Trascorrere una notte nell’hotel di “Shining”

Lo Stanley Hotel è divenuto la Mecca degli amanti del genere horror che accorrono numerosi per scoprire cosa nasconde questo luogo infestato dai fantasmi

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Ilaria Santi

Giornalista & reporter di viaggio

Giornalista, viaggia fin da quando era bambina e parla correntemente inglese e francese. Curiosa, autonoma e intraprendente, odia la routine e fare la valigia.

Pubblicato: 4 Settembre 2017 17:53Aggiornato: 4 Dicembre 2023 22:47

Lo Stato Americano del Colorado è pieno zeppo di città fantasma, abbandonate una volta conclusasi la corsa all’oro. Non sorprende quindi che sia anche il luogo preferito da Stephen King, uno dei più celebri autori di letteratura horror.

Situato nel cuore delle Montagne Rocciose, a Estes Park, lo Stanley Hotel è un albergo di 142 camere in stile coloniale inaugurato nel 1904. È stato proprio questo hotel a ispirare, nel 1977, il suo best seller The Shining (mentre la location in cui è stato girato il film di Stanley Kubrick del 1980 con Jack Nicholson è il Timberline Lodge, che si trova nello Stato dell’Oregon, vicino a Portland, un edificio oggi protetto dagli Stati Uniti).

La miniserie televisiva Shining del 1997 è stata invece girata proprio nell’hotel. Nel libro e nel film l’hotel si chiama Overlook Hotel. Sul canale 42 delle Tv nelle camere dell’hotel viene trasmesso continuamente il film di Kubrick.

L’hotel è divenuto la Mecca degli amanti del genere horror che accorrono numerosi per scoprire cosa nasconde questa proprietà infestata e desiderosi di assistere in prima persona a qualche attività paranormale. Vengono anche oragnizzati dei ghost tour.

L’ampia finestra in cima alla grande scalinata da cui soffiano le correnti provenienti dalle montagne e i cunicoli che si trovano nelle fondamenta dell’edificio sono responsabili delle terribili leggende e delle storie di fantasmi che si raccontano da queste parti.

Quando Stephen King vi trascorse una notte in compagnia della moglie nel 1974 (nella stanza 217), scoprì che erano gli unici ospiti dell’hotel. Cenarono in una sala da pranzo completamente vuota allietati dalla musica classica. “Era come se Dio mi avesse messo lì per sentire e vedere quelle cose”, aveva raccontato King.

Quella stessa notte, mentre dormiva, l’autore face un sogno: “Sognai mio figlio di tre anni che correva lungo i corridoi guardandosi alle spalle, gli occhi spalancati e lanciando terribili grida. Era inseguito da una manichetta anti-incendio. Mi svegliai di sobbalzo urlando, tutto sudato e per poco non cadevo dal letto. Mi alzati, accesi una sigaretta, mi sedetti su una sedia guardando fuori dalla finestra in direzione delle montagne e, quando ebbi finito di fumare, avevo il canovaccio del libro bene impresso nella mia mente”.