Neve, ghiaccio e roccia. Natura, freddo, immensità. Suggestioni che si possono vivere “al massimo” solo qui. Il ghiacciaio dell’Aletsch, cuore del sito Unesco Jungfrau-Aletsch, copre oltre 120 chilometri quadri di superficie in Svizzera, nei cantoni Berna e Vallese. La distesa di ghiaccio è di tipo “vallivo”, deriva il nome da una delle più elevate vette che dominano la zona, l’Aletschhorn: ha origine dal bacino glaciale alla base delle maggiori cime dell’Oberland bernese, le cui acque confluiscono nel Konkordiaplatz, altopiano glaciale largo oltre 5 km, con uno spessore di ghiaccio che raggiunge circa i 1.500 metri.
Con i suoi 23 chilometri circa l’Aletsch è il ghiacciaio più lungo di tutto l’arco alpino, anche se non detiene il record europeo di dimensione dei ghiacciai, aggiudicato dai luoghi eccezionali islandesi. Sicuramente però, tra lunghezza e spessore, il ghiacciaio rappresenta un luogo imperdibile per gli amanti della neve e degli sconfinati paesaggi invernali. Secondo le misurazioni del Politecnico federale di Zurigo, la calotta di ghiaccio nel centro del bacino collettore, la Konkordiaplatz, è alta 900 metri. Ed è stato calcolato che la massa di ghiaccio pesa 27 miliardi di tonnellate.
Gli attuali mutamenti climatici però stanno tramutando anche l’aspetto di questo “colosso tra le nevi”: come quasi tutti i ghiacciai svizzeri anche il ghiacciaio dell’Aletsch si sta ritirando, con una particolare accelerazione proprio negli ultimi anni: solo tra il 1870 e il 2008 l’Aletsch si è ritirato di 2,875 chilometri.
La parte inferiore del ghiacciaio è coperta per buona parte da detriti provenienti dalle morene laterali e centrali. Il punto più avanzato del ghiacciaio si trova a circa 1560 metri di altezza, da dove nasce il fiume Massa, che corre lungo il Massa Canyon , utilizzato per generare energia idroelettrica. La caratteristica morena scura, al centro del ghiacciaio, è il risultato del confluire delle tre lingue che alimentano il ghiacciaio. La parte occidentale della morena è stata chiamata Kranzbergmoräne, mentre quella orientale Trugbergmoräne. Questa divisione è evidente lungo i margini del ghiacciaio: una striscia più chiara si distingue nettamente dalla vegetazione sovrastante, prevalentemente giovane, sviluppatasi solo negli ultimi decenni.