Nella Biblioteca Marucelliana di Firenze è conservata una cartina della provincia del capoluogo toscano di qualche anno successiva all’Unità d’Italia.
Il territorio è suddiviso in quattro aree, corrispondenti ai circondari, le unità amministrative al di sotto delle province che hanno suddiviso il territorio del Regno d’Italia fino al 1927. In verde, a ovest, il Circondario di San Miniato, con Empoli e Certaldo. In giallo quello di Pistoia, che comprende l’appennino modenese e si ferma prima di Montecatini. Al centro la grande area direttamente afferente a Firenze e a est, in arancio, il Circondario di Rocca San Casciano, che si spinge fino quasi a Forlì in direzione nordorientale e comprende Bagno di Romagna e Verghereto a sud-est: è la Romagna Toscana.
Per cinquecento lunghi anni questo ampio territorio di lingua e costumi romagnoli, con un evidente confine fisico contraddistinto dagli Appennini, è stato sotto la giurisdizione toscana. Nel 1923, per fini personali e politici che poco avevano a che fare con la storia passata e con la cultura degli abitanti del luogo, il regime fascista fece passare l’intero Circondario di Rocca San Casciano alla provincia di Forlì.
Da allora, alla Toscana sono rimasti soltanto i territori di tre comuni della cosiddetta Romagna Toscana: Palazzuolo sul Senio, Marradi e Firenzuola. Tre borghi remoti, che siedono in valli appenniniche poco abitate e dominate dalla roccia delle montagne, coperte di boschi. Luoghi che sono rimasti fedeli a loro stessi, immersi in una atmosfera romantica e malinconica, leggermente fermi nel tempo, dedicati alle persone che li abitano, sempre meno.
Cittadine che regalano il meglio di loro nella stagione autunnale, quando gli alberi di castagno regalano i loro preziosi frutti e le chiome degli alberi si tingono di giallo, di rosso e di bruno.
Indice
Palazzuolo sul Senio, il più remoto
Palazzuolo sul Senio è il più piccolo dei paesi della Romagna Toscana odierna, quella alla quale si fa talvolta riferimento con il nome di Alto Mugello. È tuttavia anche quello più remoto e al tempo stesso affascinante, con le sue vestigia medievali al centro del paese.
Il Palazzo dei Capitani del Popolo è il simbolo del borgo, con il suo portico, la scenografica torre dell’orologio e l’ingresso sopraelevato. Tipico del territorio il colore scuro della pietra che ne compone le mura.
Se in epoca medievale il palazzo serviva a ospitare l’amministrazione del paese, oggi è stato adibito a sede museale. Vi si trovano il Museo delle Genti di Montagna e il Museo archeologico dell’Alto Mugello. Il primo offre uno spaccato della vita contadina e della storia moderna e contemporanea del territorio di Palazzuolo, mentre l’altro scava nel passato più remoto possibile.
Tutt’intorno al paese si dispiegano numerosi sentieri escursionistici, lunghi e brevi, semplici e per escursionisti esperti. Sono oltre 100 i chilometri percorribili su e giù dalle montagne che circondano Palazzuolo, e farlo nelle belle giornate d’autunno, tra i grandi castagni e le querce che contraddistinguono questi boschi, camminando in un tappeto di foglie gialle, è un’emozione particolare.
Nel 2018 Palazzuolo è entrata a far parte del club de i Borghi più belli d’Italia e pur essendo il secondo comune meno popolato della provincia di Firenze, è decisamente vivace e attivo. Eventi, mostre, sagre paesane e continue iniziative animano il territorio di Palazzuolo, che siede sulle rive del Senio.
Dopo l’estate le cose non rallentano, anzi: visto che i prodotti tipici del posto riguardano in particolar modo funghi e castagne, l’autunno è proprio la stagione migliore per visitare Palazzuolo sul Senio, che infatti promuove il proprio territorio con la popolare manifestazione dell’ottobre palazzuolese, teso ad animare ogni fine settimana tra caldarroste, enogastronomia e altre iniziative.
Marradi, il borgo delle castagne
La Strada provinciale 306 lascia Palazzuolo sul Senio e si inerpica tra morbide curve verso il Passo Carnevale. Scendendo dall’altro versante del giogo si arriva a Marradi, il comune più orientale della provincia di Firenze.
Attraversato dal fiume Lamone, Marradi è un borgo elegante, con i palazzi gentilizi che si godono la loro posizione immersi tra i boschi, in una conca tra le colline.
È il paese natale di Dino Campana, poeta unico del primo Novecento italiano, scappato da Marradi e più volte ritornatovi, preso per pazzo, più volte incarcerato in manicomio, poi applaudito da ogni parte dopo la morte. Dal 2009 in paese è stato inaugurato il Centro studi campaniani, che ospita fra l’altro diverse opere d’arte ispirate dalle sue poesie.
L’altra istituzione locale sono le castagne. Anzi, i marroni. Il Marron Buono di Marradi è riconosciuto come prodotto IGP ed è frutto dei numerosi e vasti castagneti che popolano le colline attorno al borgo. Il marrone è al centro dei prodotti tipici della cucina locale, e pertanto ottobre e l’autunno sono i mesi migliori per visitare Marradi, le cui vie si illuminano e si animano per la locale sagra paesana con il prelibato frutto al centro della scena.
A Marradi è peraltro presente il CSDC, ovvero il Centro di Studio e Documentazione sul Castagno (CSDC), una associazione senza scopo di lucro con l’obiettivo di promuovere una più approfondita conoscenza della coltura del castagno, vero e proprio simbolo del territorio marradese.
Firenzuola, la porta del Mugello
Firenzuola è bosco e pietra. Il suo territorio, il più esteso della provincia di Firenze, comprende ben 16 frazioni disseminate tra le colline di questa valle chiusa tra i valichi che portano al Mugello propriamente detto, come il Passo della Futa, e lo stretto tracciato fluviale scavato dal fiume Santerno in direzione di Imola.
Il bosco è quello fatto di secolari castagni che, in autunno, regalano i gettonatissimi marroni, ingrediente peraltro distintivo della cucina locale. Si possono esplorare attraverso i tantissimi sentieri escursionistici che attraversano il territorio amministrato da Firenzuola, tra cui spicca AVF100, il percorso circolare Alte Vie di Firenzuola lungo circa 100 chilometri, tutto in cresta, da affrontare a piedi, in mountain bike, a cavallo o come percorso di trail-running.
La pietra è quella delle cave di pietra serena che costituiscono la principale attività industriale del luogo. La pietra serena è quella pietra grigia utilizzata in architettura e che caratterizza spesso gli edifici storici toscani. Filippo Brunelleschi, a titolo di esempio, usò quella proveniente da queste colline per le murature interna della cupola del Duomo di Firenze. Quella di Firenzuola è attualmente una delle principali zone di estrazione in Italia.
Via Imolese attraversa Firenzuola da una parte all’altra, come un qualsiasi luogo di passaggio, ma se invece di limitarsi a transitare si lascia l’auto e si attraversa la porta delle antiche mura, si entra in un centro storico estremamente curato e spesso vitale. Il luogo centrale è piazza Agnolo, con il palazzo comunale a fare da sfondo all’ampio rettangolo su cui affaccia un elegante bar e che è spesso animato dalle iniziative locali e da piccoli mercati di prodotti locali. Tutto il corso che attraversa il centro è scandito dal susseguirsi di piccoli negozi che hanno lasciata intatta un’idea di paese a prima vista un po’ retro, ma che a ben vedere ha rafforzato una comunità altrimenti isolata, e che consente al visitatore di godersi un’atmosfera senza tempo sorseggiando una bevanda calda in uno dei caffè disseminati lungo la via.