Dallo scorso mese di ottobre, il ministero del Turismo in Italia, d’accordo con quello della Salute e degli Esteri, ha stabilito che gli italiani possono viaggiare in alcuni e selezionati Paesi extra Ue considerati sicuri, e che sono entrati così a far parte dessi cosiddetti corridoi turistici.
Tra questi c’è anche un paradiso terrestre che è Aruba. Non se ne parla molto perché arrivarci non è semplice come andare sul Mar Rosso o nella Repubblica Dominicana. Voli diretti dall’Italia, infatti, non ce ne sono, il modo più semplice per andarci è volare via Amsterdam con KLM, in alternativa andare negli Stati Uniti da dove partono diversi voli diretti (fare scalo negli Usa, però, comporta la compilazione e pagamento dell’Esta e sottoporsi alle misure anti Covid richieste dal Paese che possono essere diverse da quelle richieste in Europa).
Perché andare ad Aruba
Aruba non mai stata una destinazione di massa e forse, proprio per questo motivo, che ci si possa andare con tanto di autorizzazione ministeriale è passato un po’ in secondo piano, eppure sarebbe da prendere assolutamente in considerazione, perché una volta arrivati, sicuramente non si troverà la folla di turisti, ma un luogo che molto si avvicina al paradiso in Terra. Qualche italiano lo scorso anno ci è andato, il numero di arrivi è stato di poco inferiore a quelli del 2019, prima ancora della pandemia, quindi il turismo anche qui si sta pian piano riprendendo.
Chi ha bisogno di staccare la spina, di non pensare troppo alla pandemia, allo stress e togliersi la mascherina finalmente all’aperto per respirare aria buona qui lo può fare. Davanti a un panorama da cartolina o a un tramonto mozzafiato. Questa piccola isola dei Caraibi del Sud offre tantissimi spunti per chi cerca spazi aperti e il caldo per poterseli godere appieno.
Non solo spiagge (da sogno)
Oltre alle meravigliose spiagge, una fra tutte quella abitata da una colonia di fenicotteri rosa, Flamingo Beach, tra le più instagrammate al mondo, sull’isola di Aruba ci sono diversi sentieri per chi vuole avventurarsi e rigenerarsi tra la natura incontaminata.
Il 20 per cento della superficie dell’isola è ricoperto dal Parco nazionale Arikok dove ci sono più di 30 chilometri di sentieri che si snodano tra i cactus. Adatto anche ai bambini è il Cunucu Arikok Trail. Lungo il sentiero, gli esemplari di flora locale sono segnalati con targhette di legno informative e, all’estremità del percorso ad anello, un’ex piantagione restaurata, chiamata Cunucu Arikok, racconta la storia di come gli agricoltori arubani lavoravano e vivevano un tempo. Il Miralamar Trail offre, invece, panorami spettacolari che abbracciano entrambe le coste, pozzi minerari che risalgono alla “corsa all’oro” del XIX secolo e i resti di un vecchio sito di coltivazione, Masiduri, dove venivano coltivati alberi da frutta ed eucalipto.
Porta dritto al mare, invece, il Rooi Tambu Trail, ricavato nel letto di un fiume. In un tratto del sentiero, le rive laterali si alzano notevolmente su entrambi i lati creato un effetto davvero particolare. Durante il percorso è affascinante ammirare come l’ambiente cambi man mano che ci si avvicina al mare: i dintorni aridi, i vecchi e nodosi alberi di watapana, l’aloe, i cactus e la fitta boscaglia lasciano il posto alle brezze costiere, al terreno sabbioso, alle mangrovie e agli alberi di uva passa. Alla fine del sentiero si è ricompensati dalla vista di Dos Playa, una splendida baia di sabbia bianca molto popolare tra i surfisti locali.
Però le spiagge…
Andare ad Aruba e non fare un salto in spiaggia sarebbe un vero delitto. Oltre a Flamingo Beach, che se ce n’è una affollata sarà proprio quella, cv ne sono moltissime altre. Tra le più belle ricordiamo Eagle Beach, una delle spiagge più bianche al mondo, che è stata recentemente nominata la terza migliore spiaggia del Pianeta: una distesa di sabbia lunga due miglia con molto spazio per stendersi, mantenendo le distanze del caso. Poi c’è Baby Beach, invece, che è un’ampia insenatura lagunare con spazio per nuotare dove il fondale è basso e quindi adatto anche ai bambini e fare snorkeling, in tutta sicurezza e tranquillità.
Cosa vedere ad Aruba
Non solo natura. Aruba è stata terra di conquista. Spagnoli, olandesi e chi più ne ha più ne metta. Ognuno ha lasciato qualcosa dietro di sé. Ecco perché, nonostante sia un’isoletta, ci sono diversi siti storici interessanti da visitare. Prima di tutto Oranjestad, la Capitale di Aruba, una cittadina fondata nel 1636 dai mercati della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali. Tra le case caratteristiche dai colori pastello potrete perdervi nella cultura del posto.
Sull’estrema punta settentrionale di Aruba, il California Lighthouse segna il confine fra il Caribe e il deserto. Qui, in un paesaggio arido, sorge Bushiribana, la città fantasma dove un tempo vivevano i cercatori d’oro e che oggi è ricca di fascino.
Deliziosa è poi la Cappella di Alto Vista, la prima chiesa di Aruba che sorge in cima a una collina da cui si può ammirare un panorama mozzafiato. Per raggiungerla, bisogna arrivare fino all’estremità Nordorientale dell’isola, ma ne vale la pena.
Le regole d’ingresso per andare ad Aruba
- Per andare ad Aruba, come per ogni viaggio all’estero partendo dall’Italia, specie per imbarcarsi su un aereo, il Green Pass è obbligatorio. Deve essere ottenuto grazie alle due dosi di vaccino o alla guarigione dal Covid.
- Serve poi un test molecolare o antigenico che dia risultato negativo, effettuato nelle 48 ore precedenti la partenza.
- Se la permanenza all’estero supera le sette notti, è necessario sottoporsi a un ulteriore test molecolare o antigenico sull’isola.
- Prima di rientrare in Italia, nelle 48 ore precedenti l’imbarco, è necessario sottoporsi a un tampone molecolare o antigenico con risultato negativo.
- Anche all’arrivo in aeroporto in Italia, è necessario sottoporsi a ulteriore test molecolare o antigenico, con risultato negativo.
È stata creata una “Guida del visitatore per un viaggio Sicuro & Felice ad Aruba” che fornisce importanti informazioni e consigli sulla sicurezza e i requisiti per ogni fase del viaggio, prima di partire fino all’arrivo all’aeroporto, alle attività sull’isola e altro ancora.