Nel cuore delle montagne del Portogallo, incastonato tra le pieghe silenziose della Serra do Açor, si nasconde un piccolo villaggio che sembra sospeso nel tempo. Si tratta di Piodão, spesso definito il “villaggio-presepe”, uno di quei luoghi che, una volta scoperti, si imprimono nella memoria come una visione poetica. Il suo fascino antico, intatto e sincero, non nasce da attrazioni artificiali o lustrini turistici, ma dalla bellezza semplice e autentica delle case in scisto scuro, decorate da porte e finestre blu che sembrano dipinte per farle risaltare contro la tavolozza di colori della montagna.
Per secoli è rimasto nascosto agli occhi del mondo, raggiungibile soltanto da chi aveva la determinazione (o la necessità) di perdersi nella sua quiete: oggi, anche se il turismo ha iniziato a bussare timidamente alla sua porta, Piodão continua a conservare l’anima antica che lo rende così speciale.
È uno dei dodici paesi che compongono il circuito delle Aldeias Históricas de Portugal, una rotta culturale e turistica che attraversa il Portogallo per raccontarne la storia grazie a borghi ricchi di tradizioni, leggende e architetture senza tempo. Collocato nella regione di Beira Litoral, il villaggio si distingue per il suo isolamento che, paradossalmente, è stato la chiave della sua conservazione.
Indice
Dalle origini medievali a rifugio per fuggitivi
Le prime tracce di vita nel villaggio risalgono al XV secolo. All’epoca, Piodão offriva rifugio a pastori e contadini che cercavano riparo tra le montagne. Le condizioni di vita erano tutt’altro che semplici: il clima rigido, la distanza dalle vie principali di comunicazione e un isolamento quasi totale rendevano l’esistenza faticosa, ma anche legata alla natura e al ritmo delle stagioni.
Questo angolo remoto divenne anche un nascondiglio per chi cercava di sfuggire alla giustizia. La leggenda più nota è quella di Diogo Lopes Pacheco, un nobile coinvolto nell’assassinio dell’amante del re Pedro I. Fuggiasco e ricercato, si dice che trovò asilo proprio tra queste case di pietra: il suo cognome ancora oggi è presente nei registri del villaggio, segno che la sua eredità (reale o mitica) è sopravvissuta nei secoli.
Un viaggio che richiede pazienza ma viene ripagato
Raggiungere Piodão non è cosa da poco: le strade sono tortuose, a tratti impervie, e in alta stagione i pochi parcheggi disponibili mettono alla prova la pazienza anche del viaggiatore più entusiasta. Ma chi riesce a superare i piccoli ostacoli si trova catapultato in un mondo parallelo, dove il tempo sembra davvero essersi fermato.
È un villaggio da vivere con lentezza, magari dedicandogli un’intera giornata per poter cogliere ogni dettaglio, respirare l’aria fresca della montagna e perdersi tra i vicoli stretti e silenziosi.
Cosa vedere a Piodão, il fascino della pietra

Tra i simboli di Piodão, spicca la Fonte dos Algares, costruita nel 1968 in scisto, con un arco a sesto acuto che ne accentua l’austerità. In un contesto così suggestivo, la fontana si inserisce come un’opera discreta ma significativa, testimone del legame profondo tra l’uomo e la pietra.
Ancora, le chiese emergono dallo sfondo scuro delle case in modo sorprendente. La più riconoscibile è senza dubbio la Chiesa di Nossa Senhora da Conceição, dalla facciata completamente bianca, quasi abbagliante, che risale al XIX secolo e sembra dominare il villaggio dall’alto, come un punto di riferimento spirituale e visivo. Più antica e affascinante è la Cappella delle Anime, costruita nel XVIII secolo e in passato usata come cappella mortuaria per Piodão e i villaggi vicini.
Merita poi una visita anche la Cappella di São Pedro, risalente al XVII secolo, anch’essa di un bianco acceso, con la tipica porta blu sormontata da un’iscrizione curiosa e toccante: “San Pietro, il buon amico, patrono di Piodão, aiutalo qui in terra che là in cielo è portiere.”
Non manca anche un piccolo ma prezioso museo: in una delle case tipiche del villaggio, il Nucleo Museale permette di conoscere da vicino la vita quotidiana di un tempo. Le stanze, arredate con mobili originali, utensili domestici e fotografie d’epoca, raccontano la storia delle famiglie che per generazioni hanno abitato queste montagne.
Infine, le botteghe disseminate qua e là propongono prodotti realizzati a mano, spesso utilizzando tecniche tramandate di generazione in generazione. Tra i più apprezzati ci sono le casette in miniatura, riproduzioni fedeli delle abitazioni in scisto, che catturano l’essenza del luogo in pochi centimetri.