Portobuffolè, il borgo medievale immerso nelle campagne trevigiane

Pur essendo il più piccolo comune della provincia di Treviso, Portobuffolè ha molto da raccontare e offrire, tra monumenti, tradizioni ed enograstronomia

Foto di Emma Santo

Emma Santo

Giornalista e Web Content Editor

Giornalista pubblicista, web content editor e storyteller, scrive di viaggi, enogastronomia, arte e cultura. Per lei, scrivere è come viaggiare.

Un gioiello medievale spicca nelle campagne trevigiane, sulla linea di confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Portobuffolè è il più piccolo comune della provincia di Treviso, in termini di popolazione e di superficie: parliamo di circa 751 abitanti su 5,08 chilometri quadrati.

Forse anche per questo è riuscito a mantenere intatte le sue peculiarità, premiate dal Club “I Borghi più belli d’Italia” e insignite della Bandiera Arancione. Riconoscimenti che fanno presagire, a chi lo visita, un’esperienza indimenticabile.

Origine del nome e storia antica

Benché oggi sia il comune più piccolo del Trevigiano, Portobuffolè fu un importante centro strategico della Repubblica di Venezia in Friuli, sulla sponda sinistra del fiume Livenza, ed ebbe una cinta fortificata, oggi pressoché scomparsa. Al tempo dei Romani era Septimum de Liquentia, villaggio di pescatori e agricoltori. ‘Septimum’ perché situato a sette miglia da Oderzo (Opitergium); de Liquentia, perché adagiato sulla sponda del fiume Livenza. Intorno all’anno Mille è comparso il nome Portus Buvoledi o Bufoledi, dal latino medievale ‘bova’, che significa ‘canale’. Secondo alcuni, però, il nome deriverebbe da ‘bufalo’ e l’origine andrebbe cercata nelle ‘bufaline’, le barche che venivano utilizzate per il trasporto delle merci attraverso il fiume.

Il borgo conobbe il periodo di maggior splendore e ricchezza durante il dominio veneziano, quando diventò un importante scalo fluviale. La Serenissima concesse a Portobuffolè il titolo di Città, lo stemma gentilizio e un podestà, che rimaneva in carica solo 16 mesi, con mansioni politico-amministrative. La cittadina perse le torri medievali del castello, eccetto la Torre Civica, che venne utilizzata come prigione.

Nel 1911, il corso del fiume venne deviato, e la fisionomia della città mutò radicalmente, benché nel XX secolo il Livenza aveva perso la sua funzione di via d’acqua che alimentava i commerci del porto (dal quale deriva il nome del borgo). La deviazione del Livenza provocò lo spopolamento del centro abitato, che si è conservato intatto nelle sue forme e atmosfere cinquecentesche.

Passeggiata tra le bellezze di Portobuffolè

Il borgo di Portobuffolè si lascia visitare facilmente in mezza giornata. La sua anima medievale accoglie i visitatori, stregandone lo sguardo a ogni angolo. Entrando nel centro storico dalla Porta Trevisana, distrutta nel 1918, ci si imbatte subito nella piccola e graziosa Piazza Beccaro, circondata da palazzi con eleganti facciate, alcune delle quali adornate da affreschi. Spicca quella di Cà Soler, un tempo rivolta verso il canale, ora interrato.

Da qui si giunge alla splendida dimora duecentesca di Gaia da Camino, figura storica citata da Dante nella Divina Commedia, nel Canto XVI del Purgatorio. Gli ambienti dell’antica casa-torre, ingentilita da bifore, interamente affrescata e sviluppata su quattro livelli, ospitano periodicamente mostre di arte contemporanea, nonché il Museo del Ciclismo Alto Livenza, dedicato a Giovanni Michieletto e Duilio Chiaradia, ad oggi considerato uno dei più importanti musei italiani sul ciclismo.

Dal Ponte Friuli, che attraversa l’alveo oggi erboso del fiume, si possono cogliere gli elementi salienti dell’antica fortificazione, come la Porta Friuli (detta il “torresin” perché ricavata da una torre difensiva, rimaneggiata tra il XVI e il XVIII secolo) e la Torre Civica in laterizio. Nella centrale piazza Vittorio Emanuele II, si affacciano la Loggia Comunale, il Monte di Pietà, il Fontego del Sale e il Duomo, sorto dove una volta c’era la sinagoga ebraica. Consacrato nel 1559 e restaurato più volte, custodisce un crocefisso ligneo del ’400 di scuola tedesca, un pregiato altare opera di un artista locale e un organo della casa Callido di Venezia, con 472 canne di zinco e stagno.

A pochi passi dal centro storico, sorge la Villa Giustinian, esempio tardo di villa veneta che aveva due accessi, uno via terra e uno fluviale, costruita nel 1695 dalla nobile famiglia Cellini e poi passata ai Giustinian. Fuori dal borgo, sono da vedere anche la chiesa di San Rocco con la Madonna della Seggiola, una scultura lignea del 1524, l’oratorio di Santa Teresa, impreziosito da stucchi e affreschi, e la chiesa dei Servi, consacrata nel 1505.

Alla scoperta delle tradizioni di Portobuffolè

Portobuffolè vanta una grande tradizione artigianale ed enogastronomica. Tanti gli eventi che si susseguono nel borgo durante l’anno. Da non perdere:

  • il Mercatino dell’Antiquariato e del Collezionismo, che si svolge ogni seconda domenica del mese (escluso agosto), sotto i portici e lungo le vie del centro
  • “Portobuffolè, XIII secolo”, manifestazione che si svolge ogni due anni verso la fine di giugno. Si tratta di una rievocazione storica medievale, in occasione della quale le vie del centro si riempiono di tavolate di piatti dell’epoca, figuranti e sbandieratori in costume
  • Fiera di Santa Rosa, a fine agosto, durante la quale è possibile gustare le famose “Trippe di Santa Rosa” accompagnate dai vini locali

Cos’altro fare nei dintorni del borgo

Tra le attrattive appena fuori del borgo di Portobuffolè, ci sono i percorsi ciclabili lungo i Prà dei Gai, splendida golena naturale, vasta area di prati stabili, la cui fertilità è legata alle frequenti esondazioni del Livenza, che creano un ecosistema unico nel suo genere. Proprio per la loro importanza naturalistica e faunistica, sono stati dichiarati dalla Comunità Europea area protetta e inquadrati nel progetto di sviluppo territoriale del GAL 5 (Gruppo di Azione Locale). Fino a qualche decennio fa, i terreni dei Prà erano comunali e in primavera, con un’asta pubblica, i contadini del luogo se ne aggiudicavano piccoli appezzamenti per il pascolo e la raccolta del fieno. Dal latte delle pecore e delle capre che nei decenni scorsi vi pascolavano, si otteneva un pregiato formaggio chiamato “Gai”. Oggi è il luogo ideale anche per una gita nella natura. In particolare, il 25 aprile, in occasione della festa di San Marco, patrono di Portobuffolè, vi si riversano le famiglie del posto per la tradizionale scampagnata con pic-nic.

Dal borgo medievale, si possono inoltre raggiungere i luoghi più interessanti della Marca Trevigiana, tra i fiumi Piave e Livenza, come Oderzo e Motta di Livenza, cogliendo le tante occasioni gastronomiche che si presentano durante il percorso. Il fiume Livenza è, inoltre, la meta ideale per gli amanti della pesca e per chi desidera avventurarsi tra le sue acque in canoa, per rivivere da vicino l’antica via di collegamento con Venezia. A quel punto il viaggio nel tempo, tra passato e presente, può dirsi davvero compiuto.