Il Guardian racconta una zona meravigliosa del nostro Paese: la Tuscia

Il prestigioso quotidiano britannico "The Guardian", fondato nel 1821, ha scelto di raccontare un territorio incantevole del nostro Paese: la Tuscia

Pubblicato: 19 Ottobre 2024 10:25

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Flavia Cantini

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Content Writer specializzata nel Travel. Per lei il successo è fare da grandi ciò che si sognava da bambini e se, scrivendo, riesce ad emozionare, ha raggiunto il suo obiettivo.

Il prestigioso quotidiano britannico “The Guardian“, fondato nel 1821, ha scelto di raccontare un territorio incantevole del nostro Paese, una di quelle mete che sanno conquistare al primo sguardo grazie a un tripudio di bellezze paesaggistiche, culturali, artistiche e naturalistiche.

Si tratta della Tuscia, un tempo terra degli Etruschi, oggi la parte settentrionale del Lazio, a poca distanza dalla Capitale: qui, lasciata da parte la frenetica città, si apre un tour che non lascia indifferenti.

Nepi, una storia di oltre due millenni

Ammirando il dolce paesaggio collinare dalla cima della maestosa fortezza, è facile capire perché Nepi fosse un bene tanto prezioso per gli imperatori romani, i papi dell’epoca medievale e le dinastie del Rinascimento. Difesa su due lati da canali fluviali e in una posizione dominante su fertili terreni agricoli e abbondanti sorgenti d’acqua, la splendida cittadina, a meno di un’ora da Roma (una cinquantina di chilometri), ha contribuito alla storia per oltre due millenni.

Passeggiare per le vie del borgo significa, infatti, regalarsi un “viaggio attraverso i secoli” alla scoperta di tesori nascosti a ogni angolo, a partire proprio dalla inconfondibile Rocca con quattro imponenti torri, voluta nel XV secolo da Rodrigo Borgia, poi Papa Alessandro VI, che la cederà alla figlia Lucrezia nel 1499. In seguito, fu la famiglia Farnese a prenderne il controllo, potenziando il ruolo difensivo con una robusta cinta muraria.
Nonostante l’abbandono avvenuto dopo la morte dell’ultimo erede, il Castello conserva ancora il suo fascino e, dall’alto delle sue mura, si può scorgere la fragorosa cascata Cavaterra, nei pressi della seconda cascata, quella del Picchio.

In pieno centro si erge, altrettanto incantevole, il Duomo che, pur avendo subito vari restauri nel corso dei secoli, conserva ancora la facciata originale, mentre l’interno sorprende per la sua atmosfera solenne. Il sarcofago di San Romano, utilizzato come altare, domina lo spazio sacro, mentre le pareti sono decorate da affreschi suggestivi. Uno di questi, talmente è profondo, dà l’illusione di una cupola che si estende oltre il soffitto.

Non lontano dal Duomo, lungo via Garibaldi, ecco l’elegante Palazzo comunale edificato durante il Rinascimento: colpisce per la sua elegante facciata in bugnato, impreziosita da una fontana centrale. L’interno, di straordinaria bellezza, è un tripudio di affreschi che ritraggono scene dell’Olimpo e infondono alle sale una vitalità eccezionale.

Infine, non si può fare a meno di esplorare le catacombe che, al pari delle più famose camere sotterranee di Roma, venivano in origine scavate nel tufo per le sepolture piuttosto che per le riunioni religiose in segreto. Le nicchie a più piani, un tempo, ospitavano circa 1.000 cadaveri. Rimangono ancora alcune ossa, insieme a dipinti sbiaditi e croci nere segnate sui muri dal fumo delle lampade a olio.

Da notare è poi il legame che unisce Nepi agli inglesi: basti pensare che il pittore e incisore JMW Turner vi soggiornò nel 1819 e nel 1828 disegnando e dipingendo diverse vedute (ora alla Tate Gallery di Londra) della cattedrale, del castello, dell’acquedotto del XVIII secolo e della vicina cascata.

Castel Sant’Elia, selvaggia bellezza

A un paio di chilometri, si svela il piccolo borgo di Castel Sant’Elia, su un pianoro di tufo immerso in un ameno territorio ricco di acqua e vegetazione e punteggiato da profonde valli note come forre. Tra queste, la Valle Suppentonia si distingue per la sua bellezza unica: una parete rocciosa a strapiombo, scavata da antiche tombe ipogee, domina il paesaggio, regalando un’atmosfera di selvaggia bellezza. Nel fondovalle, la natura si manifesta con tutta la sua forza, laddove la boscaglia si fa strada tra i ripidi pendii, profondamente incisi dal corso d’acqua del Fosso della Ferriera.

Nel centro si ergono fortificazioni duecentesche, arricchite da baluardi rinascimentali, che insieme a un intricato labirinto di vicoli e piccole case, raccontano la lunga storia del borgo. Tra le testimonianze architettoniche spicca la settecentesca Villa dei Petretti mentre l’essenza spirituale è racchiusa nelle numerose chiese: tappe imperdibili sono la Chiesa rupestre di San Leonardo, ricavata all’interno di un costone di tufo, e la Chiesa parrocchiale custode delle preziose reliquie dei santi protettori, Sant’Anastasio e San Nonnoso.

Ma i due monumenti più significativi si trovano fuori le mura: il Santuario di Maria Santissima ad Rupes e la Basilica di Sant’Elia. Il Santuario, parte del complesso francescano di San Michele Arcangelo, è raggiungibile percorrendo un tunnel scavato nella roccia, composto da 144 gradini, realizzati con dedizione dall’eremita Rodio alla fine del XVIII secolo. All’interno della Grotta Santa, i visitatori possono ammirare una preziosa tela cinquecentesca che raffigura la Vergine mentre adora il bambino addormentato sulle sue ginocchia. Nei pressi si trova anche una piccola collezione di paramenti sacri risalenti al XII-XIV secolo.

Da qui, un ameno sentiero di campagna, conosciuto come la Strada dei Santi, conduce alla Basilica di Sant’Elia, edificata nell’VIII secolo su un antico cenobio benedettino, ricostruita nel XI secolo e restaurata durante il pontificato di Pio IX.

Caprarola e l’incanto di Palazzo Farnese

Caprarola, adagiata in una splendida posizione sui monti Cimini, è un perfetto esempio di urbanistica rinascimentale, frutto della razionalità e della funzionalità che guidavano le pianificazioni urbane del periodo. Progettata seguendo rigorosi concetti filosofici, venne strutturata in modo tale da rappresentare simbolicamente la distanza tra il popolo e il potere nobiliare. Al centro di questa visione architettonica vi è il grandioso Palazzo Farnese, dimora pentagonale che si erge sontuosa in cima alla via Dritta, l’asse principale che taglia in due l’abitato, tracciata con precisione dall’architetto Vignola.

Fu proprio il Vignola, su incarico della potente famiglia Farnese, originaria della Tuscia e padrona del feudo dal XVI secolo, a plasmare Caprarola. Per realizzare il rettilineo della via Dritta, egli rase al suolo una serie di case del vecchio borgo medievale, creando un nuovo volto per la città, arricchito da eleganti edifici patrizi e dalla chiesa di Santa Maria della Consolazione.

Il capolavoro indiscusso è, senza dubbio, Palazzo Farnese, costruito sulle fondamenta di un’antica fortificazione. Oltre alla magnificenza della villa, l’architetto concepì i maestosi giardini terrazzati, le scuderie (oggi trasformate in teatro) e la palazzina di caccia, tutti elementi che fanno di Caprarola un autentico gioiello del Rinascimento, dove arte e natura si fondono in completa armonia.