L’autunno è la stagione della Romagna Toscana

Palazzuolo sul Senio, Marradi e Firenzuola tra castagne, boschi che si tingono di giallo e l'aria romantica e malinconica del versante adriatico dell'Appennino

Foto di Lorenzo Calamai

Lorenzo Calamai

Content writer

Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Pubblicato: 18 Ottobre 2024 10:33

Nella Biblioteca Marucelliana di Firenze è conservata una cartina della provincia del capoluogo toscano di qualche anno successiva all’Unità d’Italia.

Il territorio è suddiviso in quattro aree, corrispondenti ai circondari, le unità amministrative al di sotto delle province che hanno suddiviso il territorio del Regno d’Italia fino al 1927. In verde, a ovest, il Circondario di San Miniato, con Empoli e Certaldo. In giallo quello di Pistoia, che comprende l’appennino modenese e si ferma prima di Montecatini. Al centro la grande area direttamente afferente a Firenze e a est, in arancio, il Circondario di Rocca San Casciano, che si spinge fino quasi a Forlì in direzione nordorientale e comprende Bagno di Romagna e Verghereto a sud-est: è la Romagna Toscana.

Per cinquecento lunghi anni questo ampio territorio di lingua e costumi romagnoli, con un evidente confine fisico contraddistinto dagli Appennini, è stato sotto la giurisdizione toscana. Nel 1923, per fini personali e politici che poco avevano a che fare con la storia passata e con la cultura degli abitanti del luogo, il regime fascista fece passare l’intero Circondario di Rocca San Casciano alla provincia di Forlì.

Da allora, alla Toscana sono rimasti soltanto i territori di tre comuni della cosiddetta Romagna Toscana: Palazzuolo sul Senio, Marradi e Firenzuola. Tre borghi remoti, che siedono in valli appenniniche poco abitate e dominate dalla roccia delle montagne, coperte di boschi. Luoghi che sono rimasti fedeli a loro stessi, immersi in una atmosfera romantica e malinconica, leggermente fermi nel tempo, dedicati alle persone che li abitano, sempre meno.

Cittadine che regalano il meglio di loro nella stagione autunnale, quando gli alberi di castagno regalano i loro preziosi frutti e le chiome degli alberi si tingono di giallo, di rosso e di bruno.

Romagna Toscana
Splendidi panorami autunnali nei pressi di un valico appenninico a Palazzuolo sul Senio

Palazzuolo sul Senio, il più remoto

Palazzuolo sul Senio è il più piccolo dei paesi della Romagna Toscana odierna, quella alla quale si fa talvolta riferimento con il nome di Alto Mugello. È tuttavia anche quello più remoto e al tempo stesso affascinante, con le sue vestigia medievali al centro del paese.

Il Palazzo dei Capitani del Popolo è il simbolo del borgo, con il suo portico, la scenografica torre dell’orologio e l’ingresso sopraelevato. Tipico del territorio il colore scuro della pietra che ne compone le mura.

Se in epoca medievale il palazzo serviva a ospitare l’amministrazione del paese, oggi è stato adibito a sede museale. Vi si trovano il Museo delle Genti di Montagna e il Museo archeologico dell’Alto Mugello. Il primo offre uno spaccato della vita contadina e della storia moderna e contemporanea del territorio di Palazzuolo, mentre l’altro scava nel passato più remoto possibile.

Palazzuolo sul senio
Fonte: iStock
Il Palazzo dei Capitani del Popolo a Palazzuolo sul Senio

Tutt’intorno al paese si dispiegano numerosi sentieri escursionistici, lunghi e brevi, semplici e per escursionisti esperti. Sono oltre 100 i chilometri percorribili su e giù dalle montagne che circondano Palazzuolo, e farlo nelle belle giornate d’autunno, tra i grandi castagni e le querce che contraddistinguono questi boschi, camminando in un tappeto di foglie gialle, è un’emozione particolare.

Nel 2018 Palazzuolo è entrata a far parte del club de i Borghi più belli d’Italia e pur essendo il secondo comune meno popolato della provincia di Firenze, è decisamente vivace e attivo. Eventi, mostre, sagre paesane e continue iniziative animano il territorio di Palazzuolo, che siede sulle rive del Senio.

Dopo l’estate le cose non rallentano, anzi: visto che i prodotti tipici del posto riguardano in particolar modo funghi e castagne, l’autunno è proprio la stagione migliore per visitare Palazzuolo sul Senio, che infatti promuove il proprio territorio con la popolare manifestazione dell’ottobre palazzuolese, teso ad animare ogni fine settimana tra caldarroste, enogastronomia e altre iniziative.

Marradi, il borgo delle castagne

La Strada provinciale 306 lascia Palazzuolo sul Senio e si inerpica tra morbide curve verso il Passo Carnevale. Scendendo dall’altro versante del giogo si arriva a Marradi, il comune più orientale della provincia di Firenze.

Attraversato dal fiume Lamone, Marradi è un borgo elegante, con i palazzi gentilizi che si godono la loro posizione immersi tra i boschi, in una conca tra le colline.

Romagna Toscana Marradi
Fonte: iStock
Il centro di Marradi con il fiume Lamone

È il paese natale di Dino Campana, poeta unico del primo Novecento italiano, scappato da Marradi e più volte ritornatovi, preso per pazzo, più volte incarcerato in manicomio, poi applaudito da ogni parte dopo la morte. Dal 2009 in paese è stato inaugurato il Centro studi campaniani, che ospita fra l’altro diverse opere d’arte ispirate dalle sue poesie.

L’altra istituzione locale sono le castagne. Anzi, i marroni. Il Marron Buono di Marradi è riconosciuto come prodotto IGP ed è frutto dei numerosi e vasti castagneti che popolano le colline attorno al borgo. Il marrone è al centro dei prodotti tipici della cucina locale, e pertanto ottobre e l’autunno sono i mesi migliori per visitare Marradi, le cui vie si illuminano e si animano per la locale sagra paesana con il prelibato frutto al centro della scena.

A Marradi è peraltro presente il CSDC, ovvero il Centro di Studio e Documentazione sul Castagno (CSDC), una associazione senza scopo di lucro con l’obiettivo di promuovere una più approfondita conoscenza della coltura del castagno, vero e proprio simbolo del territorio marradese.

Firenzuola, la porta del Mugello

Firenzuola è bosco e pietra. Il suo territorio, il più esteso della provincia di Firenze, comprende ben 16 frazioni disseminate tra le colline di questa valle chiusa tra i valichi che portano al Mugello propriamente detto, come il Passo della Futa, e lo stretto tracciato fluviale scavato dal fiume Santerno in direzione di Imola.

Il bosco è quello fatto di secolari castagni che, in autunno, regalano i gettonatissimi marroni, ingrediente peraltro distintivo della cucina locale. Si possono esplorare attraverso i tantissimi sentieri escursionistici che attraversano il territorio amministrato da Firenzuola, tra cui spicca AVF100, il percorso circolare Alte Vie di Firenzuola lungo circa 100 chilometri, tutto in cresta, da affrontare a piedi, in mountain bike, a cavallo o come percorso di trail-running.

La pietra è quella delle cave di pietra serena che costituiscono la principale attività industriale del luogo. La pietra serena è quella pietra grigia utilizzata in architettura e che caratterizza spesso gli edifici storici toscani. Filippo Brunelleschi, a titolo di esempio, usò quella proveniente da queste colline per le murature interna della cupola del Duomo di Firenze. Quella di Firenzuola è attualmente una delle principali zone di estrazione in Italia.

Firenzuola Romagna Toscana
Fonte: iStock
Il palazzo del municipio, antico Palazzo Pretorio, a Firenzuola

Via Imolese attraversa Firenzuola da una parte all’altra, come un qualsiasi luogo di passaggio, ma se invece di limitarsi a transitare si lascia l’auto e si attraversa la porta delle antiche mura, si entra in un centro storico estremamente curato e spesso vitale. Il luogo centrale è piazza Agnolo, con il palazzo comunale a fare da sfondo all’ampio rettangolo su cui affaccia un elegante bar e che è spesso animato dalle iniziative locali e da piccoli mercati di prodotti locali. Tutto il corso che attraversa il centro è scandito dal susseguirsi di piccoli negozi che hanno lasciata intatta un’idea di paese a prima vista un po’ retro, ma che a ben vedere ha rafforzato una comunità altrimenti isolata, e che consente al visitatore di godersi un’atmosfera senza tempo sorseggiando una bevanda calda in uno dei caffè disseminati lungo la via.