Un itinerario per scoprire le Mura Aureliane

Le Mura Aureliane romane sono tra le cinte murarie più lunghe e meglio conservate al mondo: un itinerario gratuito per vederle e ammirarle nella loro totalità.

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Grazia Cicciotti

Giornalista

Viaggia da sempre, a volte per piacere altre volte per indole. Ha vissuto (quasi) in tutta Italia, con qualche sosta in Europa e oltreoceano.

Pubblicato: 19 Febbraio 2025 08:55

Tra gli itinerari romani, un percorso a piedi – ovviamente gratuito – per scoprire lati inediti della città è quello che segue (e insegue) le Mura Aureliane. La cinta muraria fu costruita tra il 270 e il 275 d.C. dall’imperatore Aureliano: il suo scopo era – neanche a dirlo – quello di difendere l’allora capitale dell’Impero dai barbari.

Per secoli Roma aveva infatti vissuto un periodo di relativa tranquillità, messo in discussione dalle tribù barbare che attraversavano la frontiera germanica. All’epoca, l’urbe si teneva strette le sue Mura serviane – le prime mura di Roma, fatte costruire da Tarquinio Prisco nel VI secolo a.C. – ma la città si era ormai espansa al di là di esse, destando preoccupazione in Aureliano. Paradossalmente – ma questo l’Imperatore non poteva saperlo – erano gli stessi popoli barbari a non toccare Roma, terrorizzati con molta probabilità dalla fama feroce che la precedeva.

Quando tuttavia – nel 270 – Aureliano fermò a Piacenza l’ennesima invasione di Alemanni e Goti, si decise di accelerare il processo di costruzione della nuova cinta. La funzionalità delle Mura era esclusivamente militare e anche per questo si preferì costruirle in fretta, dando la priorità alla loro resistenza: è probabilmente uno dei motivi per cui sono ancora in piedi nonostante secoli di assalti e di restauri. Ad ogni modo, nessuno osò minarle fino al 408.

Mura Aureliane
Fonte: 123RF
Mura Aureliane

Le Mura Aureliane: curiosità

Oggi le Mura Aureliane sono ancora ben visibili – anche se in alcuni tratti sono estremamente rovinate – e si estendono per circa 19 km: sono tra le cinte murarie più lunghe e meglio conservate al mondo. Anche per questo visitarle lentamente – godendo dei panorami della città e magari in occasione del Giubileo – è la soluzione migliore per ammirarle nella loro totalità e scoprire anche qualcosa in più sulla storia di Roma.

Costruite in mattoni, le Mura Aureliane presentano – ogni 30 metri – una torre quadrata. Alte 6 metri e spesse 3,5, furono più volte restaurate e rinforzate. Gli imperatori Onorio e Arcadio – nel 401 e 402 – ne coprirono ad esempio i corridoi ed estesero la loro altezza. Recentissimo, invece, il lavoro di illuminazione svolto nel 2020 dal Comune di Roma e Acea che ha introdotto – nella cinta – 78 proiettori a incasso.

Nelle Mura Aureliane si contavano un totale di 18 porte (alcune delle quali oggi demolite), che presentavano due ingressi ad arco o archi semplici, in base anche all’importanza del varco. Un’altra curiosità riguarda infine gli inglobamenti di strutture preesistenti all’interno delle Mura: è il caso dell’accampamento dei Pretoriani, dell’anfiteatro Castrense, della Piramide Cestia e del cosiddetto Muro Torto.

Mura Aureliane: da Porta del Popolo a Porta Pinciana

Il nostro itinerario prende il via da Porta del Popolo, originariamente nota come Porta Flaminia (da qui esce tuttora, appunto, la via consolare Flaminia). Ci troviamo al confine tra Piazzale Flaminio e Piazza del Popolo, in una delle aree più trafficate e visitate di Roma. La Porta che vi trovate davanti è frutto di una ricostruzione risalente al ‘500 più che all’opera di Aureliano: per questo, in questo imponente capolavoro, ricorrono le firme di personaggi come Michelangelo e Bernini. Per correttezza, però, va sottolineato che la facciata esterna è opera di Nanni di Baccio Bigio (che si ispirò all’Arco di Tito), sui disegni dello stesso Michelangelo che gli passò l’incarico.

La facciata interna è invece opera di Gian Lorenzo Bernini: gli fu commissionata da papa Alessandro VII nel 1655, in occasione dell’arrivo a Roma di Cristina di Svezia. Le quattro colonne provengono dalla Basilica di San Pietro in Vaticano: tra loro spiccano le statue di Pietro e Paolo, opera di Francesco Mochi e rifiutate dalla Basilica di San Paolo fuori le mura.

Nei pressi della porta venne rinvenuta anche una delle pietre daziarie del 175: servivano ad individuare una sorta di confine amministrativo – dove si trovavano gli uffici di dogana – e probabilmente gli uomini di Aureliano le presero a riferimento proprio per costruirvi sopra le mura. Da qui imboccate via del Muro Torto fino a Porta Pinciana: potrete così ammirare il vecchio muro di età repubblicana inglobato nel III secolo nelle Mura Aureliane. Sono circa venti minuti di camminata, durante i quali potrete vedere anche il Pincio, la sua terrazza e i suoi busti.

Porta del Popolo
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Porta del Popolo

Da Porta Pinciana a Piazza Fiume

Eccoci a Porta Pinciana. Ai tempi della costruzione delle Mura Aureliane, l’Imperatore optò per una posterula: fu Onorio, nel 403, a restaurarla, inserendo anche le due torri laterali. Ha un unico arco in laterizio e un’arcata in travertino, ancora esistente e visibile. Sul lato esterno della porta potete invece vedere le incisioni di una croce greca e di una croce latina: non è certo, ma si pensa siano legate a Belisario che qui – nel 537 – combatté e vinse contro Vitige. Inoltre, nella torre davanti a Via Po trovate una palla di cannone conficcata nel muro: sono i segni della battaglia del 1870 che segnò la fine del potere temporale a Roma. La Pinciana è una delle poche porte romane che si presenta nel suo aspetto originario, nonostante i restauri.

Da qui avete due opzioni: potete prenotare il percorso del camminamento nel tratto delle Mura Aureliane di via Campania, da Porta Pinciana a via Marche (è stato aperto al pubblico nel 2021) o percorrere Corso d’Italia fino a Piazza Fiume (13 minuti a piedi, meno di un chilometro).

Da Piazza Fiume a Porta Nomentana

Piazza Fiume è, di fatto, la piazza esterna all’antica Porta Salaria, demolita nel 1921 per questioni di viabilità. Aureliano la costruì all’interno delle Mura Aureliane per permettere il passaggio della via Salaria nova nella cinta muraria e far sì che si connettesse alla via Salaria vetus.

Ovviamente oggi non resta nulla di questa storica porta, che si rese protagonista nel 410 – suo malgrado – del Sacco di Roma ad opera di Alarico I: il re dei Visigoti trovò infatti la porta socchiusa, tanto che si sospetta la connivenza dell’Imperatore Onorio in tutta la vicenda.

A Piazza Fiume sono comunque visibili le Mura che – all’epoca di Aureliano – inglobarono il sepolcreto salario, venuto alla luce con la demolizione della Porta. Tra i resti ancora in essere, il cippo funebre di Quinto Sulpicio Massimo e una latrina, perfettamente incastonata nelle mura: è l’unica latrina sospesa preservata delle 260 presenti nella cinta muraria. Anche qui, infine, fu ritrovata una pietra daziaria risalente al 175. Da qui a Porta Nomentana avete appena 5 minuti di cammino attraversando piazzale di Porta Pia e Porta Pia (non aureliana, ma opera di Michelangelo nel 1565).

Da Porta Nomentana a Porta Tiburtina

Con una passeggiata di circa venti minuti, arriviamo da Porta Nomentana a Porta Tiburtina saltando un paio di porte ormai murate. Tra queste, spicca proprio Porta Nomentana, di cui non resta che un accenno. La trovate su viale del Policlinico, come recinzione dell’Ambasciata britannica: con la costruzione di Porta Pia, questa Porta divenne infatti sempre più ininfluente e Papa Pio IV decise di murarla nel 1564 (una targa ancora visibile ci ricorda questo evento). Sono ancora in piedi gli stipiti e l’arco in laterizio, oltre alla torre semicircolare di destra.

Procedendo lungo Viale del Policlinico – tra il Policlinico Umberto I e Porta Pia – potete ammirare anche i resti della Porta Pretoriana, di cui sappiamo poco o nulla: probabilmente fu la prima porta delle Mura Aureliane a essere murata. Fu chiusa da Costantino quando sciolse i pretoriani, che Aureliano aveva incluso – con il loro accampamento – nella cinta. Un altro stop è nei pressi di Via Mozambano, dove si trovano i resti di Porta Clausa o Porta Chiusa, anche questa molto presto murata e dimenticata. Come la precedente, fu frutto dell’inglobamento delle Mura dei Castra Preatoria. A noi interessa quindi arrivare a Porta Tiburtina, percorrendo Viale Pretoriano.

Da Porta Tiburtina a Porta Asinaria

Nota anche come Porta San Lorenzo, Porta Tiburtina incornicia l’uscita dalla città dell’omonima via. A causa – o per merito – dei numerosi restauri, l’aspetto architettonico della struttura è mutevole. L’arco fu invece eretto da Augusto ed è interamente in travertino. Porta Tiburtina risale di fatto a prima dell’opera di Aurelio, che inglobò una precedente cinta nelle sue imponenti mura. Anche per questo, procedendo a piedi e seguendo proprio la cinta muraria, potrete ancora ammirare accenni di vecchie abitazioni probabilmente espropriate e parte ormai dell’apparato difensivo.

In circa 15 minuti, raggiungete ora Porta Maggiore (o Porta Praenestina). Costruita nel 52 dall’Imperatore Claudio per far sì che l’acquedotto omonimo scavalcasse le vie Prenestina e Labicana, fu poi inglobata nel progetto murario di Aureliano. Onorio la fortificò nel 402 e la divise in due porte distinte: la Praenestina a destra e la Labicana a sinistra (chiusa subito dopo).

Nel 1838, anche papa Gregorio XVI mise mano alla porta, demolendo la struttura onoriana e ristabilendo l’assetto aureliano. Fu in quest’occasione che venne alla luce il sepolcro del fornaio M. Virgilio Eurisace e di sua moglie Atistia (di cui è visibile la targa).
Da qui potete seguire le Mura che inglobano l’antico Acquedotto Claudio, fino all’Anfiteatro Castrense, anch’esso inserito nelle mura. Superate Porta San Giovanni (del XVI secolo) fino alla Porta Asinaria. Inizia una nuova tappa.

Porta Asinaria
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Porta Asinaria

Da Porta Asinaria a Porta Latina

Unica porta antica di Roma a vantare torri cilindriche e torri quadrangolari, Porta Asinaria è celebre soprattutto perché i Goti di Totila la attraversarono – trovandola aperta – e saccheggiarono la città nel 546. Fu chiusa definitivamente nel 1574 – anche per l’apertura della vicina Porta San Giovanni – e riaperta nel 1956 solo per uso pedonale. Anche qui fu rinvenuta una pietra daziaria del 175. A questo punto proseguite costeggiando la Basilica di San Giovanni in Laterano, fino a Porta Metronia. La Porta – di cui è ancora visibile l’arco in laterizio – fu chiusa nel 1122 da Papa Callisto II, che la usò per il passaggio dell’Acqua Mariana. Da qui procedete fino a Porta Latina.

Da Porta Latina a Porta Ostiense

Ammirate Porta Latina: è tra le più imponenti e meglio conservate tra le porte originali dell’intera cerchia muraria. Curioso, considerando che fu l’unica porta ad essere ristretta da Onorio (da 4,20 m di larghezza agli attuali 3,73). Tra le cose da ammirare segnaliamo il monogramma di Costantino al centro dell’arco. Proseguite per circa 7 minuti lungo Via delle Mura Latine fino a Porta Appia (oggi Porta San Sebastiano). Anche Porta Appia è ottimamente conservata e deve il suo nome – neanche a dirlo – all’attraversamento della Via Appia.

Qui ci sono iscrizioni che potete fermarvi a leggere e studiare, ma – soprattutto – sorge il Museo delle Mura, dove potrete approfondire proprio la storia delle cinte murarie di Roma. Altri sei minuti, percorrendo Viale di Porta Ardeatina, e vi trovate al cospetto di Porta Ardeatina, chiusa in realtà già nell’VIII secolo. Ne rimangono i resti, ma anche un tratto di strada lastricata segnato dai carri e le tracce di una tomba inglobata dalla fretta di Aureliano.

Da qui proseguite lungo Viale di Porta Ardeatina seguendo le mura, finché non intravedete una piramide in lontananza. È la Piramide di Caio Cestio, inglobata nelle Mura accanto alla Porta Ostiensis.

Da Porta Ostiense a Porta Flaminia

Porta Ostiensis – così chiamata perché da qui ancora parte la via Ostiense – è forse il punto più bizzarro delle Mura Aureliane. Da un lato la Piramide e dall’altro il varco voluto da Aurelio e restaurato da Onorio (che aggiunse merli e finestre). Oggi Porta Ostiense – nota storicamente per la battaglia che decretò l’occupazione di Roma da parte dei tedeschi nel 1943 – ospita il Museo della Via Ostiense. Tra reperti e iscrizioni, qui si racconta la storia dell’antica via Ostiense, che da Roma arriva a Ostia.

Proseguite su viale del Campo Boario fino al Mattatoio, attraversando Ponte Testaccio. Qui le mura sono in parte scomparse, così come Porta Portuensis, che si trovava all’inizio di via Portuense prima di essere demolita e sostituita da Porta Portese, più a nord. I resti delle Mura ormai scarseggiano, ma anche le nostre Porte da ammirare sono quasi finite: restano Porta Aurelia – oggi Porta San Pancrazio – ricostruita nel nel 1854 (e dal 2011 sede del Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina) e Porta Settimiana, che si apre su via della Lungara.

Infine, Porta Cornelia – la più settentrionale delle quattro porte sulla riva destra del Tevere – probabilmente nei pressi del Ponte Elio e oggi scomparsa.