Piemonte: la Riserva naturale del Ponte del Diavolo di Lanzo Torinese

Lo scenografico ponte, le marmitte dei giganti, la falesia e le bellezze del borgo: un itinerario outdoor alle porte di Torino

Foto di Lorenzo Calamai

Lorenzo Calamai

Content writer

Dopo quattro continenti, diciassette paesi, quindici capitali ha scoperto che il più delle volte quello che cerchi non è poi così lontano da casa.

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 07:47

In Piemonte basta poco per uscire dal caos cittadino e trovarsi in un luogo magico, che combina acqua, outdoor e cultura.

Basta, ad esempio, risalire il corso dello Stura di Lanzo, che a Torino si getta nel Po, per una trentina di chilometri e raggiungere Lanzo Torinese, cittadina di circa 5mila abitanti ai piedi delle Alpi Graie alle cui porte si erge il Ponte del Diavolo, scenografico attraversamento del torrente di epoca medievale nelle vicinanze di un tratto davvero spettacolare capace di abbinare una gran quantità di diversi interessi.

L’area verde attorno al Ponte del Diavolo è protetta da una Riserva naturale omonima, nata negli Anni Settanta con l’idea di tutelare il ponte e l’area del torrente Stura nei suoi pressi, che d’estate si popola di persone che si dedicano a un tuffo selvaggio nelle belle piscine naturali presenti, si limita a prendere il sole sull’ampia spiaggia o si dedica all’arrampicata sulla parete della prospiciente falesia.

Come arrivare alla Riserva naturale del Ponte del Diavolo

La Riserva naturale del Ponte del Diavolo sorge nelle immediate vicinanze di Lanzo Torinese. Il ponte si trova a pochi minuti a piedi dall’abitato.

Si può lasciare l’auto in uno dei tanti posteggi nella zona di via Teologo Frasca, non lontano dalla stazione del treno di Lanzo. La ferrovia rappresenta peraltro una delle alternative alla macchina per raggiungere il luogo, visto che in pochi minuti si può raggiungere senza fatica il Ponte del Diavolo.

Da via Frasca, passando sotto un cavalcavia, parte il sentiero che costeggiando il torrente Tesso, affluente dello Stura, porta al Ponte del Diavolo. Si tratta di un percorso lastricato in discesa, dalla durata minima e senza nessuna difficoltà.

Prima di arrivare al Ponte del Diavolo si incontra un ponte moderno che, oltre ad offrire un’ideale prospettiva fotografica verso lo scenografico predecessore, consente di portarsi sulla sponde meridionale dello Stura. Da qui, seguendo il sentiero, si può raggiungere la bella spiaggia ai piedi del ponte medievale.

Il Ponte del Diavolo, le Marmitte dei giganti e relative leggende

Il Ponte del Diavolo, con un’altezza di 16 metri e una lunghezza di 65, è uno splendido esempio di infrastruttura medievale a schiena d’asino. Fu eretto nel 1378 per collegare Lanzo e le sue valli con Torino, in modo da attraversare lo Stura e non dover passare per i territori amministrati da famiglie nobili ostili. Pare che per costruirlo sia stato finanziato imponendo ai lanzesi una tassa sul vino per dieci anni.

Sulla sommità dell’arcata del ponte è stata costruita una porta. Serviva a tener fuori da Lanzo la peste, che si era diffusa ad Avigliana nel 1564.

Dietro al nome del ponte c’è una leggenda sinistra, comune a quella di tanti altri ponti del diavoloIl mito vuole infatti che la costruzione dell’attraversamento sia stata opera del Maligno. Dopo che i lanzesi avevano per due volte costruito un ponte tra una sponda e l’altra dello Stura e che in entrambi i casi la costruzione era finita per crollare, il diavolo in persona sarebbe comparso agli abitanti del paese, offrendo loro di costruire un ponte indistruttibile se fossero stati disposti a dargli in campo l’anima della prima creatura che lo avrebbe attraversato.

I lanzesi lo ingannarono, facendo passare per primo sul ponte un cane in luogo di una persona, e per la rabbia il diavolo avrebbe pestato i piedi con tutta la sua forza, originando così le marmitte dei giganti che ancora oggi caratterizzano il paesaggio fluviale. Secondo altre versioni, le marmitte dei giganti sarebbero invece stati i giganteschi paioli all’interno dei quali il diavolo cuoceva la minestra da servire agli aiutanti a cui aveva affidato la costruzione del ponte.

La Spiaggia presso del Ponte del Diavolo
Fonte: Filippo Tuccimei
La spiaggia presso il Ponte del Diavolo

Le marmitte dei giganti sono in realtà l’evocativo nome di un fenomeno geologico ben preciso dovuto all’attività erosiva dell’acqua e legata alla presenza di antichi ghiacciai, che caratterizza in modo particolare questo tratto dello Stura. Dal lato di Lanzo Torinese del Ponte del Diavolo, guardando verso il basso, si possono vedere le caratteristiche forme circolari di diverse marmitte ormai all’asciutto, mentre qualcuna è ancora immersa nelle acque del torrente.

Sulla medesima sponda, peraltro, il panorama è caratterizzato anche dall’alta falesia di un caldo colore rossastro che incombe sull’ultima parte del sentiero lastricato. Qui non è difficile incontrare gruppi di appassionati di arrampicata che scalano la parete. 

La falesia rossastra che domina un lato del ponte
Fonte: Filippo Tuccimei
Arrampicata sulla falesia di Lanzo Torinese

La spiaggia d’acqua dolce dello Stura di Lanzo

Subito a monte del Ponte del Diavolo, in destra orografica, una grande spiaggia di ciottoli e sabbia con ampie zone in ombra e altrettante al sole si estende per un centinaio di metri fino ad una fragorosa serie di rapide del torrente Stura di Lanzo. 

Il fiume, infatti, poco più a monte si è diviso in due rami, che si ricongiungono prima della spiaggia del ponte in un tripudio di rapide spettacolari. Questo rende il posto ventilato e ideale per le giornate afose d’estate. La rapida corrente della zona a monte della spiaggia la rende meno ideale a una nuotata rispetto a quanto accade nei pressi del Ponte del Diavolo, dove il torrente è ben più docile.

Tanti sfruttano la profondità della marmitta dei giganti che emerge per metà dal letto dello Stura, arrampicandosi sulla roccia rossastra e tuffandosi da lì. Un piscina naturale profonda e accogliente si apre anche nei pressi dell’altra sponda, in prossimità del ponte.

L’acqua azzurra e invitante e il panorama scenografico offerto da ponte e torrente rendono la spiaggia d’acqua dolce dello Stura di Lanzo assai ambita nelle calde giornate estive, ma lo spazio tra i sassi e la piccola ghiaia è tanto e difficilmente il luogo diventa troppo affollato.

La vista dal ponte
Fonte: Filippo Tuccimei
La spiaggia d’acqua dolce di Lanzo vista dal Ponte del Diavolo

Cosa vedere a Lanzo Torinese

Da non sottovalutare è il patrimonio culturale di Lanzo Torinese, specialmente nel suo centro storico seduto sul fianco della montagna, più in alto rispetto all’abitato moderno.

Malgrado le contenute dimensioni, Lanzo ha sempre rivestito un ruolo di particolare importanza. In tempi antichi per i suoi pascoli e i suoi terreni agricoli, e in epoca successiva prima per il ricco mercato settimanale che vi si teneva e poi per la sua particolare posizione come luogo di attraversamento del torrente Stura, grazie al Ponte del Diavolo.

Una rilevanza strategica che nel corso dei secoli comporto non solo privilegi, ma anche rovina. Nel XVI secolo, quando i francesi occuparono il Piemonte, il castello di Lanzo venne assediato a lungo. Nel 1551 il borgo fu conquistato e dopo pochi anni raso al suolo.

Un solo edificio si salvò dalla distruzione: la Torre civica di Aymone di Challant, suo costruttore e castellano di Lanzo per 25 anni al servizio di Margherita di Savoia, nel XIV secolo.

Si tratta di una splendida torre medievale, slanciata verso l’alta e un tempo dotata di fossato e ponte levatoio, che rappresenta l’antico accesso al borgo e che si trova a fianco di Piazza Gallenga, chiamata piazza grande dai locali per quanto così grande non sia. Si apre tra i vicoli del centro, ed è caratterizzata da edifici alti e da scalinate, era il centro della vita dell’antica Lanzo.

Si dice, inoltre, che sia stato un lanzese ad inventare i grissini, specialità principe della tavola torinese. O meglio: fu un medico lanzese, Teobaldo Pecchio, a dare precise indicazioni al cuoco di corte Antonio Brunero per realizzare, alla fine del Seicento, il nuovo prodotto per re Vittorio Amedeo II di Savoia.

La storia è ricordata da una targa in bronzo, affissa sulle pareti della casa dove visse Pecchio, all’angolo tra le odierne Via Umberto I e via Sant’Ignazio.