione museale.
Salire al borgo del Piazzo da Biella Piano
Una volta terminata la visita del museo del Territorio Biellese non resta che raggiungere, con una breve passeggiata di neanche 10 minuti, la scenografica funicolare che permette di salire al borgo del Piazzo, la parte più antica dell’abitato di Biella maestosamente adagiata sulla sommità di una lunga collina, sulla quale spiccano le facciate colorate di eleganti palazzi cinquecenteschi e seicenteschi, tra cui palazzo Cisterna, simbolo della città. Lungo la piazza medievale lunga e stretta che corrisponde al cuore dell’antico Piazzo medievale si segnalano anche la chiesa di San Giacomo e, scendendo lungo corso del Piazzo, gli splendidi palazzo La Marmora, palazzo Gromo-Losa e palazzo Ferrero, sede del Biella Jazz Club, con il suo giardino panoramico sulla città.
Nei dintorni di Biella: il santuario di Oropa, il ricetto di Candelo e le Baragge
Un territorio così denso di storia e di passaggi umani non poteva che custodire parte delle sue meraviglie al di fuori dell’abitato multiforme dell’antica cittadina commerciale di Biella. Ne è un esempio il borgo di Candelo con il suo originale ricetto medievale, uno straordinario esempio di architettura medievale ancora intatto, la cui bellezza ha valso al piccolo abitato, situato alle porte di Biella, un posto tra i borghi più belli d’Italia. Passeggiando per le vie del ricetto medievale di Candelo si può ancora oggi percepire, nella completezza delle sue strutture, la vita che vi si doveva svolgere in epoche lontane.
Interamente cinto da mura, delimitate agli angoli da possenti torrioni cilindrici, all’interno delle quali gli abitanti accumulavano i prodotti del loro lavoro (foraggi, vini, formaggi) e potevano rifugiarsi in caso di assedio, l’unica modifica che il ricetto ha subito nei secoli è quella intervenuta sul lato meridionale, dove nel 1819 è stato eretto l’odierno palazzo Comunale, perfettamente integrato nelle antiche mura. All’interno del ricetto ancora oggi è possibile ammirare circa 200 edifici originali, chiamati cellule, costruiti in ciottoli e mattoni rossi e delimitati da cinque rue (strade) orientate est-ovest e due ortogonali a intersecarle sull’altro asse. Il borgo di Candelo e il suo ricetto, l’antica Canderium, è attestata per la prima volta nel 988. Un sogno a occhi aperti nel Medioevo più autentico.
Durante la visita al ricetto medievale di Candelo, non mancate di dare uno sguardo alla bella pala d’altare settecentesca, di autore ignoto, conservata all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore (1182), la più antica di Candelo, raffigurante la Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovanni fanciullo. Alle spalle del ricetto medievale, in direzione sud, si allungano le roggie (canali artificiali) che permettevano di rifornire a livello idrico il borgo. Questi corsi d’acqua si perdono in uno scenario naturale unico, oggi compreso nella riserva Naturale delle Baragge, dal nome del tipico habitat naturale che qui si sviluppa, una sorta di magica e fitta brughiera, una vasta distesa di praterie in un qualche modo simile alla savana africana, punteggiata qua e la da cespugli di felci aquiline e di brugo. Lo sguardo si perde all’orizzonte e il paesaggio, ricco di echi preistorici e della frequentazione dei primi uomini, si riempie di suggestioni, di colori e dei rumori della natura.
Se ci spostiamo invece in direzione delle alpi biellesi, a circa 12 km dal centro di Biella, si raggiunge il celebre santuario Mariano della Madonna Nera di Oropa, incorniciato da uno splendido anfiteatro naturale di montagne. Il complesso comprende oltre al santuario anche un cimitero monumentale, con alcune curiose tombe che riportano talvolta simboli esoterici riferiti alla massoneria, e il Sacro Monte di Oropa e il relativo cammino, che oggi corrisponde alla chiesa originaria che qui sarebbe sorta per volere di Sant’Eusebio, vescovo di Vercelli, nel IV secolo d.C. La storia narra che fu lo stesso santo a nascondere sotto un masso erratico la statua della Madonna Nera.
Sopra questo masso nel primo Settecento è stata eretta una prima cappella per custodire la statua, detta cappella del Ròc (del masso), poi divenuta l’attuale Sacro Monte, la chiesa vecchia di Oropa, inglobando un altro masso erratico nella fiancata nord-occidentale. Il masso è tradizionalmente chiamato ròc ‘dla Vita perché in passato la leggenda vuole fosse oggetto di rituali pagani legati alla fecondità. L’antica usanza da parte delle donne di strofinarsi sulla pietra per propiziare la nascita di un figlio, nei secoli si è ridotta al gesto, sicuramente più bon ton, di sedersi semplicemente su di essa per un attimo. L’attuale santuario, detto anche Chiesa Nuova, nasce invece nell’Ottocento al fine di accogliere il sempre maggior numero di fedeli che giungeva sin qui da ogni parte del mondo a venerare la Madonna Nera. Pare però che non sia stato possibile traslare la statua dal Sacro Monte al nuovo santuario, in quanto nel frattempo sarebbe diventata inspiegabilmente troppo pesante per essere spostata.