Nell’ultima sessione di luglio, l’Unesco ha approvato l’iscrizione dell’antico monastero di Sant’Ilarione, noto anche come Tell Umm Amer, a Gaza, nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità a rischio per salvaguardarlo dagli effetti causati dalla guerra in corso in Medioriente.
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Il Monastero di Sant’Ilarione/Tel Umm Amer Patrimonio Unesco
Situato all’interno del campo di rifugiati di Nuseirat, nella Striscia di Gaza, le rovine del Monastero di Sant’Ilarione/Tel Umm Amer appartengono a uno dei più antichi siti monastici del Medioriente. Il sito risale infatti al IV secolo, quando fu fondato da Sant’Ilarione per ospitare la prima comunità monastica in Terra Santa. Dapprima accolse eremiti solitari, ma poi si trasformò in una comunità cenobitica, gettando le basi per la diffusione delle pratiche monastiche nella regione.
Il complesso occupava una posizione strategica all’incrocio delle principali vie di comunicazione e commercio tra Asia e Africa, che ne ha facilitato il ruolo di centro di interscambio religioso, culturale ed economico. In seguito è stato un modello per la diffusione dei centri monastici del deserto durante il periodo bizantino. Attivo fino all’VIII secolo, fu gravemente danneggiato e quindi abbandonato in seguito a un terremoto.
L’ambasciatore Munir Anastas, delegato permanente della Palestina presso l’agenzia culturale delle Nazioni Unite, ha accolto l’iscrizione come un messaggio di speranza per la popolazione di Gaza provata dai combattimenti in corso, scoppiati nell’ottobre 2023.
“È un messaggio di speranza per la nostra gente di Gaza che sta fuggendo dai bombardamenti, – ha dichiarato l’ambasciatore ad Arab News a margine della sessione dell’Unesco, – che non ha un riparo, né acqua, né cibo. Nonostante ciò, si impegna a proteggere il proprio patrimonio perché fa parte della memoria e della storia del nostro popolo”.
Il sito archeologico del monastero
Riscoperto da archeologi locali nel 1999, il sito di Tell Umm el-‘Amr è attualmente costituito dalle rovine del monastero di Sant’Ilarione, oltre che da edifici religiosi e da tutti gli annessi necessari alla vita dei monaci, tra cui stanze varie e dormitori. Inoltre, gli archeologi hanno rinvenuto un complesso ricettivo e bagni probabilmente utilizzati dai pellegrini in visita al sito.
I resti del monastero di Sant’Ilarione abbracciano più di quattro secoli, dal periodo tardo-romano a quello omayyade, e comprendono due chiese di epoche successive, complessi di bagni e santuari, un luogo di sepoltura, una sala battesimale, mosaici geometrici e un’ampia cripta.
Si ritiene che l’eremo fosse costituito da piccole celle di eremiti, costruite con mattoni di fango. Secondo la tradizione locale e le osservazioni dei viaggiatori occidentali del XIX secolo, la sala di preghiera del monastero di Sant’Ilarione è attualmente occupata dalla moschea di al-Khidr. L’esploratore francese Victor Guérin notò che due colonne di marmo nella moschea potessero essere parti del monastero di epoca bizantina.
Chi era Sant’Ilarione da Gaza
Il monastero è dedicato al fondatore, Sant’Ilarione di Gaza, originario della regione e possibile padre del monachesimo palestinese. Convertitosi al cristianesimo ad Alessandria, ispirato da Sant’Antonio, da cui apprese le pratiche della preghiera, della penitenza e del silenzio, avrebbe abbracciato l’eremitaggio dapprima in Egitto e poi nella sua regione d’origine. Fondò quindi un eremo vicino al suo villaggio natale di Tabata e in seguito il monastero divenuto ora Patrimonio dell’Umanità Unesco, che fin dall’inizio accolse molti seguaci e visitatori attratti dalla sua fama di grande taumaturgo.